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CRISI DELLA MUSICA A SIENA, LA PAROLA AL FONDATORE DI ROCK FACTORY

News inserita il 17-07-2021

Giacomo Paradiso, musicista e insegnante, con il suo entusiasmo e la sua concretezza fa il punto del difficile momento

Il Polo Musicale Senese unisce le tre Accademie notissime, Siena Jazz, Chigiana e Franci. Accanto a questo, che sta rischiando la sua stessa esistenza putroppo per i noti eventi di queste settimane, con il rischio di scomparire nel caso del Conservatorio Franci e di subire una grave crisi nel caso del Siena Jazz, vi sono un gran numero di scuole di qualità e di realtà musicali sia in città che nel territorio circostante. Parliamo di Music Ensemble e Rock Factory, di Mosaico, di Filarmonica Puccini e di tanti centri che formano letteralmente migliaia di musicisti. Siamo andati a parlare con il fondatore di una delle più note realtà formative nel nostro territorio che conta centinaia di studenti, la Rock Factory, Giacomo Paradiso, musicista e insegnante, con il suo entusiasmo e la sua concretezza fa il punto del difficile momento storico per la musica senese. Ora che tutto sembrava ripartito dopo la pandemia, stiamo assistendo a qualcosa di inaspettato e contraddittorio.

E' un periodo convulso per la musica a Siena. Ci stiamo trasformando da città della musica a città in totale crisi delle istituzioni musicali per le contraddizioni e i nodi politici che vengono al pettine. Ultime in ordine di tempo le dimissioni di Franco Caroni che ha fatto la storia di Siena Jazz, noto nel mondo, fondandolo e gestendolo con il suo team per decenni. Vorrei un tuo commento come fondatore di Rock Factory. Cosa sta accadendo?

«Siamo spettatori di una crisi politica diffusa a livello nazionale. Il periodo delle elezioni si avvicina e quello che un tempo avveniva in una maniera più "elegante" oggi è più evidente e aspro. Non giudico le scelte del Comune, almeno non in questo momento in cui le informazioni sono poche e frammentate, gradirei una maggiore chiarezza extra-politica in quanto il Siena Jazz è un'Istituzione importantissima per tutto il panorama musicale senese e non. Provo un enorme dispiacere a livello umano per Franco Caroni che per me è sempre stato un riferimento professionale da imitare, non solo perché ha ottenuto dei risultati che in pochi al mondo hanno ottenuto ma anche perché lo ha fatto avendo spesso a che fare con interlocutori abbastanza miopi e poco colti e sempre mettendo il bene del Siena Jazz avanti a tutto. Credo che il suo ruolo all'interno del Siena Jazz non sia identificabile soltanto con quello del Direttore Artistico e non è da sottovalutare il fatto che si sia creato negli anni un Team formidabile, formato da eccellenze Italiane e da professionisti preparatissimi oltre che contatti specifici, nazionali ed internazionali, che hanno reso il Siena Jazz l'eccellenza che è.
Il Sindaco ieri ha dichiarato in una risposta a Caroni "Ringraziamo Caroni per tutto quello che ha fatto negli anni e che questa amministrazione gli ha sempre riconosciuto, ma è venuto il tempo di guardare e proseguire nel processo di rinnovamento e ringiovanimento della classe dirigente di questa città". Viene da pensare quindi che questo concetto verrà applicato a tutta la dirigenza di Siena Jazz e se così non fosse allora il quadro sarebbe semplicemente chiarissimo.
Mi chiedo: è del tutto impossibile trovare un dialogo sulla vicenda fra Sindaco e Caroni (visto che entrambi hanno asserito di aver appreso le notizie tramite la stampa)?»

La questione del conservatorio non è meno spinosa. Inviare uno sfratto a un conservatorio implica forse veder svanire il lavoro di un secolo e mezzo, mettere in pericolo o interrompere il percorso di studi di oltre 200 studenti e molto altro. Tutto per dei giochi politici nemmeno molto comprensibili. Una tua opinione al riguardo.

«Sono molto sincero: non conosco i fatti nello specifico! Solo le cose dette da altri e quello che ho potuto leggere sul web tramite post di colleghi e la stampa. L'idea che mi sono fatto è sempre la stessa: una battaglia politica. Però non è possibile da parte mia asserirlo in questo caso, dato che al Siena Jazz ho lavorato come membro del Cda per 4 anni, mentre negli anni ho raramente potuto incontrare gli esponenti della Rinaldo Franci.
Di certo non è bello apprendere di punto in bianco, in un lasso di poche settimane, che due Istituti di Altissima Formazione, il cui numero in Italia si conta sulle dita di due mani, si trovino al centro delle notizie senesi provocando in me qualche preoccupazione viste le difficoltà dei locali di musica dal vivo avvenute in passato (e non mi riferisco solo a questa amministrazione) ed il serio e difficile momento che tutta l'umanità sta vivendo.
Devo però riconoscere anche che il Comune nel primo lockdown si è prodigato per esaudire le richieste di aiuto che gli abbiamo inviato, io ho trovato sempre persone prontissime a dialogare e spiegare, auspico che lo stesso spirito prevalga anche questa volta su dinamiche che sicuramente sono più serie di quelle di Rock Factory ma che possono essere risolte con un dialogo sereno.»

Per il tuo parere di musicista e fondatore di una scuola di musica di successo, qual è il futuro della musica a Siena, dopo oltre un anno di pandemia, proprio ora che le cose stavano ripartendo e i musicisti tornavano a sperare in un futuro quantomeno dignitoso?

«La domanda giusta è proprio questa: si può tornare a considerare la centralità dell'uomo nella nostra società? Secondo voi si possono trovare degli equilibri fra quello che genera denaro, le logiche aziendali, le logiche politiche ed il benessere dell'essere umano? La Musica genera benessere in ogni ambito, studiare uno strumento forma il cervello, forma uno spirito critico positivo, è collante della comunità e della socialità di cui tutti siamo stati privati negli ultimi anni. Lo sono tutte le Arti. Qualcuno cerchi di capire che un locale di Musica dal vivo è solo uno degli elementi di una catena enorme di "link" che compongono una scena culturale e musicale. Anche la Scuola di Musica lo è, come lo sono i grandi concerti, gli eventi, le sale prova e adesso anche il web si è inserito in questa enorme catena in cui il musicista, lo studente di musica, l'amatore si inserisce, si muove e genera comunità, attrattiva, economia e benessere psico\fisico. Rompere un solo anello di questa catena, o spostarne uno genera cambiamenti che non si possono vedere nell'immediato se non da chi fa parte di questa catena... Per questo credo che se ci sarà un futuro roseo, se si tornerà ad un briciolo di modernità, questo potrà dipendere solo dal tornare a porre la Musica e l'Arte, in maniera capillare (oltre ad aumentare gli investimenti), anche rispolverando iniziative che nel passato hanno prodotto ottimi risultati e ricominciando a dare valore al Musicista sia come lavoratore sia come persona non come uno in alcuni casi e nell'altro quando torna comodo. Siamo una città d'Arte, anzi, siamo una delle maggiori e più belle città d'arte, a mio avviso è illogico non tornare a puntarci sopra.»

Annalisa Coppolaro

 

 
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