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STORIA DEL PALIO: 16 AGOSTO 1949

News inserita il 09-03-2020

Il tris della Civetta e lo sfogo di Pietrino.

La carriera del 16 agosto 1949 vide come protagonisti due fantini, uno, il Biondo, plurivittorioso in Piazza, e l’altro, Amaranto, alla ricerca del primo successo alla diciottesima presenza sul tufo. La voce popolare che girava in città in quei giorni di Palio, voleva che quella fosse proprio la volta buona per Amaranto, che correva nella Torre su Mistero. Oltre alla contrada di Salicotto, la tratta pomeridiana (le batterie furono posticipate alle 14.30 a causa di un acquazzone mattutino), favorì il Nicchio con Salomè, poi affidato al quasi esordiente Tirone, la Pantera con Piero e Ranco e la Chiocciola con Noce e Bazza. Sembravano avere minori chance di vittoria il Leocorno con Marco Polo e Zanna, la Selva con Fato e Terribile, la Tartuca con Eraldo II e Tripolino, l’Istrice con Anita e Pietrino, l’Oca con Bianchinetta e Ciancone. Infine c’era la Civetta, che ebbe in sorte Popa, promettente cavalla di Dedo Pianigiani che, fino alla caduta del suo fantino al secondo Casato, stava disputando un grande Palio all’esordio nel Montone nel luglio precedente e che, in quell’agosto, con l’Arzilli in groppa, acquistava sempre maggiore credibilità, tanto da vincere 5 prove consecutive, dalla seconda alla provaccia, diventando così un’osservata speciale per tutti gli avversari. E la sera del Palio, infatti, l’accoppiata civettina faceva davvero paura, tanto da ricevere un trattamento speciale, sia al canape che in corsa. Al momento dell’ingresso del Nicchio di rincorsa, al termine di una mossa lunga e nervosa, l’Arzilli prese una cavallata da Ivan nella Selva, rimanendo praticamente fermo, mentre Oca, Leocorno e Torre furono le più svelte ad uscire dai canapi. A San Martino sfilò primo il Leocorno ma i sogni di gloria del debuttante Zanna durarono fino al Casato, quando fu la Torre a guadagnare la testa. La gioia del primo successo per Amaranto sembrava ormai cosa certa ma, all’inizio del terzo giro, la Civetta riuscì a sfuggire dalla marcatura di Pietrino, superando di slancio due contrade e venendo a concludere i tre giri con molti colonnini di vantaggio sulle altre. Per la Civetta quella fu la terza vittoria dalla ripresa del Palio dopo lo stop per la guerra. Interessante, però, fu anche ciò che accadde nei giorni successivi la corsa: gli istriciaioli, infatti, espressero diverse perplessità sulla corsa di Pietrino, più intento, a parer loro, a fare da tappo per favorire la fuga della Torre, che a tirare a vincere. Per tutta risposta, Pietrino inviò al priore di Camollia una lettera e, con queste parole, provò a spiegare il proprio operato: “…come fantini siamo considerati poco, ma anche noi siamo uomini di carne ed ossa e come gli altri, e più degli altri, sottoposti ai capricci della fortuna. Ricordatevi ancora che ogni fantino vuole vincere se non altro per il suo personale interesse e che nessuno viene a Siena a rischiare la vita per cambiare aria o per sentire cantare stornelli che, anche se fanno piacere, non riempiono lo stomaco. Lavoriamo anche noi per guadagnare  un sudatissimo pezzo di pane”.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

 
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