Si tratta di una certificazione trasparente, rigorosa e comparabile che rafforza la competitività della filiera lattiero casearia italiana. È già in corso l'iter per estendere la metodologia ad altre categorie di prodotti
Per la prima volta in Italia arrivano delle linee guida ufficiali su come valutare in modo corretto l’impatto ambientale della produzione di latte bovino, bufalino, ovino e caprino. Si tratta di un traguardo storico per il comparto agroalimentare, che segna un passo concreto verso una filiera sempre più sostenibile.
Queste linee guida – chiamate PCR (Product Category Rule) – rappresentano il primo riferimento nazionale per la creazione delle Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) nel settore lattiero-caseario, un documento fondamentale per misurare e comunicare l’impatto ambientale di un prodotto in modo chiaro, comparabile e trasparente. È la prima PCR food pubblicata in Italia.
Agritech: nasce la prima guida italiana per misurare l’impatto ambientale del latte
A redigerla sono stati EPDItaly, il Program Operator italiano per le EPD, insieme all’Università di Siena e all’Università di Pisa, nell’ambito del progetto nazionale Agritech, finanziato dal PNRR e in particolare dallo Spoke 9, coordinato dal professor Angelo Riccaboni.
«Questa nuova metodologia è un risultato concreto che può aiutare il settore lattiero-caseario a diventare più sostenibile», sottolinea Riccaboni.
Simone Bastianoni: "Con la nuova guida ambientale di Agritech, il latte diventa più sostenibile"
Il professor Simone Bastianoni (Università di Siena) aggiunge: «Abbiamo colmato un vuoto normativo. Ora le imprese hanno uno strumento serio e condiviso per valutare il loro impatto ambientale».
Secondo il professor Marcello Mele (Università di Pisa), questo è anche «un passo importante per rafforzare la competitività delle nostre produzioni a livello internazionale».
Alla redazione del documento hanno contribuito anche le aziende INDACO2 srl e Tellus srl. Per Elena Neri (INDACO2), la PCR è «un segnale di trasparenza e consapevolezza che può valorizzare le specificità delle produzioni italiane».
Il lavoro però non finisce qui: sono già in corso studi per estendere questa metodologia ad altri prodotti derivati, come i formaggi e gli alimenti trasformati, e per accompagnare le aziende nell’adozione di nuove dichiarazioni ambientali, sempre più centrali in un’ottica di sostenibilità e mercato globale.