SARA FATTORINI, QUANDO LA PREPARAZIONE ATLETICA È DONNA

News inserita il 07-04-2022 - Mens sana Basket

Da due anni lavora sulla condizione fisica dei cestisti mensanini: “Non è una questione di genere, metto in campo la mia professionalità”

Alla Mens Sana la preparazione atletica è donna. Spetta a Sara Fattorini, anche in questa stagione 21/22, il compito di mantenere in forma i cestisti biancoverdi, un lavoro che la trentanovenne personal trainer del club compie con professionalità e passione e che proprio in questi giorni mira a far ritrovare la giusta brillantezza ad una squadra debilitata da malanni e acciacchi, oltre che da tre sconfitte in fila.
Quella di Sara è una bella storia di sport a 360°, approdata nell’ultimo periodo sui 28x15 del parquet di viale Sclavo. “Vivo da sempre all’interno di questo palasport – racconta Fattorini –, ma il mio contatto diretto col basket è abbastanza recente.

Ho iniziato nel 2019 a seguire il settore giovanile della società, dallo scorso anno sono diventata preparatore atletico anche della prima squadra e, dopo aver conseguito l’abilitazione, questo è il primo campionato in cui vado in panchina assieme a staff e giocatori”.
Eppure esistono foto che la ritraggono nell’atto di andare a canestro…
“Di entrarci dentro, proprio! Erano gli anni delle cheerleaders, ci esibivamo durante le partite cercando di mettere in scena qualcosa di diverso, innovativo. Iniziammo durante la stagione del primo scudetto, abbiamo vissuto l’età dell’oro del basket senese, è stata un’esperienza molto particolare e divertente, bella da fare quando hai 20 anni, poi subentrano altre priorità, nel mio caso il lavoro di istruttrice di ginnastica: ho preferito portare le ragazzine in palestra, piuttosto che continuare ad infilarmi nel canestro. La vicinanza al parquet però mi è servita molto, soprattutto in prospettiva”.
In che modo?
“La malattia di voler fare, da grande, il preparatore atletico c’era già allora. Stavo fissa a guardare preparatori e allenatori di quelle squadre fantastiche, più delle partite osservavo il loro lavoro cercando di comprendere certi approcci e certe metodologie di allenamento: dalla Mens Sana sono passati professionisti di altissimo livello, è stata una fortuna poterli vedere all’opera così da vicino e a ciascuno di loro ho provato, per così dire, a rubare il rubabile”.
Il primo amore rimane la ginnastica?
“Ho iniziato qui alla Mens Sana, molto piccola, e qui ho finito la mia carriera di agonista. In palestra mi sono sempre sentita a casa e quando ho smesso di gareggiare mi sono dedicata all’insegnamento, portando la mia esperienza al servizio della società e delle giovani ginnaste biancoverdi. Oltre alla ginnastica ho praticato pure l’atletica leggera e nel momento in cui ho capito che lo sport era la strada della mia vita ho studiato scienze motorie. Da qualche anno svolgo anche l’attività di personal trainer nel fitness Mens Sana”.
Le metodologie di allenamento sono diverse?
“Completamente. Per il preparatore atletico è fondamentale sapersi switchare, cambiare cioè approccio e genere di lavoro da un ambito all’altro. Premesse le differenze tra uno sport individuale, la ginnastica, e uno di squadra, il basket, sono diversi anche gli atleti con i quali si lavora: da una parte ci sono bambine e ragazzine, dall’altra sportivi adulti, maschi. Nel basket l’impatto metabolico è tutto, è una disciplina nella quale chi va in campo cerca una performance e non il semplice benessere personale come accade nel fitness”.
Come si rapporta un preparatore atletico donna con una squadra e uno staff tutto al maschile?
“Giorni fa mi sono sentita dire “Sai, tra uomini si fanno discorsi sporchi”, ma io ormai nello sporco ci sguazzo! Battute a parte, l’impatto non è facile: sei una donna, tutti si ricordano di quando hai fatto la cheerleader e l’insegnante di zumba, qualcuno ti conosce anche al di fuori del palasport. Ho scelto di mettere in campo la mia professionalità, ho fatto capire da subito che non è una questione di genere ma di competenze acquisite, anche di grande volontà nel colmare il gap esistente con il vissuto di chi gioca a basket, dato che la sottoscritta a basket non ha mai giocato. Ne è scaturito un rapporto molto buono”.
Per molti mesi la Mens Sana ha vinto partite uscendo alla distanza, sinonimo di ottima condizione fisica…
“Avevamo trovato una quadra che era vincente. Uno dei tre allenamenti settimanali era mirato, in mia presenza, alla preparazione fisica e nei rimanenti due l’impatto metabolico veniva comunque dato dallo staff tecnico, con l’obiettivo di tenere ritmi e intensità alti. I recuperi delle partite che erano saltate per Covid, e altro, hanno purtroppo interrotto la routine che si era creata: oltre a restringersi i tempi per allenare la parte tattica, sono venuti meno quelli per lavorare sull’aspetto fisico e questo, per un gruppo di atleti non professionisti, significa perdere brillantezza in termini di condizione”.
Sulle ultime prestazioni ha inciso anche il virus influenzale?
“La combinazione Covid-influenza è devastante, perché oltre a debilitare sul piano fisico costringe anche a chiudersi in casa per settimane. Abbiamo avuto giocatori che hanno perso 4-5 settimane di lavoro: quando sono tornati in palestra avevano più o meno la stessa condizione che si ha a settembre, all’avvio della stagione dopo l’estate”.
Cosa serve, adesso, per tornare a spingere sull’acceleratore?
“La chiave è ritrovare ritmi di allenamento abituali. Abbiamo alcune settimane per lavorare finalmente bene e rimetterci in sesto, lo stiamo già facendo, siamo d’accordo con lo staff su una tabella di marcia che permetta alla squadra di rigenerarsi e arrivare ai playoff nuovamente in condizione”.
Matteo Tasso

 

 

 

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