La paga arriva a 50 euro al giorno per 8 ore di lavoro, ovviamente a nero.
Cominciano ad arrivare alle 4 di mattina. In poco tempo da dieci se ne contano un centinaio. Uomini e donne in cerca di un lavoro nelle diverse tenute del territorio senese e grossetano. E' il triste spaccato di una società che continua a muoversi seguendo il caporalato. Romeni, bulgari, moldavi, bengalesi, albanesi, nel cuore della notte si riuniscono al distributore Esso sull’Aurelia. È qui che trovano i «caporali», pronti a smistare la manodopera nelle aziende agricole. Il fenomeno criminale che sfrutta illegalmemte la manodopera lavorativa non si arresta. Un meccanismo collaudato che prevede un salario medio di 50 euro per otto ore, senza alcun tipo di contratto e assicurazione. Tutto a nero e le speranze un giorno di poter essere assunti dall'azienda sono pressoché nulle. Tante promesse che vanno ad ingrassare un sistema corrotto che ritroviamo come ultimo anello di una catena sulle nostre tavole, quando sorseggiamo il nostro bicchiere di vino. È la cosiddetta vendemmia low cost, tra i vigneti del Chianti e della Maremma. Arrivano con lo zaino in spalla. Attendono quello che chiamano «padrone». «Vogliamo lavorare» ripetono. Sembra di essere a un centro per l’impiego clandestino. A un chilometro appena dalle mura di Grosseto. Accanto al distributore c’è un bar, aperto 24 ore su 24, dove lavoratori e «caporali» prendono l’ultimo caffè, prima di partire alla volta dei vigneti. Tutti sanno ciò che cercano quegli uomini e quelle donne, ogni mattina, in questa area di servizio. Alle 5,30, i pullmini sono già pieni per partire verso i vigneti. Pochi, pochissimi, i controlli delle forze dell’ordine. E il guadagno va avanti: quello dei caporali, quasi sempre stranieri, e quello delle aziende agricole, italiane, indirettamente complici.
Fonte: www.toscanatv.it