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STORIA DEL PALIO: 16 AGOSTO 1930

News inserita il 12-06-2020

La vittoria, al debutto, di Ganascia

Qualche settimana fa, nei nostri articoli relativi al TONO, facemmo un breve accenno al Palio di agosto del 1930 che, nell’occasione della festa titolare della Tartuca che si celebrerà questo weekend, contrada uscita vittoriosa da quella carriera, vogliamo descrivere in modo più approfondito, visti i  numerosi, inusuali  episodi accaduti. Quel Palio fece scoprire al mondo contradaiolo la figura di un fantino destinato negli anni successivi a mettere un’impronta importante nella nostra festa, con 8 vittorie su 36 apparizioni sul tufo: Fernando Leoni detto Ganascia. Figlio d’arte (il padre, Domenico, disputò 18 Palii, vincendone 2 nella Torre e nella Selva), e ben “reclamizzato”dal babbo, Fernando fece il suo debutto assoluto per la terza prova di quel Palio di agosto, nella Tartuca, sostituendo Porcino su Carnera (nella foto in alto, nel giorno dopo la vittoria), cavalla che del grande campione pugilistico aveva solo il nome. Per il resto era considerato da tutti una grossa brenna dal fisico tutt’altro che atletico, tant’è che in molti la considerarono addirittura gravida. La prima esperienza piazzaiola di Ganascia non fu poi così incoraggiante e si concluse con una caduta, ma ciò non fece venir meno la fiducia dei dirigenti tartuchini nei suoi confronti, e la conferma fino al Palio fu cosa certa. E Ganascia, vero uomo di cavalli, seppe ricompensare al massimo la contrada, da prima riuscendo a capire che la cavalla non era in dolce attesa, bensì un po’ troppo sovrappeso e, grazie ad alcune appropriate cure, riuscì a restituirle una forma accettabile. Successivamente, provò a risolvere un altro, non secondario problema di Carnera, vale a dire la sua riottosità all’interno dei canapi. Così, assieme alla dirigenza, fu deciso di condurre in Piazza la cavalla per impegnarla in una prova aggiuntiva di mossa nella notte della vigilia del Palio. Ma il tentativo fu disastroso: la bisbetica Carnera disarcionò Ganascia, fuggì in libertà per il Corso e fece perdere le sue tracce, lasciando la Tartuca nello sconforto generale. Le ricerche della fuggitiva durarono tutta la notte e, solo al mattino successivo, quando la contrada era oramai rassegnata a non correre il Palio, Carnera fu ritrovata a pascolare in un campo fuori Porta Romana. Finalmente si giunse alla carriera che per la Tartuca non iniziò nel migliore dei modi a causa di una partenza infelice che relegò l’accoppiata di Castelvecchio nelle retrovie. Il vecchio Picino su Cinghialina, nell’Aquila partì in testa, con alle spalle Pirulino e Gobba nel Bruco e Canapino I su Lina nella Lupa. A San Martino fu Smania su Proserpina nella Torre che riuscì a prendere la testa e condusse la corsa con estrema tranquillità, fino all’ultimo San Martino quando Smania, si dice sbilanciato da una bandierata di un ocaiolo sbucato da dietro i materassi, cadde, trascinandosi dietro Bruco e, ironia della sorte, pure l’Oca. Passò quindi in testa la Lupa, ma la stanca Lina nulla poté di fronte alla forte progressione di Carnera che operò il sorpasso decisivo nella spianata. Il dopo corsa fu assai caotico con i torraioli delusi ed inferociti per l’esito della carriera che si riversarono in massa nel territorio della Tartuca, pretendendo il cencio, e gli scontri che seguirono provocarono la rottura dell’alleanza tra le due consorelle che durava da oltre 300 anni.

Davide Donnini

Foto www.il palio.org

 

 
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