Nel suo insieme l'opera appare come un paradigma di vita. Stilisticamente coniuga gli elementi inscindibili della grande festa senese: gioco e ritualità ; sacralità e umanità .
Fotogallery Gianfranco Bernardo
È stato presentato il drappellone per la carriera dell'Assunta 2015, dipinto da Elisabetta Rogai. Causa maltempo, il cencio è stato svelato al Teatro dei Rinnovati e non dentro l'entrone come consuetudine. L'opera dell'artista fiorentina è stata accolta con scroscianti applausi dai presenti, decisamente soddisfatti dalla semplicità e dalla bellezza del drappellone appena svelato.
Se l’arte è strettamente connessa alle capacità di chi la esprime Elisabetta Rogai ne è, sicuramente, una grande protagonista e testimone.
Il suo lavoro è una vera e propria opera culturale. Meraviglioso il volto della Madonna che riempie la parte alta del drappo di seta. Con lo sguardo rivolto in basso, l’attenzione è su un enorme disco dove, come in una foto a 360 gradi, prendono forma i palazzi che circondano Piazza del Campo. E’ Siena, ma il codice di lettura spazia oltre, rimanda al nostro mondo. Al centro un cielo azzurro-cobalto illuminato, in oro, dalla luna e dalle stelle. Forte il rimando al soffitto della Cappella esterna che sembra appoggiarsi alla facciata del Palazzo Pubblico.
Attorno, sempre con il prezioso metallo, la scritta: “Amate la giustizia voi che governate la terra”. La riproposizione del messaggio che si legge nell’affresco “Le allegorie del buono e cattivo governo” di Ambrogio Lorenzetti e nella Maestà di Simone Martini all’interno del Museo Civico senese, che richiama, anche, l’enciclica sull’ambiente di Papa Francesco, affinché l’umanità cambi il modello di sviluppo per proteggere la casa comune. La terra. In sintesi: integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, perché senza giustizia è impossibile ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.
Il messaggio corre in parallelo con quello lanciato da Expo 2015: nutrire tutti rispettando il nostro habitat per una corretta sostenibilità delle risorse.
Sul capo della Vergine un’aureola di spighe di grano.
Già questa parte dell’opera di Elisabetta Rogai potrebbe essere esaustiva, ma l’artista con la sua téchne dimostra veramente un saper fare; non si esaurisce in un sapere. Con l’abilità e la teoria Rogai riesce a produrre cose contingenti, che possono esserci e non esserci. Ed ecco, infatti, a metà dipinto un bambino che gioca con i barberi. Il divertimento che ha accompagnato l’infanzia di tutti i senesi.
Un elemento che poteva essere anche omesso, ma che la sensibilità dell’artista ha ritenuto utile. Una connotazione che rimanda all’estetica per uno spazio di discussione aperto a chi vuole comprendere il significato del Palio.
Così come l’uso del vino in una tavolozza cromatica sapientemente usata e calibrata. Insieme ai colori olio ecco, di nuovo, un ritorno alla terra di Siena. Sono presenti tutti i vini senesi. Un bene prezioso che rende uniche le creazioni di Elisabetta Rogai, perché con il passar del tempo il vino invecchia, così il colore cambia, trasformando le sue produzioni in qualcosa di eternamente vivo.
L’artista, attraverso il suo lavoro, ha lanciato Siena e il suo Palio dentro l’Expo. Ha fatto conoscere al mondo le marche identificative del territorio senese. Le eccellenze che si traducono in qualità della vita, paesaggi rurali e agricoli, prodotti di vocazione, elementi e colori come una corsa di cavalli unica al mondo. La sua gente. La sua devozione al sacro.
Nella parte in basso un frammento di galoppo. Tre cavalli che cercano di guadagnare il traguardo. Pennellate di forza che rendono, appieno, l’essenza dei tre giri sul tufo di Siena.
Nel suo insieme il drappellone dipinto da Elisabetta Rogai appare come un paradigma di vita.
Il Discorso Del Sindaco Bruno Valentini: "Onorandi priori, capitani, autorità , contradaioli carissimi, l’amore per la nostra città e per la nostra campagna. L’amore per il nostro territorio, unico al mondo, come indirettamente testimoniato dai riconoscimenti Unesco. E’ questo che ci ha guidato quando abbiamo deciso di dedicare la parte allegorica del Drappellone dell’Assunta alla nostra TERRA. “Terra di Siena, Terra del Mondo” questa è la formula che abbiamo deciso di adottare. Una formula che parla di noi, di Siena e della sua provincia. Parla di quelle immagini che fanno parte della nostra cultura e della nostra identità politica e civile: parla dell’“Allegoria del Buon Governo” e parla dei tanti affreschi presenti in questo Palazzo, il Palazzo Pubblico, ma anche di quelle immagini esemplari della pittura gotica senese custodite nella nostra Pinacoteca. In molti di questi dipinti è possibile ammirare quel tipico paesaggio di cui andiamo fieri da centinaia di anni. Ma dedicare la parte allegorica del Drappellone alla “Terra di Siena” significa, soprattutto, dare centralità ad uno dei tratti più caratteristici e universalmente riconosciuti dell’identità senese: quello della produzione agroalimentare e del secolare legame tra la città e le sue campagne. Un legame ancora oggi indissolubile. Un legame contemporaneamente etico ed estetico quello tra Siena e il territorio che la circonda, che ha trovato, come ho già sottolineato, espressione nella più alta produzione artistica senese. A cominciare proprio dagli “Effetti del Buongoverno in campagna” di Ambrogio Lorenzetti. Un vero e proprio manifesto dal quale emerge forte quella peculiare dimensione di sostenibilità , nella produzione agricola come nei rapporti politici e sociali, che Siena vuole mostrare all’Italia e al mondo nell’anno di Expo 2015. Siena ribadisce, quindi, sullo scenario internazionale la sua immagine di città che, sapientemente, si è sempre posta la sfida di trovare le forme più appropriate nelle relazioni con la ruralità circostante. Non solo per finalità di sussistenza e produzione agro-alimentare, ma anche e soprattutto come modello di equilibrio e stile di vita. Ad una città ben governata corrisponde una campagna ordinata e laboriosa. Nell’affresco del Lorenzetti città e campagna sono intercomunicanti e si integrano vicendevolmente: l’una dipende dall’altra. Per questo motivo Siena può rappresentare un modello di crescita e di sviluppo per il mondo intero. Sviluppo e sostenibilità ambientale; tutela del paesaggio e buon vivere. Sono questi i principi su cui si è basato il modello senese, da secoli, ed è quello che vogliamo presentare al mondo.
Elisabetta Rogai è stata una straordinaria interprete di tutto questo. Il suo Drappellone è una splendida narrazione artistica del nostro territorio e della nostra Festa. La composizione segue una linea narrativa che, dall’impetuosa corsa dei cavalli, attraverso il gioco spensierato di un bambino che lascia scorrere su una pista i barberi, si sublima nella rappresentazione della Vergine dall’aureola di dorate spighe che dispiega il proprio manto in un materno abbraccio alla città . La “terra” di Siena è la protagonista indiscussa di quest’opera che trasforma la materia pulsante in colore. Proprio i colori utilizzati, infatti, provengono dai prodotti della nostra terra, primo tra tutti il vino. La Città è simboleggiata dalla rappresentazione della Piazza del Campo, sul perimetro della quale la scritta “Amate la giustizia voi che governate la terra”. Lo stesso monito che echeggia in questo Palazzo, sull’affresco del Lorenzetti al di sopra dell’allegoria della Giustizia, in lingua latina: “DILIGITE IUSTITIAM QUI IUDICATIS TERRAM”. Monito che si sostanzia nelle splendide visioni di una città fiorente e di una campagna antropizzata. Monito riattualizzato dall’artista, che ci parla di sostenibilità delle risorse e di un rapporto virtuoso tra produzione e consumo. Sulla seta del Drappellone si è quindi realizzato un connubio denso di significati, tra la creatività della pittrice e i frutti della terra senese. Sullo sfondo ci sono gli stessi temi in agenda anche per il grande evento di portata globale di cui l’Italia è protagonista. Dalla terra di Siena al mondo, quindi: Terra di Siena Terra del Mondo.
Cari concittadini, da ora, da questo momento rituale -la presentazione del Drappellone- iniziano i giorni della nostra Festa. Una festa, il Palio, caratterizzata da ingredienti particolari: storia, identità , amore, gioia, rabbia, profumi, colori e tanta passione. Una passione sana fatta di amore per Siena, di amore per le contrade e di amore per i cavalli. Sì, per chi non lo avesse capito, il Palio è tutto questo: compreso l’amore e il rispetto per un animale che per noi senesi è sacro. Il cavallo. Lo dico da Sindaco, ma soprattutto da senese: l’invito che faccio a chi ci guarda da fuori è quello di osservare e comprendere prima di giudicare. Permettetemi di concludere ringraziando tutti coloro che si adoperano – notte e giorno- per rendere possibile questi giorni di Palio. Buona Festa a tutti."
Il Discorso Di Daniele Magrini: "Io non so per che cosa, noi Contradaioli, ricorderemo il drappellone di Elisabetta Rogai. Per laMadonna con la corona di spighe di grano, che bacia Siena, o per il cittino che gioca con i barberi delle Contrade, o per quei potenti cavalli orgogliosamente lanciati per sempre al galoppo. Felici di correre nella nostra storia. Oppure ancora, per i colori estratti dal vino, che rammentano la ricchezza delle nostre campagne e la fatica di tanti dei nostri nonni. Il loro lavoro silenzioso e umile, per trovare il loro presente e il nostro futuro nella terra resa fertile grazie al loro sudore. Terra che avvolge l'immagine della Madonna, campagna che partendo dalle Crete avite, raggiunge la città e si distende nelle valli verdi custodite dentro le mura. Campagna che sa essere anche memoria: bastano tre cipressi, richiamo di Montaperti, a ricordarci il nostro sogno di libertà , immerso nella luce solare di un Cencio gioioso e trasparente in tutte le sue raffinate sfumature. Ognuno coglierà il suo personale messaggio, tra i tanti che emergono nitidi dal cencio di Elisabetta. E proverà un brivido, perché credo che questo cencio parli al nostro cuore. Questo è un drappellone che racconta la trama appassionata di una città che nella sua storia ha dialogato da pari a pari con il mondo, tramandando nello stesso tempo, per secoli, l'intimità delle proprie tradizioni. Fino ai giorni nostri. Un miracolo, quasi una trasgressione, mal sopportata al di fuori di noi, e a volte non immune da superficialità , tra di noi. Questo drappellone ci aiuta a ricordare grandezze antiche e sogni condivisi, con l'amore dichiarato per Siena, di chi l'ha creato, pensando a Siena con ammirato rispetto. Poi disegnato con la fusaggine di vite e non con il carboncino, dipinto e quindi accudito, come una madre consapevole che sa che prima o poi - oggi - il suo cencio, diverrà il nostro cencio.
Elisabetta, fiorentina, per mesi ha inseguito le sue emozioni verso Siena. Ha scavato nel profondo, ha cercato quelle congiunzioni dell'anima che sole, sanno liberare davvero la creatività . Ha ripescato con amore sensazioni provate nella nostra città , ma deve anche aver guardato negli occhi il suo nipotino, di nascita senese, e disegna cavalli con mano sicura. L'amore dunque, prima di tutto, rappresentato da subito in quel bacio a Siena di una Madonna Assunta, che abbraccia la città con il suo manto, per proteggerla, per rassicurarla di una contemporaneità difficile. Un bacio a occhi chiusi, perché gli occhi aperti non si addicono al sentimento. E' una città , quella che la Vergine bacia, racchiusa nella meraviglia della Piazza del Campo, con i palazzi che sembrano continenti e terre di un mondo che per una notte è tutto qui, dove ogni vergogna deposta s'affisse, dove ogni sogno è possibile, dove la notte luminosa è quella stessa del cielo della Sala del Pellegrinaio. La luna pare il centro di tutto il mondo e brilla, come le stelle, della stessa pittura d'oro che fu dei nostri grandi pittori. A cui Elisabetta rende omaggio con la stessa tecnica, a foglia d'oro, che lei ha voluto applicare con pazienza, per mesi, con maestria artigiana, con dedizione appassionata e antica. Così come invece è intrisa di innovazione, di procedure brevettate figlie della scienza, la pittura con tinte ridotte da quattro famiglie dei nostri grandi vini, che Elisabetta ha voluto utilizzare come per pervadere geneticamente il Cencio, del DNA della madre terra. E' dunque, con le lettere tratteggiate una per una, a foglia d'oro, che Elisabetta Rogai fissa nel suo - ora nostro - Cencio, il messaggio universale, di una terra, quella di Siena, che al mondo dice, oggi come settecento anni fa: amate la giustizia, voi che governate la terra.
Lo stesso appello, dal Libro della Sapienza di Salomone, tradotto dal latino di allora nelle parole di oggi perché tutti possano comprenderle, che settecento anni fa Simone Martini volle imprimere nel cartiglio in mano al Bambino nella sua Maestà . E che una ventina di anni dopo Ambrogio Lorenzetti riprese, ancora, nell'allegoria della giustizia del Buon Governo. Perché i nostri grandi pittori del Trecento furono non solo maestri d'arte ma sollecitatori di equità , critici attenti nell'esortare il buon governo verso un mondo più giusto. Elisabetta Rogai ripete quel messaggio. E quanto ce ne sia ancora bisogno, è chiaro a tutti, visto che neppure il diritto al cibo, e quindi alla vita, appare garantito a tutti. Dunque la corona di spighe di grano della Madonna Assunta, rilucenti e dorate, è anch'essa simbolo e messaggio. Di speranza perché la Terra Madre ci dia ancora il pane della vita, e il pianeta sia nutrito, senza più continenti immolati sui privilegi di pochi. E monito anche, perché questo dono si riesca a preservarlo e sia energia per la vita, in modo eguale per tutti. Diverso da tutti è invece il nostro sogno di senesi. Che Elisabetta affida al gioco di un cittino. Potrei essere io tanti anni fa,appena comprati i barberi, la campanina e i brigidini, a Santa Lucia. Oppure qualcuno di voi, Priori e Capitani, che così, in questo modo, giocando con i barberi delle Contrade, avete iniziato a perseguire il vostro sogno di vittoria e che adesso vivrete quattro giorni con il cuore della vostra gente tra le mani. Seduto sulle lastre e contemporaneamente sul lembo del velo della Madonna del bacio, il cittino che è tutti noi, che rappresenta la passione Contradaiola nel suo momento più puro, da bambini, lancia il suo Palio, dà la sua mossa. E i barberi delle dieci Contrade al canape, che Elisabetta ha voluto nei colori limpidi della nostra tradizione dell'infanzia, nel sogno del cittino, per forza e per amore, si trasformano in cavalli al galoppo, sicuri, orgogliosi. Fieri di correre qui, perché in nessuna altra parte del mondo l'ostinato sogno di una città e del suo popolo è affidato, con tanta verità , ad un cavallo. Con amore antico, sempre nuovo, che abbatte le barriere del tempo. E con la speranza secolare di una città - la nostra - che, nonostante tutto e nonostante le sue debolezze, mai si arrenderà all'omologazione di giorni senza passione e senza storia."
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