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OK MUSICA: THE OCCASIONALS SUPERANO LE FINALI REGIONALI DI SANREMO ROCK

News inserita il 08-07-2020

La band si prepara alle finali nazionali che si terranno prossimo settembre al Teatro Ariston

                            

                                              Foto di MatNac Photography           

Tutto iniziò nel 2011 quando un gruppo di studenti fuori sede, accomunati da Siena e dalla passione per la musica, decise di metter su il progetto The Occasionals. Sono sette i musicisti che compongono la band; il cantante Domenico Petrilli, il bassista Matteo Cannazza, il trombettista Biagio Mazzafera, i chitarristi Marco Bonelli e Mario Tortoriello, il batterista Niccolò Maggi e il violinista Andrea Frosolini. Dopo anni di ricerca di uno stile personale e di esperienza sui palchi in giro per l'Italia, ecco che incassano un traguardo importantissimo; la vittoria delle finali regionali di Sanremo Rock, che si sono tenute lo scorso sabato 4 luglio ad Avezzano. Adesso li attendono le finali nazionali, che si svolgeranno prossimo settembre al Teatro Ariston.  

Avete scelto “The Occasionals” come nome rappresentativo del vostro progetto; perché?

Domenico Petrilli: “Il nome The Occasionals rievoca la nostra primissima esibizione; fu infatti un concerto del tutto occasionale, che non avrebbe dovuto avere alcun seguito...e invece quello fu solo l’inizio di otto anni di musica e concerti in giro per l’Italia. Quindi, da buoni scaramantici quali siamo, abbiamo deciso di sigillare in maniera indelebile quella serata che ha cambiato le nostre vite, portando il ricordo di quell’occasione sempre con noi.”

Come vi siete avvicinati alla passione per la musica e quali sono stati i vostri percorsi?

Matteo Cannazza: “Ognuno di noi si è avvicinato a questa passione seguendo percorsi diversi che ci hanno permesso di sviluppare delle idee di musica personali. Ciò ha originato un sorprendente mix  di musicisti autodidatti e non, che ha consentito a ciascuno di noi di influenzare a modo suo ogni brano che abbiamo scritto ed arrangiato insieme."

Come si è formato il gruppo?

Biagio Mazzafera: "Gli Occasionals si sono formati in modo assolutamente occasionale! Inizialmente c’erano Marco e Mario (rispettivamente la chitarra elettrica e la chitarra acustica della band), i quali si davano saltuariamente appuntamento per strimpellare qualche motivetto tra le mura della propria cameretta. Poi, sempre in maniera casuale, è avvenuto l’incontro con Biagio, il trombettista, Matteo, il bassista, e il mitico Giulio (il primo batterista della band). A questo punto la formazione era quasi completa. Mancava solo la voce che venne subito “arruolata” grazie ad una partita di calcio, quando Mario venne a trovarsi per caso nello stesso spogliatoio con Domenico e, sentendolo canticchiare sotto la doccia, gli propose di venire a fare lo stesso in sala prove. Il resto è storia...anzi geografia, visto che la band è costituita praticamente da ex studenti fuori sede, provenienti da varie parti d’Italia."

Quali sono le vostre icone musicali e gli ascolti che vi hanno maggiormente influenzato?

Marco Bonelli: “Non è facile rispondere a questa domanda, perché ogni componente della band ha portato con sé, sin dall’inizio, un bagaglio musicale diverso: dallo ska-punk degli Ska-p, al roots & beat dei Bluebeaters, passando per il folk-rock della Bandabardò e l’ironia cantautorale di Jannacci. Sicuramente ci riempie di orgoglio quando qualcuno riconosce le influenze di questi artisti nella nostra musica, ma altrettanto orgogliosamente possiamo sostenere di non essere rimasti “ancorati” a nessuno di questi stili, ma di averne al contrario sviluppato, con il tempo, uno tutto nostro.”

            

                                                        Foto di Foto Sintesi Lab Project

A cosa vi ispirate nella scrittura dei vostri testi? Quali messaggi volete comunicare con la vostra musica?

Mario Tortoriello: "I nostri testi fondamentalmente raccontano storie, quello che ci circonda e che leggiamo tutti i giorni sui giornali. Vengono trattati argomenti a volte anche scomodi, si parla spesso e volentieri di personaggi che hanno avuto meno fortuna di altri. Come si fa a raccontare storie del genere, ma a suscitare comunque allegria? Semplice; “edulcorando” la nostra pillola semantica con un rivestimento musicale allegro, spensierato, a volte quasi scanzonato. Ci piace giocare con le metafore, senza per questo rendere i testi incomprensibili. Crediamo fortemente nella presenza della musica ovunque (nelle scuole, nei locali pubblici, per strada, ecc.) al fine di utilizzarla come mediatore e stimolante emotivo; pensiamo infatti che il racconto della realtà, e soprattutto dei temi delicati che la caratterizzano, debba passare anche e soprattutto attraverso il linguaggio musicale, meglio se inizialmente allegro e spensierato, ma che porti alla fine ad un’attenta riflessione, individuale prima e collettiva poi."  

Raccontatemi del vostro percorso all’interno di Sanremo Rock: quali sono stati i momenti più emozionanti?

Niccolò Maggi: "Il momento più emozionante in assoluto è stato sicuramente quando la giuria ha espresso i suoi verdetti. Quei secondi sembravano non passare mai, ma quando poi il nome “The Occasionals” è rimbombato in sala, siamo esplosi di gioia, soddisfatti per un risultato che ha almeno in parte ripagato i tanti sacrifici fatti fino ad ora. Gli Occasionals non si sono mai presi troppo sul serio, e questa paradossalmente è la nostra fortuna, ma allo stesso tempo potrebbe essere la nostra condanna, dipende dai punti di vista. Fortuna perché il non prenderci troppo sul serio ci ha consentito di affrontare queste selezioni a “cuor leggero” e di dare il meglio di noi durante l’esibizione, esorcizzando così le insidie che spesso si celano dietro ad un’eccessiva tensione emotiva. Purtroppo bisogna guardare anche la realtà dei fatti: da sempre in Italia (oggi più che mai) è difficile riuscire a fare della musica il proprio lavoro e così per il momento abbiamo tutti “un piano B”, che ci permette sì di dedicarci a questa passione, ma con meno ansia per il futuro, coltivando ovviamente sempre la speranza che questo possa diventare domani un lavoro a tempo pieno. La vittoria delle finali regionali di Sanremo Rock, ed il conseguente accesso alle finali nazionali, ci ha messo un po' in crisi da questo punto di vista perché ora si inizia a fare sul serio; la strada ovviamente è ancora lunghissima, ma di sicuro esibirsi all’Ariston è un traguardo non da poco, oltre ad essere una grande vetrina per mettersi in mostra agli occhi di molti addetti ai lavori."

Come vi sentite dopo questa vittoria e come vi preparerete per le finali nazionali al Teatro Ariston di Sanremo?

Andrea Frosolini: "Accedere alle fasi finali è stata una grande gioia, festeggiata però in modo incoerente rispetto al titolo della canzone che abbiamo presentato ("Astemio", ndr). Ma ora il momento di festeggiare è già finito, ci metteremo quanto prima al lavoro in sala prove, anche per rispetto del luogo dove suoneremo; uno dei templi mondiali della musica moderna."

Francesca Raffagnino

 

 
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