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STORIA DEL PALIO: 17 AGOSTO 1980

News inserita il 19-06-2020

Per la festa titolare del Leocorno, il racconto della vittoria con Uana ed Aceto, attesa da 26 anni.

Il Palio del 17 agosto 1980, che segnò il ritorno al successo del Leocorno dopo 26 ani di astinenza, merita di essere raccontato, non solo per i tre giri della carriera, ma anche per ciò che accadde per le prove e durante l’interminabile mossa del Palio. Assenti, così come a luglio, Rimini e Panezio, assieme ad Urbino, che ormai veniva continuamente scartato per manifesta superiorità, i migliori cavalli toccarono al Leocorno, che esultò per l’assegnazione di Uana, montata poi da Aceto, al Bruco, che ebbe in sorte la vincitrice di luglio, Miura, affidata a Cianchino ed alla Torre con Zalia de Ozieri e Spillo. Le esperte Tessera e Lamadina andarono rispettivamente nella Civetta e nella Pantera, montate da Ercolino e da Valente, Ascaro finì nella Chiocciola con il Faenza, mentre Arlem andò nel Montone con Tremoto. Completavano il lotto tre esordienti, Nibbio V, all’Onda, montato da Marasma, Umanità alla Giraffa con il Moretto ed il mitico Putnik, cavallo del Polacco che i capitani furono praticamente obbligati a scegliere a causa del basso numero di soggetti presentati la mattina della tratta, solo 15, alcuni dei quali in condizioni fisiche improponibili, che toccò al Nicchio, montato da Bastiano. Durante le prove la scena fu tutta per Nibbio che iniziò un vero e proprio rodeo fatto di riottosità e momenti di pericolosa irrequietezza e, in una prova del mattino, addirittura il barbero roano si impennò, finendo per incastrarsi nella stretta fessura tra gli steccati dove viene montata la “stella”che permette la tensione del canape. Questi problemi furono però sfruttati a pieno dalla contrada di Malborghetto, ed utilizzati, la sera del 17(il Palio fu rinviato di 24 ore per maltempo) contro la rivale Torre, in modo da ostacolarla in partenza.

Come detto sopra, la mossa del Palio fu infinita e caotica, e la sorte giocò un brutto scherzo al mossiere Ricci, posizionando le due coppie di rivali, Leocorno e Civetta e Torre ed Onda, l’una accanto all’altra (sebbene Ercolino poco fece per ostacolare Aceto) mentre, di rincorsa, la Giraffa, attendeva un momento di indecisione dall’allora avversaria Bruco per entrare. Marasma, favorito dalla posizione al canape, diede vita ad una vera e propria caccia all’uomo contro Camillo. Il fantino della Torre tentò ogni mezzo di difesa, usando il nerbo e provando a scendere verso il basso, ma quando il Moretto entrò, cogliendo il Bruco impreparato, l’Onda ostruì lo spazio alla Torre, impedendole di partire. Anche il Montone rimase fermo, mentre le più rapide a scappare furono Chiocciola e Nicchio, che duellarono fino al Casato, quando Faenza, entrando molto basso, impanciò Bastiano, che stava facendo un gran Palio con il poco apprezzato Putnik, dando così all’accoppiata di Pantaneto la possibilità di sfilare in testa. In breve, il Leocorno riuscì a guadagnare diversi colonnini sulle inseguitrici e, per Aceto, l’unica preoccupazione fu quella di evitare i numerosi ed imprevisti ostacoli che si trovò di fronte, sottoforma di oggetti vari lanciati dai pachi e dalla piazza, ma anche una nerbata di un torraiolo, sceso dal palco, all’ultimo San Martino.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 
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