All'Università di Siena parte un progetto innovativo per salvare i documenti storici con la nanocellulosa. Partner: la Biblioteca comunale degli Intronati, l’Archivio di Stato di Siena e la Fondazione Monte dei Paschi, ente cofinanziatore
Presso l’Università di Siena ha preso il via NACOBI, un progetto innovativo pensato per proteggere e conservare i beni culturali più fragili: documenti, manoscritti e libri antichi minacciati dal tempo e dai microrganismi. Il nome completo del progetto è NAnocellulosa per la COnservazione di Beni di Interesse storico-culturale e propone una soluzione all’avanguardia che unisce scienza e tutela del patrimonio.
L’idea alla base è semplice ma rivoluzionaria: usare materiali a base di nanocellulosa, piccolissime fibre naturali, resistenti e sostenibili, combinate con peptidi antimicrobici, sostanze naturali capaci di bloccare batteri, muffe e funghi. In questo modo si ottiene un duplice risultato: rafforzare i supporti cartacei ormai fragili e, allo stesso tempo, fermare i microrganismi che li stanno danneggiando.
“NACOBI nasce per affrontare un problema silenzioso ma molto serio”, spiega la professoressa Chiara Falciani, responsabile scientifica del progetto e docente al Dipartimento di Biotecnologie Mediche. “Nei nostri archivi e biblioteche, tanti documenti rischiano di andare perduti a causa dell’umidità, della luce, dell’inquinamento, ma soprattutto per colpa di muffe e batteri. Sono nemici invisibili, ma molto aggressivi”.
Il progetto coinvolge più realtà del territorio senese: l’Archivio di Stato di Siena, la Biblioteca comunale degli Intronati, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena – che partecipa al finanziamento – e mira a creare un modello replicabile anche in altri archivi e musei, in Italia e all’estero.
Il lavoro si svilupperà in due fasi principali. Prima verranno raccolti e analizzati i microrganismi presenti sui documenti conservati a Siena, per capire quali siano i più dannosi. Poi si passerà alla realizzazione e test dei nuovi materiali a base di nanocellulosa, potenziati con peptidi mirati, scelti proprio per la loro capacità di agire su quei microbi.
Oltre alla ricerca, NACOBI rappresenta anche un’opportunità formativa: il progetto è infatti finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito di Giovanisì, il programma della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani. A beneficiarne è anche la dottoressa Ylenia Vassallo, esperta di conservazione e dottore di ricerca in Scienze della Terra applicate ai Beni Culturali, che seguirà da vicino le attività scientifiche.