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STORIA DEL PALIO: 16 AGOSTO 1961

News inserita il 23-07-2020

Per la festa titolare della Torre, riviviamo la mitica vittoria di Salomè e Vittorino.

Sul Palio del 16 agosto 1961, vinto dalla Torre con Salomè de Mores e Vittorino si è scritto di tutto e, su ciò che riguarda l’evento caratterizzante di quella carriera, passato alla storia come la “rigirata del Gentili” – tradimento del fantino laziale o bizza improvvisa di Capriola, dilemma mai risolto – ma anche delle disavventure accadute allo stesso Ciancone in un infuocato dopo corsa in Fontebranda, sono stati ricamati racconti più o meno reali, che hanno comunque contribuito a dare a questo Palio una patina leggendaria, così come, da leggenda, fu il duello in corsa tra le sorelle Uberta de Mores, a caccia della sua quinta vittoria consecutiva, che nell’occasione difendeva, assieme a Tristezza i colori della Tartuca, e Salomè de Mores, già vittoriosa nell’Aquila nel ’59, che correva nella Torre con Vittorino. Le altre accoppiate al canape erano il Montone con Elena e Rondone, l’Istrice con Belinda e Biba, l’Aquila con Beatrice e Mezzetto, la Lupa con Briosa e Canapetta, l’Onda con Marisa e Pennello, il Bruco con Balsanina e Canapino, la Giraffa con Rosella e Rompighiaccio. Infine c’era l’Oca che, così come accaduto a luglio, ebbe in sorte Capriola, nuovamente affidata a Ciancone, reduce da un infortunio subìto nei giorni antecedenti la tratta e ristabilitosi in tempi record. La carriera del 16 sera ebbe nella mossa e nell’ultimo San Martino i due momenti chiave. Una volta conosciuto l’ordine al canape infatti, in molti contradaioli sorse, ben giustificata, la paura di far tardi, in quanto la presenza dell’Oca al nono posto con la Torre di rincorsa non prometteva tempi di mossa rapidi. Ma Vittorino, ben consapevole dei difetti di Capriola, sapeva che la bizzosa cavalla era avvezza a girarsi se tallonata da vicino, difetto peraltro già evidenziato nel luglio precedente, seppur solo per una prova. Il fantino della Torre si piazzò così al verrocchino ed entrò lanciato al seguito di Capriola che, sentendo dietro di sé la presenza di Salomè, scartò improvvisamente girandosi verso il Casato. L’ammucchiata creatasi nella parte bassa dello schieramento favorì la Tartuca, uscita prima, ma soprattutto la Torre che, grazie alla nota abilità di Vittorino nelle partenze di rincorsa, alla Fonte era già seconda. Le due contrade ben presto staccarono di diversi colonnini tutte le altre, apparentemente quasi disinteressate alla carriera. In quel Palio infatti erano presenti molti soldi messi sul piatto dalla Torre, determinata come non mai a tornare al successo e, sebbene la dirigenza dell’Oca fosse riuscita a lasciare a piedi Lazzero, facendolo addirittura sparire da Siena, privando Vittorino di un valido alleato, quasi tutti gli altri fantini, tranne il Gentili, che, come hanno sempre sostenuto i dirigenti torraioli, riscosse comunque la sua parte, consegnata in ospedale e nascosta dentro un pacchetto di sigarette, e Tristezza, che i soldi di Salicotto non li volle proprio, non avevano grossi motivi per ostacolare la Torre. Il duello tra le sorelle de Mores che stava premiando per l’ennesima volta Uberta, cavalla decisamente più veloce e potente di Salomè, si risolse al San Martino conclusivo: Tristezza, sentendosi pressato, sbagliò la traiettoria, prese in pieno il colonnino e cadde, lasciando strada spianata a Vittorino che si avviò così verso il suo settimo ed ultimo successo sul tufo. Per ciò che riguarda la corsa degli altri, unici spunti degni di nota sono gli scambi di nerbate tra Bruco e Giraffa e tra Lupa ed Istrice, dei quali però non rimane neppure testimonianza fotografica, tanto erano lontane queste contrade dalla testa della corsa. Per quel che riguarda invece Ciancone, gli ocaioli non gli perdonarono la leggerezza al canape e, nonostante i suoi tentativi di discolparsi, scaricando la responsabilità su Capriola, fu severamente punito al suo ritorno in contrada. Per colui che, solo due anni prima aveva regalato l’ennesima gioia a Fontebranda, e divenuto in un attimo il peggiore dei traditori, fu l’inizio di un lungo esilio forzato concluso solo cinque anni dopo,  la mattina del 16 agosto 1966, con la sua ricomparsa sul tufo, con i colori dell’Onda.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 
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