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STORIA DEL PALIO: 2 LUGLIO 1959

News inserita il 09-04-2020

La prima vittoria di Tristezza.

Il Palio del 2 luglio 1959 diede la svolta alla carriera di un fantino, Saro Pecoraro detto Tristezza (che da pochi giorni ha spento 87 candeline) che sino ad allora aveva disputato belle ma sfortunate carriere, mettendosi in luce con barberi spesso di seconda fascia. In quell’occasione, Saro era invece uno dei gradi favoriti, montando Salomè per l’Aquila, assieme alla Chiocciola con Uberta e Solitario, al Leocorno con Tanaquilla e Biba ed all’Istrice con la vecchia Gaudenzia e Veleno. Ma il Palio non iniziò sotto i migliori auspici per Tristezza; alcune avvisaglie della drammaticità di quei quattro giorni si ebbero per la terza prova quando a fare le spese della scarsa abilità del mossiere Casilli fu Veleno, che cadde al canape e si infortunò seriamente, costringendo l’Istrice a ripiegare sul semi sconosciuto Giuseppe Vischetti detto Menghino. La mossa della quarta prova poteva dare la svolta definitiva a quel Palio: i fantini fiancarono, il canape rimase clamorosamente teso, ed a pagarne le conseguenze maggiori furono Biba, che cadde senza però riportare grosse conseguenza, lo stesso Tristezza, che si procurò diverse ferite, venne sostituito dal fratello Sorriso per le restanti prove, ma riuscì comunque a correre il Palio seppur malconcio e con un vistoso cerotto sul naso, e Metallina, la cavalla del Nicchio, che si infortunò e giunse al Palio acciaccata, pur risultando una delle grandi protagoniste di quella carriera. Tale ecatombe di cavalli e fantini portò a conseguenze estreme: il mossiere Casilli fu costretto a dimettersi ed il suo posto venne preso del Deputato della Festa Carlo Alberto Fagnani, nipote del grande mossiere di inizio secolo Venturino Benvenuti. Ma anche per Fagnani il compito non fu certamente agevole e la sera del Palio dovette addirittura ricorrere alla seconda busta. Un primo allineamento fu infatti annullato a causa della caduta al canape del debuttante Canapetta, che correva nell’Onda; i cavalli si lanciarono lo stesso al galoppo e furono fermati, con evidente ritardo, solo quando erano all’altezza di San Martino. La seconda busta vedeva al primo posto  l’Aquila, con accanto la Chiocciola, poi Pantera (Velka e Rondone), Istrice, Oca (Rosella e Ciancone), Tartuca (Buriana e Terribile), Civetta (Nottolina e Giove), Leocorno, Onda (Dorico e Canapetta) e, di rincorsa il Nicchio (Metallina e Vittorino). La Chiocciola fu la più lesta ad uscire, seguita dall’Oca e dall’Aquila che, sfruttando traiettorie interne, girò San Martino in seconda posizione. In forte ritardo e fuori dai giochi la Pantera che si fece trovare girata al momento dell’ingresso del Nicchio. Il Palio divenne quindi un “affare di famiglia” tra le due sorelle Uberta e Salomè, con quest’ultima che, grazie all’abilità di Tristezza, riuscì a prendere la testa poco prima del secondo San Martino. La caduta del Solitario al secondo Casato spianò definitivamente la strada all’Aquila che vinse il Palio con molti colonnini di vantaggio sul Nicchio che disputò comunque una grande carriera, nonostante le precarie condizioni fisiche di Metallina.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 
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