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STORIA DEL PALIO: ACCADDE UN SECOLO FA

News inserita il 12-01-2021

Le due carriere del 1921

Messo finalmente da parte il nefasto 2020, iniziamo il nuovo anno con i racconti di storia del Palio andando a scoprire cosa accadde nelle due carriere del 1921. Nel Palio di luglio, la grande favorita era la Torre che ebbe in sorte una forte baia appartenente ad Alberto Bassi, successivamente affidata al fantino Rombois. Per contro, l’Oca, assente a quella carriera, si mosse per impedire la vittoria della rivale, a digiuno da 11 anni, mandando il fido Testina nel Drago su un cavallo poco accreditato e dal nome che era tutto un programma: Crognolo. Il Montone, altra contrada con i favori del pronostico, scelse come monta Memmo, la Giraffa Fulmine, l’Onda Pirulino, la Lupa Cispa, il Leocorno Rancani, la Chiocciola Pioviscola, Bruco e Tartuca invece si presero Moro e Carlo Magnelli, “inviati” direttamente da Salicotto. Il Palio si corse in un clima di grande tensione sociale e mestizia, in quanto, il 29 giugno, in quel di Grosseto, nel corso di un’azione di rappresaglia, venne assassinato Rino Daus, squadrista e membro dei Fasci Italiani di Combattimento, che divenne pertanto il primo martire fascista senese. Le esequie si tennero proprio la mattina del 2 luglio nella chiesa di Sant’Andrea, alla presenza di migliaia di persone, comprese le rappresentanze delle contrade che, messe da parte le passioni paliesche, parteciparono al funerale con i paggi con le bandiere abbrunate. La sera, la carriera si svolse in modo assai lineare: il Drago, partito primo, dominò la corsa, seguito da Montone e Tartuca. A San Martino, Rombois si fece sotto, ma una caduta al Casato lo estromise dalla corsa e lo costrinse ad un dopo Palio non dei più semplici, per sfuggire alle ire dei torraioli delusi. L’ultimo a provare ad impensierire il Drago fu Pirulino, ma Testina ribatté ad ogni attacco, tagliando, per l’ultima volta nella sua carriera, vittorioso il bandierino e portando in Camporegio il cencio dipinto da Maria De Maria, la prima donna nella storia a cimentarsi con la pittura del drappellone, opera che non dovette però incontrare i favori dei senesi, che non esitarono a definirlo “criticabile, tanto per il concetto quanto per il colore”. Scampato il pericolo, l’Oca si presentò al Palio di agosto con tutte le ambizioni del caso e la sorte la premiò con l’assegnazione di quel Crognolo, vincitore 45 giorni prima. Ma la dirigenza fontebrandina, con una mossa sorprendente, decise di non montare Testina, preferendogli Picino. Altre contrade favorite furono la Selva con un grigio di Gioacchino Pianigiani e Fulmine, che furono i veri dominatori delle prove, e l’Aquila con il vecchio Nappa ed un sauro di Enrico Brandani. Il  Montone, perso il “suo”Picino, scelse Pioviscola, la Torre montò Bubbolo, la Tartuca Moro, il Drago Memmo, il Nicchio Rancani, l’Onda sostituì l’infortunato Cispa prelevando Zaraballe dalla Pantera che, a causa di un infortunio al cavallo durante una prova, corse, solo per onor di firma, con Randellone. Così come accaduto spesso per le prove, anche per la carriera fu la Selva la più lesta a scattare dai canapi, ma a San Martino, a comandare le operazioni c’era già l’Oca. Picino, passato senza colpo ferire, allungò di prepotenza, mettendo la vittoria in cassaforte. Dietro, Fulmine e Nappa inscenarono un finto scambio di nerbate con il solo scopo di favorire l’allungo dell’Oca; la sceneggiata non fu però molto convincente, tant’è che per i due fantini il dopo corsa fu abbastanza turbolento: se Fulmine verrà pesantemente contestato dai selvaioli, molto peggio andò a Nappa, assediato dagli aquilini e salvato solo dall’intervento in extremis di alcuni ocaioli. Per il vecchio Nappa, ultimo dei Menichetti in attività, ed esponente di una famiglia che dominò in lungo ed in largo la scena paliesca tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, fu quella la fine ingloriosa di una lunga carriera, costellata con 6 vittorie e ben 12 apparizioni con il giubbetto dell’Aquila.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 

 
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