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STORIA DEL PALIO: IL 1834 DEI BRANDANI

News inserita il 01-08-2019

Il cappotto del Nicchio e l’epurazione di alcuni fantini “scomodi”.

Il 1834 è un anno passato alla storia del Palio tanto per il cappotto del Nicchio quanto per un episodio unico nel suo genere, l’epurazione di massa di alcuni fantini, tutti appartenenti alla stessa famiglia, quella dei Brandani che, con i loro successi ripetuti, favoriti dalla presenza contemporanea sul tufo di più esponenti di tale stirpe, era diventata, agli occhi di alcune contrade, scomoda e da eliminare al fine di garantire la disputa di un Palio più lottato (o garoso, come si diceva all’epoca) e non gestito a tavolino dai fantini con lo scopo di favorire la vittoria talvolta dell’uno, talora dell’altro. L’avventura dei Brandani in Piazza ebbe inizio nella seconda metà del ‘700, grazie ai capostipiti Matteo, detto Brandino (48 carriere corse, 3 vittorie), Angiolo, detto Brandino II (7 Palii disputati, nessun successo) e Luigi, detto Cicciolesso (28 presenze, 4 vittorie), ma raggiunse il suo apice nel terzo decennio del XIX secolo grazie a Giovanni, detto Pipistrello, uno dei due figli di Luigi. Dopo un inizio di carriera in sordina, Pipistrello impose la sua supremazia con un doppio cappotto, nel 1833 per Drago e Lupa e nel 1834, come già detto,  per il Nicchio. E proprio la carriera del 2 luglio 1834 fu un vero capolavoro di strategia paliesca con ben 4 Brandani al canape, di cui 3 con compiti ben precisi per favorire la vittoria del loro congiunto: Bernardo, detto Giacco che correva nella Chiocciola si doveva occupare di fermare la Tartuca, Giuseppe, detto Ghiozzo, nel Bruco e Carlo, detto Brutto, nel Leocorno si estromisero ben presto dalla carriera ostacolando la corsa degli altri, cosicché il Nicchio poté vincere nel più agevole dei modi. La sempre maggiore egemonia dei Brandani non andò a genio ad alcuni capitani delle contrade che avrebbero dovuto correre la successiva carriera di agosto i quali, a seguito di una riunione datata 25 luglio, proposero l’esclusione di alcuni elementi di quella casata (Brutto, Ghiozzo, Cicciolesso e del giovane Agostino che ancora non aveva debuttato sul tufo), ritenuti tra i più abili nell’arte di “accomodare” le carriere. La proposta fu accolta dalle autorità e per i quattro fantini fu prevista la squalifica a vita semmai si fossero presentati al canape per l’Assunta, anche se Cicciolesso provò in ogni modo ad aggirare il divieto riuscendo addirittura a trovare un giubbetto per una prova, prima di essere allontanato definitivamente dalla Deputazione della festa. Ma, come dice il proverbio, la fortuna aiuta gli audaci, e Pipistrello, unico membro dei Brandani al canape in quel 17 agosto 1834,  riuscì lo stesso a vincere, grazie al cavallo scosso, il baio scuro del Batazzi, dal quale era caduto al secondo San Martino, che con un guizzo irresistibile riuscì a superare proprio sul bandierino l’Onda. Da quel momento in poi l’impero dei Brandani si offuscò, tant’è che la famiglia di Taverne d’Arbia, dominante in Piazza da oltre 40 anni, riuscì a vincere solo un’altra volta, ancora con Pipistrello, il 3 luglio 1836 nella Tartuca.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 

 
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