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STORIA DEL PALIO: LA MOSSA (SECONDA PARTE)

News inserita il 12-03-2018

Come sono cambiate, nel corso dei secoli, le modalità di ingresso delle contrade ai canapi.

Dopo aver parlato nello scorso appuntamento della mossa in generale, vediamo oggi come son cambiate nel corso degli anni le modalità di ingresso tra i canapi per il Palio.

Se per le prove l’ordine di ingresso delle contrade è fissato dall’art. 62Prima prova - ordine nel quale le Contrade furono estratte a sorte per partecipare al Palio; Seconda prova - ordine suddetto invertito; Terza prova - ordine d'estrazione delle Contrade per l'assegnazione dei cavalli; Quarta prova - ordine suddetto invertito; Quinta prova - ordine avuto dai cavalli per procedere alla loro assegnazione; Sesta prova - ordine suddetto invertito), per il Palio esso è stabilito dalla sorte. Il meccanismo ancora oggi usato per tale sorteggio fu ideato da Luigi Sprugnoli e sperimentato per la prima volta nello straordinario del 1950, ma solo a partire dal 1952 questo trovò spazio all’interno del regolamento, e l’attuale art. 85 ne disciplina le modalità di utilizzo. Il meccanismo si compone di una vasca serbatoio ovoidale dal diametro 6 volte superiore alla cubatura complessiva dei 10 barberi che vi verranno introdotti, e di un tubo a doppia camicia ruotante munito di 9 finestre tonde, numerate dall’1 al 9, e di una finestra quadrata con il numero 10 che indicherà la rincorsa. Tali finestre hanno il diametro leggermente inferiore a quello del singolo barbero. Al momento dell’ingresso in Campo della quarta comparsa del corteo storico, sul palco dei Giudici, alla presenza dei Deputati, i Capitani o i loro delegati provvederanno ad introdurre i barberi nella vasca. Terminata l’operazione verrà applicato il tubo e chiusa la doppia camicia, ed una volta mescolati i barberi mediante scuotimento del meccanismo, esso verrà rovesciato consentendo così ai barberi di scorrere lungo il tubo che sarà poi staccato dalla vasca, sigillato con impiombatura per evitare manomissioni, e riposto nella propria cassetta. Tale operazione sarà ripetuta altre 2 volte per completare le 3 buste. Usciti i cavalli dall’Entrone, una volta che essi avranno raggiunto l’altezza del Casato, i Deputati provvederanno ad aprire la cassetta numero 1, a tagliare lo spago che legava la camicia del tubo e, ruotandola, conosceranno l’ordine stabilito dalla sorte, che verrà immediatamente dettato ad un funzionario comunale presente sul palco dei giudici. Saranno trascritte 3 copie: una per il mossiere, una che viene consegnata al Sindaco ed è a disposizione di Deputati e Capitani, ed una per il graduato della Polizia Municipale, che oggi resta sul palco, ma che fino a non molti anni fa rimaneva sul tufo e si occupava della chiamata delle contrade. Nel caso in cui si dovesse ricorrere alla seconda e poi alla terza mossa, le stesse operazioni verrebbero ripetute usando i tubi con il numero 2 ed il numero 3. Se poi, nemmeno queste 2 mosse fossero sufficienti, si utilizzerebbero allora gli ordini invertiti delle precedenti 3 buste.

Anche per ciò che riguarda il sorteggio dei posti al canape per il Palio, nel corso degli anni si sono avute delle modifiche notevoli che proviamo a riassumere in breve: nel 1676, quando fu introdotta la tratta dei cavalli, l’ordine al canape corrispondeva con quello di assegnazione dei cavalli. Ma ciò permetteva di conoscere tale ordine con grosso anticipo quindi, per garantire maggior segretezza ed anche al fine di evitare il proliferare di accordi tra fantini, nell’agosto 1788 si decise di estrarre l’ordine sul verrocchio pochi minuti prima della corsa, operazione che, a partire dal Palio successivo, per snellire i tempi di attesa, venne fatta la mattina della corsa in Comune alla presenza dei soli Giudici della Mossa, senza i capitani (che furono ammessi ad assistere a tale operazione solo dal 1833), i quali sarebbero comunque venuti a conoscenza dell’ordine sorteggiato al momento dell’entrata in Campo della propria comparsa per il corteo storico. Altra significativa modifica nel 1903: il regolamento attribuiva al Sindaco il compito di estrarre in 3 mosse, l’ordine sia delle prove che del Palio. A partire dal 1930, le 3 estrazioni fatte dall’allora Podestà venivano chiuse in buste alle quali era attribuito il nome di uno dei 3 terzieri cittadini (San Martino, Città e Camollia); successivamente si teneva un ulteriore sorteggio, effettuato da parte di un capitano precedentemente estratto, per stabilire quale fosse la prima, la seconda e la terza mossa. Nel 1938 fu ideato un sistema assai contorto ed anche difficile da spiegare: il Podestà trascriveva in 3 elenchi le 10 contrade assegnando loro casualmente dei numeri da 1 a 10, che erano a conoscenza del solo primo cittadino. Il giorno della tratta si provvedeva ad una prima estrazione dei capitani che a loro volta avrebbero dovuto sorteggiare i numeri relativi a ciascuna contrada. Il primo numero estratto corrispondeva alla contrada che avrebbe occupato il primo posto al canape e via discorrendo fino alla rincorsa. E ciò veniva ripetuto per 3 volte. Dopo la segnatura dei fantini, un ultimo sorteggio provvedeva a determinare la prima, la seconda e la terza busta. Ma queste innovazioni non risultarono sufficienti per garantire la segretezza dell’ordine, in quanto c’era chi sosteneva come una persona (il Podestà o il Sindaco, a seconda del periodo storico), conosceva in anticipo l’ordine, come risulta anche da un intervento fatto da un consigliere comunale che riportiamo: “il sistema attualmente adottato è ingegnoso e non si presta a ingiustizie, ma rimane il fatto che uno, cioè il Sindaco, conosce in precedenza l’ordine delle contrade al canape e ciò basta per non lasciare del tutto tranquille le menti affannate dei contradaioli che temono sempre di tutto e sospettano, anche se il primo cittadino deve essere fuori da ogni sospetto. Ad ovviare a questo inconveniente egli è d’avviso che sarebbe opportuno installare un mezzo meccanico, che rassicuri i contradaioli e tolga di responsabilità il Capo della Amministrazione”. Ci vollero ulteriori anni di discussioni e polemiche prima di arrivare alla soluzione definitiva ideata dallo Sprugnoli che riuscì finalmente a mettere tutti d’accordo.

Davide Donnini

 

 
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