STORIA DEL PALIO: IL PRIMO CAPPOTTO DELLA LUPA
News inserita il 26-08-2016
Cronaca e curiosità sulle due carriere del 1785.
C’è un comune denominatore che lega il 1785 al 2016 ed è il
cappotto della Lupa. Se della recente doppia vittoria di Preziosa Penelope e
Scompiglio si è già detto tutto, vediamo adesso di scoprire cosa successe in
quelle due carriere di 231 anni fa.
Nel Palio di luglio la Lupa trionfò con il fantino Dorinoche montò il sauro del Palagi (occorre ricordare come a quell’epoca i cavalli
non avessero un nome e venivano pertanto identificati con il colore del
mantello e con il cognome del proprietario). Data la mossa scattò in testa ilLeocorno con il debuttante fantino Uccellino seguita proprio dalla Lupa. Ma nei
piani di Uccellino non c’era la gloria ma solo la sconfitta di Dorino, la cui
vittoria non era gradita ai fantini poiché avrebbe portato ben pochi quattrini
nelle loro tasche. Perciò, poco prima di San Martino, il fantino del Leocorno
rallentò l’andatura, si fece raggiungere dalla Lupa e cercò in ogni modo di
scavallare Dorino. Ma tutti i suoi tentativi andarono a vuoto; Dorino con
grande maestria riuscì a superare il Leocorno ed a concludere indisturbato la
corsa fino al bandierino.
La carriera di agosto ebbe un prologo clamoroso. Adriano
Sofri nel suo libro “Machiavelli, Tupac e la Principessa”, riferendosi alla
nostra festa sostiene che: “nessun Palio si vince contro la Fortuna, ma la
Fortuna bisogna meritarla”. Nella tratta di quel Palio qualcuno provò a
meritarsela con l’inganno. Erano infatti rimasti nel bossolo due cavalli, il
numero 2 uno dei più ambiti, ed il numero 7, una brenna e due contrade il Nicchio e l'Istrice. La sorte assegnò quest’ultimo
al Nicchio ma, con un abile colpo di mano e ribellandosi al volere beffardo della
dea bendata, il barbaresco dei Pispini afferrò l’altro cavallo, il bombolone,
uscendo da Piazza con il popolo al seguito, lasciando sbigottiti gli
istriciaioli che ingiustamente si ritrovarono con il brocco tra le mani. La
cosa non poteva poi passare inosservata per un semplice motivo cromatico: il
cavallo numero 2 era un sauro, il numero 7 un grigio! Dopo un primo attimo di
smarrimento, i contradaioli dell’Istrice invasero le strade del Nicchio per riottenere il maltolto, mentre
in Piazza, come segno di protesta, il barbaresco di Camollia lasciò libero il
malcapitato cavallo grigio che continuò a vagare tra la folla finché non fu
catturato dalle guardie.
L’accoglienza dei nicchiaioli verso gli inferociti istriciaioli non fu
delle più benevole, tant’è che questi ultimi dovettero chiedere l’intervento
delle autorità. Dopo una nottata di trattative e discussioni (con la prima
prova che non vide la partecipazione delle due contrade litiganti e fu corsa in
8), solo all’ora di pranzo del giorno successivo il Nicchio restituì all’Istrice
il proprio cavallo, ricevendo in cambio il tanto bistrattato grigio.
La carriera però non vide protagonista l’Istrice che non
viene mai menzionato nelle cronache. Il Palio fu lottato tra la Torre con il
fantino Dorino, la Chiocciola con Biggeri, l’Onda con Annibale e la Lupa che,
al termine di tre giri entusiasmanti in cui non mancarono nerbate, parate e
trattenute, tagliò per prima il bandierino con il fantino Pacchiano, conosciuto
anche come Maremmano perché natio di Massa Marittima, ed il cavallo morello del
Fanciulli. Era il primo cappotto per la Lupa. Il secondo è storia di oggi.
Davide Donnini
Foto tratta da:www.ilpalio.org
|
|