SIENA SECONDA CITTÀ PIÙ CARA D'ITALIA E PRIMA PER INFLAZIONE

News inserita il 18-04-2025 - Attualità Siena

CGIL: "Rilancio e sviluppo del territorio sia priorità dell’azione istituzionale"

Per il terzo anno consecutivo, Siena si conferma tra le città più costose d’Italia. È seconda in classifica per il costo della vita, ma prima per l’inflazione, che tocca il 3%. Un dato preoccupante che si aggiunge a un contesto nazionale già difficile, dove salari e pensioni hanno perso valore, equivalenti a quasi due mensilità in meno, e i redditi reali sono calati del 10% in pochi anni.

Il caro-vita si fa sentire soprattutto nel quotidiano: vivere a Siena costa in media 765 euro in più rispetto alla media nazionale. Gli affitti assorbono oltre un terzo dello stipendio, e quasi la metà nel capoluogo. Intanto, il lavoro scarseggia: in un anno si sono persi 1.200 posti, con l’8% dei lavoratori dipendenti che riesce a tirare avanti solo grazie agli ammortizzatori sociali. I nuovi contratti sono in gran parte precari e le buste paga sono in media più leggere di 3 euro rispetto al resto d’Italia.

A preoccupare è anche il calo demografico: Siena perde ogni anno circa 2.100 abitanti. E si avvicina sempre di più una situazione critica in cui il numero di persone occupate sarà pari a quello di chi non lavora. Una tendenza che può pesare anche sul turismo, spingendo verso un modello “mordi e fuggi” che non porta benefici duraturi all’economia locale.

“La situazione è grave – commenta la CGIL – e rischia di impoverire irreparabilmente il tessuto sociale e produttivo del territorio, dalla Valdelsa all’Amiata. Serve un’azione forte e concreta da parte delle Istituzioni”.

Il sindacato chiede interventi urgenti: politiche per calmierare i prezzi, a partire dal controllo degli affitti brevi; investimenti nelle infrastrutture; un piano industriale che spinga sull’innovazione e sulla transizione ecologica e digitale. Ma soprattutto, servono politiche per creare occupazione stabile e di qualità, che tuteli i diritti dei lavoratori e non li lasci soli davanti alle crisi del mercato.

“La crescita deve tornare ad essere inclusiva e sostenibile – conclude la CGIL –. Per questo saremo chiamati a votare ai referendum dell’8 e 9 giugno, per difendere il lavoro e i suoi diritti”.

 

 

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