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L'ELEMOSINA AI POVERI, PER VIVERE IN ARMONIA

News inserita il 25-12-2015

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In questi giorni per le vie di Siena, al supermercato ma anche al mercato e in molti altri luoghi, capita di trovare persone, italiane e non, che chiedono l’elemosina, in maniera semplice, umile, ma in certi casi ci sentiamo davvero sopraffatti da questa situazione.

Magari usciamo dal lavoro, dopo una giornata ricca e densa, per poi dover andare a casa e occuparci di figli, cena e, mentre siamo intenti a prendere il carrello, ci troviamo delle persone che ci chiedono soldi, qualche spiccio per comprarsi un panino.

Ecco, proprio in quel momento ci sale la rabbia. Siamo esseri umani tutti quanti e proprio non concepiamo questo tipo di atteggiamento perché noi per mangiare, per pagare l’affitto, le rate dell’auto, lavoriamo e con molta fatica, senza mollare la presa e ci verrebbe da rispondere a questi uomini: "andate a lavorare".

Io credo che questo tipo di atteggiamento, che, intendiamoci, è naturale ed umano, possa essere corretto: penso anche io che queste persone debbano lavorare regolarmente, ma siamo sicuri che il nostro paese sia in grado di "inserirli" in un sistema che conoscono poco?

Il mio non è buonismo, però spesso assisto a discorsi che secondo me hanno dei grandi controsensi: se da una parte quando c’è la minaccia di togliere il crocifisso dai luoghi pubblici (cosa per altro giusta in quanto l’Italia è un paese laico, come stabilito dalla Costituzione) tutti gridano a gran voce di essere "cristiani e credenti", dall’altra, quando si tratta di "applicare", nella sostanza, il "Credo", il "Verbo", tutti si dileguano.

Lo sapete, per esempio, che il termine "elemosina" deriva dal greco "eleèo" e significa compassione, ovvero partecipazione al dolore altrui tramite una particolare attenzione che rivolgiamo ad una persona senza ricevere nulla in cambio; è qualcosa di diverso dal "dono" che fa parte di un sistema di scambio rituale o sociale che, per definizione, implica reciprocità e tende a stabilire un rapporto di parità tra i soggetti implicati, cosa che invece non c’è nell’elemosina.

Ecco, l’elemosina, la compassione verso colui che è in posizione di svantaggio, nel Cristianesimo rientra nel concetto di "carità", ovvero è, insieme alla preghiera e al digiuno, un impegno per il processo di rinnovamento quaresimale dei cristiani; aiuta a vincere la costante tentazione dell'idolatria del denaro. L’elemosina deve altresì essere nascosta, come dice il Vangelo, e non mettere in evidenza noi stessi. Non è la semplice filantropia, ma espressione concreta della carità cristiana la manifestazione dell’essere cristiani, sicuramente molto di più che esporre un crocefisso in un’aula scolastica o far fare una recita natalizia ai figli quando poi il Vangelo nessuno lo legge o la domenica raramente ci si reca a messa.

L’elemosina, suggerisce, come dice la Scrittura, è uno scambio di gioia sia nel dare che nel ricevere, può avere come frutto anche il perdono dei peccati, perché avvicinandoci agli altri ci avvicina a Dio, educa inoltre alla generosità dell'amore.

Naturalmente anche io mi rendo conto che non è possibile aiutare tutti, perché il problema adesso sta proprio nel fatto che di persone bisognose ce ne sono davvero tante, sia italiane che non, però credo che lo Stato, e quindi noi tutti, perché lo Stato siamo noi, in qualche modo dobbiamo mobilitarci, far leva affinchè queste persone riescano a trovare una "inquadratura sociale" all’interno del nostro sistema, perché, come è vero che ci sono persone che su questo status ci "marciano" o che comunque non hanno intenzione di cambiare, ce ne sono anche però tante che hanno voglia di stabilità e non aspettano che un nostro aiuto. Una nostra raccomandazione.

E questa raccomandazione credo che sia davvero plausibile. Il "curriculum vitae" in questo caso consiste solo nel fatto di essere "persone" e di essere trattate come tali.

Chiara Lenzini

 

 
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