MESSA DEL FANTINO, LE PAROLE DEL CARDINALE LOJUDICE

News inserita il 02-07-2025 - Attualità Siena

L'arcivescovo richiama Siena alla responsabilità personale e alla pace: "La passione sia per la vita, per il bene, per la solidarietà"

Siena, tra cielo e terra: il cardinale Lojudice alla Messa del Fantino

Si è celebrata questa mattina, davanti alla Cappella di Palazzo Pubblico, la tradizionale Messa del Fantino. Un momento di raccoglimento in cui Siena, alla vigilia della corsa più attesa, affida sé stessa al cielo. Come sempre, il sacro e il profano si intrecciano in uno dei riti più intensi del Palio.

Il cardinale Augusto Paolo Lojudice ha presieduto la celebrazione, rivolgendo parole dense di significato in un tempo segnato da incertezze e tensioni. “La Parola di Dio è la luce che ci guida, anche in un momento storico come questo – ha dichiarato –. Le letture del giorno ci esortano a combattere il male partendo da dentro di noi, senza cercare sempre un colpevole fuori. È un invito alla consapevolezza personale, alla responsabilità. La pace nasce dalle piccole cose, e da lì può arrivare a quelle più grandi.”

Il cardinale ha poi lanciato un appello a vivere la passione che anima questi giorni con uno spirito rinnovato: “Che sia una passione per la vita, per il bene, per la solidarietà. Questo è il messaggio che oggi più che mai abbiamo bisogno di comprendere”.

Lojudice ha commentato anche il drappellone presentato il 26 giugno: “Mi hanno colpito molto le mani alzate nella parte bassa dell’opera. Mani che sì, si rivolgono al cavallo, ma che sembrano soprattutto implorare il cielo. Ho avuto modo di parlarne anche con l’artista: ogni opera lascia spazio all’interpretazione, ma quelle mani raccontano una tensione spirituale, un’invocazione”.

Nel suo intervento, il cardinale ha riconosciuto anche la complessità e le contraddizioni che possono emergere nei giorni del Palio, ma ha voluto sottolineare l’equilibrio che, nella maggior parte dei casi, si mantiene: “Nonostante le migliaia di persone presenti, non ci sono stati episodi gravi. È il segno che la festa è vissuta con partecipazione, ma anche con responsabilità. Questo spirito di comunità, questa appartenenza profonda, è qualcosa che ormai fa parte della città e della sua gente.”

Infine, un pensiero anche per chi non condivide la fede, ma partecipa comunque al momento con rispetto: “Ho la possibilità di rivolgermi anche a chi non crede – ha concluso – e lo faccio con serenità, dignità e semplicità. Spesso vengo ascoltato, e questo per me è già un segno di dialogo autentico.”

L.C.

 

 

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