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DA UN FILMATO CENTENARIO SPUNTA LA SBANDIERATA DI MASTUCHINO

News inserita il 17-10-2020

Sensazionale scoperta di Michele Fiorini e Ricordi di Palio: il più grande alfiere della storia in un filmato dell'Istituto Luce

La storia tramandata del Palio, che spesso rappresenta una mescola tra episodi di vita vissuta e leggende popolari, lo ha incoronato miglior alfiere di tutti i tempi, capace di manrovesci e manciati che suscitavano l’ammirazione della Piazza e, se non proprio inventore, quanto meno riscopritore di una figura, il salto del fiocco, della quale si ritrova citazione in alcuni trattati seicenteschi sui giochi di bandiera.
Non ci interessa sapere se tali testimonianze potessero (assai improbabile, in verità) essergli giunte per permettergli di mettere in scena uno dei più complessi movimenti che caratterizzano la sbandierata, né se qualche altro alfiere, nel tempo, lo abbia superato per bravura e destrezza, ciò che conta è che oggi Mastuchino, al secolo Alfredo Forni, nato a Siena nel 1868, cresciuto e vissuto nel rione di Salicotto ereditando dal padre l’attività di macellaio, non è più soltanto un romantico soggetto da cartolina disegnata a matita e colorata ad acquerello né il paziente oggetto di lunghe pose davanti all’obiettivo di una fotocamera a cassetta. Michele Fiorini e l’associazione Ricordi di Palio hanno infatti recuperato alcuni fotogrammi, girati a Siena nei primi anni Venti del secolo scorso dalle cineprese dell’Istituto Luce, che ritraggono Mastuchino con la montura della Nobile Contrada dell’Aquila, intento prima a sfilare con la comparsa in Piazza del Duomo e poi impegnato in una sbandierata sul tufo, assieme all'altro alfiere Nello Zazzeroni, all’altezza della Cappella, da una suggestiva inquadratura che ne fa cogliere la postura elegante nonostante l’età ormai avanzata, testimoniata da un paio di baffi risorgimentali ormai bianchi che ne incorniciano il viso, orgoglioso ma evidentemente segnato dallo scorrere del tempo: sì, perché in quel filmato che riguarda la Carriera del luglio 1922 (a vincerla, per la cronaca, fu il Valdimontone con il fantino Cispa e la cavalla Fanfara), Alfredo Forni aveva già compiuto 54 anni e, lo si nota benissimo nel primo piano che lo ritrae sotto la scalinata della Cattedrale, tutto era meno che il prototipo dell’alfiere, giovane e nel pieno del vigore, cui siamo abituati oggi.
“Il filmato rappresenta un eccezionale documento storico – spiega Michele Fiorini - e ci permette di ricostruire questa ed altre storie, che stanno emergendo ad una più attenta rilettura delle immagini. Ci sono una città ed un Palio lontani un secolo eppure la nitidezza delle immagini ce li rende quasi vicini, e poi ci sono i volti della gente, ai quali grazie ad un paziente lavoro di ricerca nel quale stanno aiutandomi gli amici di Ricordi di Palio, stiamo dando un nome: fantini, certo, ma pure monturati e contradaioli, perché succede che qualcuno attingendo alle fonti e ad un po’ di memoria tramandata riconosca nonni e bisnonni in quei ragazzi di inizio Novecento”.
Mastuchino, come detto, viveva nel rione di Salicotto ed era torraiolo, eppure fu l’alfiere dell’Aquila dal 1892 al 1926, con la sola eccezione del luglio 1912. Era fratello minore di Guglielmo Forni, per tutti Polvere, storico custode della Contrada della Torre che, fatto forse poco conosciuto, lo affiancò per sette volte come alfiere aquilino tra il 1893 ed il 1902. La Vedetta di Siena cita più volte Mastuchino, ad esempio sul numero uscito il 17 agosto 1910 “durante il corteo storico applausi a scena aperta per il celebre alfiere Mastuchino dell’Aquila e per Aristodemo Brecchi del Drago”, o su quello del 3 luglio 1914 “Ammirati e osannati durante il corteo il celebre Mastuchino dell’Aquila ed Italo Giunti della Lupa, prodigiosi interpreti del salto del fiocco al pari degli alfieri dell’Istrice Bruni e Ortensi”. Ancora la Vedetta, qualche anno prima (nel 1907) si duole del mancato riconoscimento nei suoi confronti “Al bravo alfiere Forni dell’Aquila – si scrive – è stata assegnata una medaglia di benemerenza per la valida sua cooperazione alla riuscita della festa. La giuria è stata dispiacente di non potergli assegnare alcun premio, perché uscito col suo esercizio fuori dal tempo rigorosamente prescritto dal Regolamento”. La sua notorietà arrivò anche sulle pagine del periodico nazionale “La lettura”, che nel 1929 gli dedicò un articolo firmato da Luigi Bonelli, che lo definì “maestro incontrastato dell’arte”.

Matteo Tasso
un ringraziamento per la collaborazione a Roberto Filiani

 

 
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