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PRIMA SELVALTA IN CAMPO

News inserita il 17-08-2015


Cinque anni sono un digiuno da niente per tutte le Contrade...ma non per la Selva (Fotogallery Gianfranco Bernardo).


Cinque anni sono un digiuno da niente per tutte le Contrade...ma non per la Selva che ci ha abituati a vittorie a ripetizione dal lontano 1953, quando si tolse la cuffia, ad oggi. Evviva la Selva. Prima Selvalta in Campo con Capitan Targetti che - andate a vedere - ha montato fior di campioni nella contrada di Vallepiatta da quando guida il suo popolo.

E vince il cavallo più forte del gruppo. Lo scorso anno, ad agosto, era arrivato quarto...ma c'erano tutti i bomboloni ora esclusi. In loro assenza ha fatto letteralmente il vuoto. Girellone, come sempre, fra i canapi, ha trovato in Giovanni Atzeni detto Tittia il suo astuto e bravissimo maestro che non trovando spazio al quarto posto, ha affiancato, allo steccato, la Chiocciola ed è uscito a palla di cannone verso un successo strameritato e che nessuno ha messo mai in discussione.

Ha fortuna la Selva? Certo, se uno corre cinque carriere di seguito proprio sfortunato non è...e poi  ha avuto in sorte buoni barberi. Ma la fortuna a volte si “chiama” e il popolo di Valleppiata la chiama, eccome, con una compatezza che fa di una Contrada normale una Signora Contrada, come la definiva Sunto, il Profeti, negli anni settanta. E non è nemmeno un caso che il Priore della Selva si chiami Marini, uno della stirpe vincente. E così, dopo il digiuno, per loro lungo, di cinque anni ecco il trionfo!

E' chiaro che il Tittia, pareggiando i conti con Brio – cinque a cinque – si riproponga come l'erede di Trecciolino. E' ancora molto giovane ed è davvero l'unico fra i fantini del duemila che possa pensare di traguardare il Bruschelli, che proprio in questa carriera ha trovato il suo degno erede naturale. Parlo di suo figlio Enrico, detto Bellocchio, che, caduta a parte, ha corso un gran Palio nell'Oca sulla snella Quadrivia.

Il Palio l'hanno fatto in quattro, la dominante Selva, la Lupa, l'Oca e la Torre, con l'Istrice, che arrancava senza grande qualità. Ma il Palio dopo lo scorno di luglio, quando il Columbu l'aveva letteralmente disarcionato, è stato padroneggiato dal sardo-italo-tedesco che si è dimostrato con i fatti e non con le chiacchiere un grandissimo.

Ha messo le mani sul Palio, dove campeggiava un barberone verde-arancio e bianco, alla mossa. Poi ha impostato un San Martino perfetto e non ha avuto nemmeno bisogno di girarsi per vedere cosa stava accadendo alle sue spalle.

Dietro ha battagliato il solito Scompiglio, ma, datemi retta, Mocambo non ha i numeri per vincere un Palio. Il Mari si è sbattuto fra terza e quarta posizione, ma non ha mai dato l'impressione di poter indossare un Cappotto. L'Oca l'ha superato e poi Roba e Macos lo ha forse tradito andando largo ai palchi del Casato...ma, sia chiaro, il suo Palio era già finito.

L'altra punta, e secondo me inattesa, è stata l'Oca, con un Bellocchio che esce bene dai canapi e dopo aver indugiato un attimo per cogliere il filo di Beppe va ad interpretare una splendida carriera.

Devo ancora capire se al terzo giro ha toccato il materassino o se è semplicemente scivolato, ma è stato protagonista su di un esordiente tutto da rivedere.

Le altre hanno fatto quanto potevano, anche se il Migheli, almeno alla mossa si è distinto...c'è solo da capire l'incredibile caduta di Gingillo da Querino, comunque già abbondantemente nelle retrovie.

Al settimo cielo la Selva con il Capitano, i tenenti, Priore, staff stalla e popolo festante.

Al settimo cielo anche Mark Harris Getty, il proprietario di Polonsky che dopo quasi trent'anni, dal grigio Amore in poi, ha colto il suo primo successo sul Campo.

Le pagelle a domani, dopo aver rivisto attimo per attimo le prestazioni delle singole accoppiate. Tittia si merita ovviamente un 10 e lode!!!

Roberto Morrocchi - Foto: Gianfranco Bernardo

 

 
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