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STORIA DEL PALIO: IL TONO, TRIONFI E DECLINO DEL GRANDE SODALIZIO (2ª PARTE)

News inserita il 19-05-2020

Lo scioglimento del grande sodalizio a quattro.

La decisione di annullare i Palii del 2020, dura da digerire ma, allo stesso tempo attesa ed inevitabile, costringerà i contradaioli ad un inverno infinito che si protrarrà per altri, interminabili, 13 mesi. Lo stop alle carriere di quest’anno non fermerà però i nostri appuntamenti con la storia del Palio che proseguiranno a cadenza regolare, per accompagnare i nostri lettori nell’attesa di rivedere il tufo in Piazza. Come abbiamo già fatto in occasione delle feste titolari di Valdimontone ed Oca, ripercorreremo una vittoria di ciascuna contrada nell’occasione della festa del patrono, mentre oggi proporremo la seconda parte della storia del TONO, quella riguardante lo scioglimento del grande sodalizio.

Il 1934 del TONO iniziò nel migliore dei modi: pur non risultando direttamente vittorioso, esso mise la sua impronta sul tanto atteso successo della Civetta, unica contrada che non aveva ancora trionfato nel XX secolo. Con l’aiuto del sor Ettore Fontani, che portò il fido Meloncino nel Castellare, la Civetta dominò la carriera, passando così la cuffia alla Torre, a digiuno dallo straordinario del 1910. Poteva una macchina dal meccanismo così perfetto incepparsi improvvisamente? La risposta a tale quesito ce la fornisce il Palio di agosto 1934 che, oltre alla fine del grande sodalizio, provocò serie conseguenze per le quattro consorelle che lo componevano, sia in tema di vittorie che per ciò che riguarda i rapporti tra di esse. Scartati per manifesta superiorità Folco e Ruello, i favori del pronostico spettavano pertanto all’Oca con Wally, all’Aquila con il quasi omonimo Aquilino ed alla Torre con Lina, che giunse però alla carriera in precarie condizioni fisiche a causa di un incidente durante le prove. Il TONO decise quindi di puntare sull’Oca, nella quale tornò il Meloncino, visto che il Nicchio aveva avuto in sorte Lampo, cavallo considerato, almeno nei primi momenti, di scarso valore, sul quale fu scelto Tripolino. Le prove dettero però un responso diverso e Lampo, in breve tempo, da brenna si trasformò in cavallo da Palio, e nei nicchiaioli la voglia di vittoria cresceva sempre di più. Ma nei patti quello doveva essere il turno di Fontebranda e, per non avere sorprese impreviste, il Nicchio scese Tripolino, da sempre fantino restio a scendere a compromessi, per montare il più “affidabile” Pietrino. Nonostante questa sostituzione, prova dopo prova, le pressioni del popolo dei Pispini sui propri dirigenti si fecero sempre maggiori così, in accordo con l’Oca, fu deciso un cambio di strategia: le due contrade avrebbero tirato a vincere seppure con il patto del nerbo legato e senza infastidirsi vicendevolmente. La sera del Palio fu proprio Pietrino a partire in testa seguito dall’Aquila. Tra le due contrade, iniziò subito una grande battaglia fatta di nerbate e sorpassi a ripetizione; l’Oca, partita male, recuperò terreno fino a portarsi alle spalle dei duellanti. Al terzo Casato si concretizzò il sorpasso definitivo del Meloncino, favorito anche dall’azione di disturbo di Pietrino nei confronti dell’Aquila. Ciò che successe nel dopo corsa è entrato nella leggenda: i nicchiaioli non gradirono affatto la prestazione di Pietrino che venne pesantemente punito ed i suoi abiti lanciati su un filo della luce nel rione, dove rimasero per molto tempo, finché non caddero per deterioramento, a perenne ricordo dello sgarro subito. Il TONO cessò così di esistere e tra Oca e Nicchio iniziò una fiera e sentita rivalità che permase sino agli anni ’60. Ma questa non fu l’unica conseguenza della traumatica rottura del TONO: tutte e quattro le contrade, infatti, iniziarono un lungo periodo buio, fatto di sconfitte clamorose (si ricordano quelle del Nicchio e dell’Oca con cavalli favoriti), purghe inaspettate come, ad esempio, la vittoria della Chiocciola nell’agosto ’38 con il malconcio Sansano, con la Tartuca favorita con Ruello, ma anche il successo della Torre nell’apparecchiata carriera dell’agosto 1939 ed anche lunghi digiuni che si interruppero solo dopo la guerra: la prima contrada a tornare al successo fu infatti  il Nicchio, nel ’47 seguita, l’anno successivo, dall’Oca; fu poi il turno dell’Onda nel 1950 ed ultima la Tartuca nel 1951.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 
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