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STORIA DEL PALIO: 16 AGOSTO 1959

News inserita il 30-04-2020

L’unica vittoria di Ciancone nell’Oca

Una delle carriere più emozionanti del XX secolo fu senz’altro quella del 16 agosto 1959, vinta dall’Oca di capitan Ugo Signorini con Tanaquilla e Ciancone al termine di una corsa combattuta ed incerta sino all’ultimo metro, che vide alternarsi al comando ben 5 contrade.

Oltre all’Oca, le altre favorite erano il Bruco con Salomè II e Mezzetto e la Torre con Uberta che fu inizialmente affidata a Vittorino. Nutrivano speranze anche l’Istrice con Briosa, che si affidò in extremis al Terribile, il Leocorno con la forte purosangue Sarna ed il debuttante Pennello, l’Aquila, con La Gigolette, regina delle corse in provincia e Tristezza, mentre meno accreditate erano la Tartuca con Tacomba e Menghino, la Giraffa con Gavottina e Solitario, la Civetta con Giacra e Giove e la Selva, con l’ormai vecchia Gaudenzia e Rondone.

Il primo momento topico di quel palio fu durante  la seconda prova, quando Vittorino cadde al terzo giro a S. Martino. La sera stessa, contravvenendo agli ordini dei medici, il fantino della Torre decise di montare la prova ma, prima dello scoppio del mortaretto, scese dolorante da cavallo, lasciando di traverso Uberta e creando una situazione di potenziale pericolo. Ciancone, che stava provando a buona velocità, vi andò a sbattere contro e questo fu il pretesto per la presentazione di un esposto da parte dell’Oca contro Vittorino, reo secondo la dirigenza fonte brandina di aver messo in pericolo l’incolumità del proprio fantino. Le decisioni delle autorità comunali furono immediate e pesanti: il fantino torraiolo fu infatti squalificato, e nonostante le forti rimostranze della contrada di Salicotto, la Torre si trovò senza una monta sino alla provaccia, quando riuscì ad ottenere Biba dall’Istrice.

La sera del Palio, la mossa fu rapidissima e pressoché perfetta: al momento dell’entrata del Gentili di rincorsa, più contrade scattarono a ventaglio, ma a S. Martino girò in testa la Giraffa, seguita da Bruco, Torre e Leocorno, mentre la caduta dell’Istrice nelle retrovie, risulterà poi decisiva per l’andamento della carriera. Dopo il Casato, le posizioni cambiarono ancora, con il Bruco che a suon di nerbate, riuscì a superare la Giraffa dall’esterno ma il primo colpo di scena di quel Palio era vicino: davanti alla Cappella Mezzetto si ritrovò di fronte la scossa dell’Istrice, che la guardia Bruchi stava provando a ricondurre nell’Entrone, e che al passaggio di Salomè scartò verso la Piazza, infrangendo i sogni di gloria dei brucaioli. Si ritrovò così in testa il Leocorno, diversi colonnini avanti all’Oca, impegnata in una battaglia a colpi di nerbo con la Torre. Per la contrada di Pantaneto sembrava ormai fatta, ma il giovane Pennello non aveva fatto i conti con la mala sorte, che si concretizzò al terzo S. Martino, quando Sarna si infortunò improvvisamente, lasciando così via libera all’Oca che tagliò il bandierino a nerbo alzato per il primo ed unico successo di Ciancone in Fontebranda, proprio davanti ad Uberta scossa, che aveva disarcionato Biba all’ultimo Casato.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 
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