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STORIA DEL PALIO: 16 AGOSTO 1984

News inserita il 08-08-2020

La vittoria di forza di Cianchino ed Orion per il Nicchio.

Nel 1984, Salvatore Ladu detto Cianchino non stava attraversando il più bel periodo della sua carriera: dopo il successo da semi debuttante del 1978 nella Pantera, non era più riuscito a primeggiare sul Campo, vuoi per sfortuna, vuoi perché non aveva più avuto la possibilità di montare cavalli competitivi. Ed anche quel Palio di agosto dell’84 non era iniziato sotto i migliori auspici per il fantino di Bono, rimasto a piedi dopo che il Bruco, la sua contrada, aveva chiesto ed ottenuto dall’Oca Aceto per montare Sirlad, uno dei tanti esordienti di un lotto che non brillava certo per qualità. La mattina della tratta, infatti, furono scelti ben sei cavalli all’esordio, e nessuno dei restanti quattro aveva mai vinto prima. I favori del pronostico andarono così al Leocorno con il chiacchierato (e non sempre in positivo) Brandano ed alla Selva con l’esperto ma mai considerato Ascaro. Il valzer delle monte delle contrade più accreditate rese ancor più incerta e difficile la lettura di quel Palio, anche se, con l’arrivo di Aceto in Via del Comune, il Bruco sembrava mettere una seria ipoteca sull’esito finale della carriera. Le due favorite alternarono più fantini prima della scelta definitiva, così il Leocorno prima provò Legno poi scelse Falchino, l’allenatore di Brandano, nella Selva, capitan Don Vittorio Bonci alternò Bersaglia e Federico Federici prima di chiamare Bazzino. Le altre contrade scelsero in tempi più brevi: la Torre montò Bastiano su Tom, cavallo da lui allenato, la Civetta affidò Chela a Spillo, con chiari intenti difensivi. La Pantera diede fiducia all’esordiente Truciolo sul modesto Diciosu; altri debuttanti, Rino e Bucefalo, per la Lupa che aveva avuto in sorte Siena e per il Montone con Diabolik, mentre Moretto andò nel Drago su Ciriaco. Infine c’era il Nicchio con Orion che si affidò inizialmente a Tremoto per poi passare a Misdea. Quando la monta del Moretti sembrava ormai definitiva, ecco, per la prova generale, il colpo di scena, con l’arrivo di Cianchino, accantonato dal Bruco. Un cambio non accettato di buon grado da molti nicchiaioli, convinti che quella fosse soltanto una palese mossa per favorire il Bruco stesso. Anche il destino la sera del Palio sembrò metterci lo zampino, posizionando Nicchio e Bruco accanto al canape, ai primi due posti. E proprio queste due contrade furono le più veloci a partire al momento dell’ingresso della rincorsa, seguiti da Torre e Drago, mentre il Leocorno restava nelle retrovie, controllato dalla Civetta. La traiettoria alta di Bastiano a San Martino mise la Torre fuori dai giochi, consentendo al Drago ed al Leocorno, che nel frattempo si era sbarazzato della rivale, di guadagnare posizioni. Al Casato, la simultanea caduta di Leocorno, Selva, Lupa e Pantera spianò la strada a Bruco e Nicchio che restarono le sole a contendersi la vittoria, anche perché lo scosso Brandano iniziò a fare da tappo alle inseguitrici. Il copione del Palio sembrava venire rispettato in pieno con il Bruco in testa ed il Nicchio alle spalle, ma all’inizio del terzo giro, Cianchino chiese il massimo ad Orion che fece valere la sua maggior potenza, affiancando e poi superando di slancio Sirlad, ed a nulla valse il disperato tentativo di Aceto di difendersi con il nerbo. Superato l’ultimo ostacolo, uno scosso in senso contrario di fronte al palco delle comparse, Cianchino poté tornare ad alzare il nerbo, regalando così al popolo dei Pispini il discusso cencio di Bruno Caruso che tanto scalpore suscitò al momento della presentazione, provocando pure le critiche, neppure tanto velate, dell’arcivescovo Castellano.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 
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