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STORIA DEL PALIO: 15 AGOSTO 1871

News inserita il 04-03-2021

Mascherino e la vittoria “sgradita”.

Le carriere ottocentesche sono ricche di una serie di aneddoti relativi a tradimenti o ad accordi, più o meno leciti, tra fantini per favorire una contrada o per danneggiare un fantino troppo audace. Tuttavia, non sempre tutto è andato per il verso giusto, ed il protagonista della storia di oggi, Giuseppe Paoli detto Mascherino, ne sa qualcosa, avendo provato ciò sulla sua pelle. Nel Palio del 15 agosto 1871, all’Aquila, a digiuno da 35 anni, toccò in sorte un soggetto di Luigi Grandi, considerato non certamente al livello dei migliori, che erano andati nell’Istrice, nella Pantera e nell’Oca. La contrada del Casato si affidò all’esperto Mascherino, 20 presenze sul tufo e 2 vittorie al suo attivo. Mascherino, al pari di quasi tutti i suoi colleghi, molto più attratti dai soldi che dalla gloria, si vendette all’Istrice, che con il grande Girocche pareva avere già la vittoria in tasca. Ma la carriera diede un responso ben diverso: dopo una rapida mossa, data con un meccanismo particolare – i cavalli furono accompagnati a mano dai barbareschi al canape e, solo una volta allineati, furono fatti salire in groppa i fantini – a scattare davanti fu proprio l’Aquila che riuscì a mantenere la posizione fino a San Martino, quando Mascherino simulò, per altro in modo assai discutibile, una caduta, cercando così di facilitare la rimonta dell’Istrice. In testa passò però Cecco, il nipote del mitico Piaccina, che correva il Bruco, ed uno dei pochi, se non addirittura l’unico, a non essersi venduto a Camollia Cecco condusse indisturbato per due giri, rintuzzando ogni attacco dello scosso dell’Aquila e dell’Istrice fino al San Martino finale, quando i suoi sogni di gloria sui infransero sotto il nerbo di Stoccolungo, fantino dell’Onda che si era fermato al giro precedente, visto il rifiuto del suo barbero di girare la curva, per poi rientrare in pista con il solo scopo facilitare il successo dell’Istrice, ostacolando il Bruco. La manovra, però, riuscì solo a metà in quanto, se il Bruco fu messo definitivamente fuori dai giochi, lo stesso non si può dire dello scosso aquilino, che tagliò fuori l’Istrice, passò in testa e concluse vittorioso la carriera, finita la quale, la rabbia degli istriciaioli delusi fu difficile da contenere, ed a farne le spese furono proprio gli aquilini che dovettero uscire da Piazza in tutta fretta e con la scorta delle forze dell’ordine. Per ciò che riguarda il nostro Mascherino, ritrovatosi improvvisamente vincitore di un Palio che per nulla al mondo avrebbe voluto, al danno si aggiunse poi la beffa, poiché, si racconta, che la dirigenza dell’Aquila, che non aveva bevuto la sceneggiata della finta caduta, pagò al suo fantino una somma molto inferiore a quella pattuita inizialmente, e decisamente irrisoria rispetto a quella che avrebbe riscosso in caso di vittoria dell’Istrice. L’ennesima dimostrazione che nel Palio non tutte le ciambelle riescono con il buco….

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 
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