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VIRUS E CULTURA: I MUSICISTI, QUESTI DIMENTICATI

News inserita il 01-05-2020

Sono oltre 4 milioni in Italia, di cui 2 milioni e mezzo i professionisti. Non sanno quando torneranno a suonare

Sono oltre 4 milioni i musicisti in Italia, di cui 2 milioni e mezzo i professionisti. La stima di suonare.it è in costante mutamento, ma di certo il 20 per cento di loro hanno una laurea, rispetto alla media del 13 per cento nazionale. Sono la nostra colonna sonora, che, dalle sagre di paese fino ai concerti da 50 mila persone, rappresentano un mondo spesso ignorato.
A febbraio hanno visto annullate tutte le serate di questa primavera e non sanno quando torneranno a suonare. Attorno a loro girano quasi 28 mila professionisti quali dj, fonici, addetti alle luci e molto altro. Anche loro con famiglia.
Ma non si parla molto di questa realtà, un po' come non si parla degli altri artisti (attori di teatro, ballerini, intrattenitori di vario tipo), non si parla di loro quasi mai, è una categoria di poeti e di persone che ci regalano sogni, e che ora non sanno guardare oltre questa crisi. Perché, come gli addetti al turismo, anche per loro disdette e cancellazioni sono arrivate già a febbraio, e non si sa quando torneranno a poter lavorare, a esibirsi dal vivo. Si spera che in estate, magari complici i locali con spazi all'aperto, qualche concerto tornerà. ''Qualche'', appunto. Ma cosa accadrà all'80% dei musicisti senza lavoro?
Ci saranno provvedimenti e aiuti per questa categoria? Il nuovo Imaie, Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori, ai primi di marzo ha lanciato un piano di aiuti per coloro che fanno parte dello stesso istituto, e poi è nato un tavolo di crisi per i musicisti jazz. Certo, 600 euro, mille euro, sono meglio di niente. Ma il problema ha varie facce, e le domande principali sono due: quando potranno riprendere i concerti e i festival (Umbria Jazz è stata cancellata, per fare solo un nome, e anche grandi festival internazionali in tutti i paesi del mondo), e poi cosa accade a tutti quei musicisti che venivano retribuiti parzialmente al nero, a causa di un atteggiamento generalizzato che considera il cantante, il gruppo, il musicista come un ''amatore'', qualcuno che fa questo lavoro divertendosi per cui ha quasi meno dignità di tutti gli altri lavoratori.
Un concetto che dovremo rivedere, perchè i musicisti sono lavoratori e come tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo devono pagare le bollette. Spesso non avendo nessun'altra entrata. Oppure lavorando nelle scuole di musica. Anch'esse adesso chiuse. Insegnare online uno strumento? Non sembra una opzione. Allora, la prospettiva è buia. Vi sono comitati, associazioni e cooperative di musicisti che stanno lavorando da fine febbraio in questo senso, e presto su BlueRing Radio (la radio dell'associazione Bluering Improvisers) arriva un nuovo episodio del programma dedicato ai musicisti ai tempi del Covid-19. Potete ascoltare il primo episodio qui: https://www.spreaker.com/user/bluering-improvisers/bluering-radio.

Oggi un sassofonista jazz, uno dei tanti che hanno preso una laurea a Siena Jazz University, ha scritto uno stato nel suo profilo che fa venire i brividi. La foto del suo sassofono sullo sfondo di un tessuto rosso intenso, e poi questo messaggio, bello, accorato e disarmante. Concludiamo il pezzo con questo messaggio, che parla da solo. Una richiesta di rispetto e di riconoscimento.

E cerchiamo di cogliere il senso di un mondo e di un microcosmo economico che purtroppo troppo spesso viene accantonato, dimenticato, ignorato. I musicisti ci sono, sosteniamoli in ogni modo, in attesa di tempi migliori.
''Questo è il mio lavoro - scrive Tobia Bondesan, giovane jazzista e compositore senese -. Questi sono i miei ferri del mestiere. Anche se la vita mi ha portato a interessarmi anche di altro, a darmi altre capacità ed interessi, ho sempre fatto questo. Sono nato in una famiglia normale che sempre fatto di tutto per farmi seguire la mia passione, per darmi un lavoro che amassi, togliendosi il pane di bocca. E all’improvviso, dopo anni di studi e di spese, capisco che la strada che prima era già in salita si è proprio chiusa, che posso essere uno, se non della classe indigente, degli ignorati, dei vinti dalla vita. Non sono l’unico. Sento fermento misto a disperazione nell’aria. D’altronde sono secoli che succede: a un certo punto gli ultimi si incazzano e fanno la rivoluzione. Contadini, operai, minatori e poi tante altre categorie: tutti a un certo punto hanno detto basta, hanno ottenuto qualcosa con il loro sacrificio. Adesso tocca a noi.
Non l’abbiamo chiesto, è capitato.
Se non facciamo qualcosa adesso dovrò trovare un ripiego, un lavoro in cui mal riesco e in cui non sono specializzato, lasciando la musica ai ritagli di tempo.
Un’intera generazione di creativi sparirà, creando uno delle voragini culturali più grandi del nostro paese.
Una generazione annientata da un capitalismo in ginocchio, che uccide gli ultimi prigionieri, come i nazisti quando scappavano dai campi di concentramento prima della liberazione.
Io spero che questo non succeda, che il silenzio del resto del popolo non sarà cieco e assordante. Spero - continua Tobia Bondesan -, ma non sono sicuro.
Il futuro è solo nelle mie mani e di quelli come me. Sappiate che ci aspetta un periodo di lotte, sappiate che non ce ne andremo senza clamore, obbedienti. Sappiate che chi fa della propria passione il proprio lavoro, se vince la vergogna che la società gli inculca, se si riconosce come lavoratore, ha il doppio dei motivi per difenderlo. Perché chi è come me respira quello che fa, senza timbrare mai il cartellino, vive e pensa e crea, sempre.
La musica è il mio lavoro. Per farlo servono tempo, amore, disciplina e Rispetto. Adesso lo pretendo. Sempre.''

Annalisa Coppolaro

 

 
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