LA MENS SANA ADESSO ALZA L'ASTICELLA
News inserita il 23-03-2016
I biancoverdi sognano un posto di prestigio nella griglia-playoff. A Rieti in posticipo: si gioca martedì 5 aprile alle 21.00
Nell’uovo
di Pasqua, la Mens Sana trova i
playoff. Regalo migliore non poteva farselo la squadra di Sandro Ramagli, che dopo aver trascorso tutto il girone di andata (come
da copione) a guardarsi dietro le spalle e contare i punti di distacco dalla zona-retrocessione,
ha centrato domenica scorsa contro Roma la vittoria numero nove (su undici
partite) dell’anno solare 2016 e virtualmente piantato la bandierina
biancoverde nella post season. Risultato sportivo che ha del clamoroso,
considerate le premesse (squadra neopromossa, allenatore nuovo, come nove dei
dieci giocatori del roster), le potenzialità cestistiche (tutt’altro che
smisurate, non c’è nulla di male a ribadirlo seppur col passare dei mesi alcuni
giocatori si siano rivelati scommesse vinte, anzi stravinte: Truck Bryant l’esempio più nitido) e i
problemi incontrati dal club (dichiarare di volersi concentrare solo sul campo
è prassi, ben più complicato riuscirvi), ma non c’è tempo per celebrare perché
logica e buon senso impongono di alzare l’asticella e cercare, nelle ultime
quattro giornate di regular season, di staccare il miglior biglietto d’ingresso
possibile nel tabellone della post season. Si riparte, fra dieci giorni (Lollo Bucarelli è di scena a Mannheim
con gli Azzurrini, la Mens Sana ha ottenuto di pogiocare il 5 aprile alle 21.00),
per un mini-campionato che toccherà Rieti e Ferentino, intervallate dalla
partita casalinga con Casalpusterlengo e seguite da quella contro Biella,
ultima di regular season. Con altre due-tre vittorie, il fattore campo nel
primo turno dei playoff sarebbe cosa fatta: per la gioia di tutti, anche quella
del cassiere… CHI VA OLTRE IL DEBITO? Da qualche giorno, in maniera più o meno ufficiale ed
in percentuale sostanziosa, la Mens Sana (che all’anagrafe si chiama Mens Sana Basket 1871) è passata di
mano dalla Polisportiva ai tifosi. Un fatto sostanzialmente unico in Italia,
che intimamente inorgoglisce vista la mole di adesioni (e di contributi) che
persone “normali” e qualche addetto ai lavori (cui va dato atto di avere
realmente “Siena nel cuore”) stanno versando per sostenere l’associazione “IoTifoMensSana” o indirizzando sulle
altre tre raccolte messe in piedi per cancellare il debito delle casse
biancoverdi. Un fatto, però, che si presta anche ad altre considerazioni che
stridono col clima euforico creatosi attorno a questa eccezionale
(sottolineiamolo sempre, eccezionale) dimostrazione di amore nei confronti dei
colori biancoverdi. Grazie ai soldi dei tifosi, e di qualche addetto ai lavori
(che ragionevolmente può investire diversi euro in più), si può forse aspirare
a portare vicini al pareggio i conti entro il famigerato 30 giugno, ma senza altri interventi pesanti non esistono margini
per andare oltre: si aspetta insomma di capire, magari anche prima di quel 30
giugno, se un main sponsor farà capolino e soprattutto cosa e quanto potrà iniziare
dare l’atteso consorzio “Basket e Sport
Siena” che da poco si è costituito, perché è innegabile che un’operazione
come quella messa in piedi da “IoTifoMensSana” sia di natura straordinaria, e
proprio per questo non ripetibile all’infinito. Se poi, nel frattempo, anche
qualche soggetto istituzionale volesse appoggiare ciò che il tessuto sociale
sta miracolosamente riuscendo a fare in queste settimane, si tratterebbe almeno
di un segnale di interesse nei confronti di tutta questa intricata vicenda. Segnale
che, ad oggi, manca e certo non rasserena il clima della piazza. TIME OUT, UN “MARE MAGNUM” L’avviso di conclusione delle indagini relative
all’inchiesta Time Out, è il primo
passo per comprendere chi e cosa, nell’estate del 2014, abbia ucciso la Mens Sana Basket. La Procura di Siena
ha tirato le fila di un lavoro assai complesso vergando 33 capi di imputazione e scrivendo i nomi di 14 indagati: non necessariamente tutti finiranno a processo, sia perché
il rinvio a giudizio non è automatico, sia perché alcuni dei chiamati in causa
potrebbero patteggiare prima dell’apertura delle aule del tribunale
riconoscendo la propria colpevolezza, a chi invece sarà chiamato davanti al
giudice toccherà discolparsi dalle accuse di associazione a delinquere, riciclaggio,
ricettazione ed altri reati tributari quali frode fiscale, bancarotta
fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa denuncia,
false comunicazioni sociali e ricorso abusivo al credito. Un “mare magnum”
risultato abbastanza circoscritto alla gestione della vecchia società, nel
quale spicca il nome di Ferdinando
Minucci assieme a quelli di amministratori, familiari e personaggi legati a
vario titolo alle attività del club, che assieme alle società esterne Essedue Promotion e Brand Management di Rimini avrebbero
messo in piedi, si scrive “un complesso meccanismo fraudolento che consentiva,
attraverso il pagamento in nero anche su conti esteri e false fatturazioni, di
remunerare i giocatori, alterare i bilanci e trarre profitto personale”. Da
questo momento la palla passa alla giustizia, che seguirà i suoi canali ed avrà
i suoi tempi. Quanto al terremoto che doveva “sconvolgere tutto il basket
italiano e non solo quello” (una soluzione finale che, paradossalmente, avrebbe
fatto comodo a molti anche fra gli indagati), si dovrà, nel tempo, capire perché
non si siano avvertite scosse di rilievo, mentre come la mole delle cifre
emerse dalle indagini rispedisce al mittente il ritornello (sentito
canticchiare più volte) che le parti in causa nel breve post-Minucci abbiano
“operato solo per staccare la spina”. Nel frattempo può dormire fra due
guanciali chi di recente aveva sguainato la spada per difendere la validità,
almeno quella sportiva, dei titoli biancoverdi: grossi dubbi non esistevano, a
dire il vero, ma è bene che altrove inizino a farsene una ragione del perché sul
campo non c’era quasi mai partita. Matteo Tasso (foto Mens Sana Basket 1871)
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