LE DONNE DI KABUL...CHE ASPETTIAMO AD AIUTARLE?

News inserita il 23-09-2021 - Attualità Siena

Con il ritorno dei talebani hanno perso tutto: la speranza, la libertà e soprattutto i diritti acquisiti negli ultimi vent’anni

Oriana Fallaci ci aveva messo in guardia da quel mondo così lontano da noi...ci avevamo creduto? Bastavano le immagini e le interviste che questa giornalista ci mandava?
Lei che si rifiutava di portare il velo di fronte ai "grandi" dell'Islam?
No, forse no...e gli americani che ci sono stati venti anni in quel paese sono stati in grado di costruire un esercito contro i talebani, di costruire una vera democrazia? Le risposte a queste domande sono sotto gli occhi di tutti quanti noi...no! Le donne sono coperte completamente, neanche gli occhi si possono vedere, di cosa hanno paura i talebani? Che con uno sguardo possano ammaliare tanti uomini? Di cosa hanno paura esattamente quando le fanno vestire con quei mantelloni senza forma,  senza anima, senza niente.

Donne fantasma che scappano ammassate in aerei, che lanciano i propri bambini al di là della barricata dove ci sono le forze umanitarie per garantirgli un futuro migliore.
Zabiullah Mujahid, ministro della cultura, dice che per ora non impediranno alle studentesse di continuare a studiare anche se dovranno farlo separatamente dagli uomini e con il burqa completo.
Una goccia di speranza in un mare di disperazione come afferma l'attivista Laila Haidani che testualmente dice queste parole: "Con l’arrivo dei talebani noi donne abbiamo perso tutto: la speranza, la libertà e soprattutto i diritti acquisiti negli ultimi vent’anni. La caduta di Kabul è stato un uragano che ha distrutto tutto. Quello che fa più male è il tradimento dell’America, che dicendosi democratica e paladina dei diritti umani, ci ha lasciato cadere in un buco nero".
Negli ultimi dieci anni Laila ha gestito un centro per tossicodipendenti da lei creato, e finanziato con i proventi di due negozi di scarpe e di un ristorante. «Tre settimane fa, con la scusa che ero una donna e avevo lavorato con gli americani, il che è falso, i talebani hanno chiuso tutte mie attività», aggiunge con gli occhi bagnati di pianto.

A inizio agosto, Laila sarebbe potuta scappare all’estero ma ha preferito rimanere in Afghanistan per non mettere in pericolo la vita dei suoi famigliari che non erano in grado di seguirla.
Ed ecco ancora un'altra attivista sui social intimata di morte, Maniya: "Sono piombati in casa mia in otto, armati fino ai denti. Si sono comportati come i poliziotti che nei film americani perquisiscono la casa di un sospetto assassino, rovesciando ogni cosa, squarciando i cuscini del salotto, strappando le tende. Quando mio padre ha cercato di reagire, uno di loro gli ha dato un pugno nello stomaco. Sono andati via dopo mezz’ora, dicendomi: “Devi smettere immediatamente di postare messaggi sui social altrimenti tu e la tua famiglia la pagherete molto cara”.
Maniya è fuggita il giorno dopo, portandosi dietro solo uno zainetto per paura di essere pedinata. Da allora vive nel seminterrato di un palazzo diroccato, dormendo su un vecchio materasso. L’aiutano due suoi amici, che le portano da bere e da mangiare. Ma la ragazza ha paura, perché sa bene che tra pochi mesi la temperatura scenderà sotto lo zero. «Hanno vinto loro», conclude. «È gente senza pietà. Se il mondo non ci salverà, presto distruggeranno la parte migliore dell’Afghanistan. C’avevano già provato, senza farcela. Senza l’intervento dell’Occidente, stavolta ci riusciranno di sicuro».
E quando le donne protestano, come è successo a Kabul qualche giorno fa quando sono scese in piazza, vengono picchiate molto. Una giovane di 24 anni dice che le donne sono state prese a calci e pugni, poi sono stati lanciati gas lacrimogeni e spray al peperoncino...molte di loro sono cadute a terra incoscenti sotto lo sguardo inerme degli uomini.
Ebbene sì, sono stati violati i diritti univerali dell'uomo, proprio quei diritti approvati dalle Nazioni Unite nel 1948 per proteggere gli uomini e le donne dai crimini del totalitarismo.
Io direi che qui abbiamo fallito tutti, in toto, gli Stati Uniti in primis, ma anche noi che non ci siamo prodigati abbastanza per proteggere queste povere donne costrette a subire umiliazioni di ogni genere. Sotto il burqa ci sono occhi pronti a sognare e a ripartire, pronti a vedere senza sbarramenti quanto il mondo possa essere bello...che aspettiamo ad aiutarle?

Chiara Lenzini

 

 

 

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