LA MADONNA DI PROVENZANO

News inserita il 25-06-2018 - Palio

In suo onore, si disputa la carriera di luglio.

Sin dal 1656 il Palio di luglio è corso in onore della Madonna di Provenzano, un’effige della Vergine in terracotta conservata e venerata nell’omonima Collegiata. Oggi proveremo a scoprire l’origine della statuetta e della sua devozione da parte dei senesi.

Non ci è dato sapere con precisione quando sia stata realizzata la sacra immagine neppure chi ne sia l’autore, ciò che conosciamo con certezza è che essa risale ai primi anni del 1400 e che, originariamente, aveva le fattezze di una Pietà, con la Madonna che sorreggeva sulle ginocchia il corpo del Cristo morto. Dopo alcuni anni silenzio, i documenti storici tornano a menzionare la statuetta, collocandola all’interno di un tabernacolo posto sulla facciata della casa di una certa Caterina Benincasa, ovviamente solo un’omonima della Santa di Fontebranda, nel quartiere di Provenzano, considerato in quell’epoca uno dei più malfamati di Siena in quanto popolato da numerose prostitute al seguito dei soldaati spagnoli che alloggiavano nel choistro di San Francesco.

Fu proprio qui che la Madonnina fu oggetto del noto gesto sacrilego che sta alla base della sua venerazione: alla metà del XVI secolo, un soldato spagnolo, probabilmente ubriaco, sparò contro il simulacro, frantumandolo nella parte bassa. Contemporaneamente allo sparo, l’arma scoppiò nelle mani del milite che perì sul colpo. Successivamente, alla sacra immagine furono attribuiti altri miracoli, come ad esempio guarigioni inspiegabili. Tra di esse va ricordata certamente quella di Giulia Di Orazio, una prostituta che abitava nella zona che, colpita da male incurabile, fu trovata, la sera del primo luglio, a bestemmiare la Madonna e ad offendere i pellegrini che, già allora, le rendevano omaggio. Il giorno successivo, la donna si pentì dei suoi atti blasfemi, cominciò ad invocare la protezione della Vergine e dopo poco guarì. La notizia dei vari miracoli fece ben presto il giro della città, ed il culto verso la Madonna di Provenzano crebbe a dismisura, tant’è che la casa dove si trovava la statuetta fu ribattezzata la “Casa dei Miracoli”, e nel febbraio 1595 essa fu consacrata dall’arcivescovo di Siena e vi furono costruiti due altari, uno all’esterno ed uno nell’atrio principale, per poter celebrare le messe. Dopo poco tempo ci si rese conto che la Casa dei Miracoli non era in grado di ricevere il sempre crescente numero di fedeli, non solo senesi, che la visitavano, così, anche con il consenso di Roma, fu deciso di costruire un nuovo tempio per ospitare la Madonna. Si realizzava così la profezia di Bartolomeo Carosi detto Brandano da Petroio, conosciuto anche come il “pazzo di Cristo”, che tra i suoi numerosi vaticini predisse anche che Siena avrebb dovuto mandare “le sue figlie scalze a far penitenza in Provenzano…Senesi, il vostro benessere è riposto in Provenzano, e l’alta Regina che ha guardata Siena la guarderà in eterno”. Tra i numerosi progetti presentati dai più noti architetti del tempo al giudizio del granduca Ferdinando I, fu scelto quello del monaco certosino Damiano Schifardini, che propose al sovrano pure un modellino ligneo della nuova chiesa. La direzione dell’opera venne poi affidata a Flaminio del Turco. I lavori, iniziati nell’ottobre 1595, proseguirono speditamente, anche grazie alle numerose elargizioni provenienti dalle casse granducali, fino al 1604. La consacrazione al culto della chiesa di Provenzano (elevata poi nel 1634 allo status di Collegiata), dedicata al Mistero della Visitazione, avvenne il 16 ottobre 1611, ed il 23 dello stesso mese, l’effige della Vergine fu portata solennemente nella sua nuova casa, alla presenza di Cosimo I e della sua famiglia, e collocata in una teca posta sopra il magnifico altare di Flaminio del Turco, circondata dalla Gloria in bronzo, oro ed argento, opera di Giovan Battista Querci. La Madonna di Provenzano fu venerata anche dalle contrade, in primis dalla Giraffa, che già dal 1595 cominciò a renderle omaggio, nel giorno della Visitazione di Maria ad Elisabetta, il 2 luglio, lo stesso giorno in cui avvenne il miracolo di Giulia Di Orazio. In questa data, si tenevano a Siena dei festeggiamenti che culminavano con un grande spettacolo pirotecnico per le vie del centro. Ma con il passare degli anni i fuochi di artificio cominciarono ad essere considerati un pericolo per l’incolumità cittadina, vista la presenza di balconi o di tettoie delle case in legno. Così, nel 1656, i deputati agli spettacoli, per festeggiare la meglio la solennità del 2 luglio, optarono per l’organizzazione di un Palio alla tonda da corrersi in Piazza con la presenza delle contrade. E l’esperimento riuscì alla perfezione, con le contrade che intervennero numerose ed entusiaste, e questa riuscita ne favorì la ripetizione negli anni a venire, tant’è che tre anni dopo, nel 1659, il magistrato di Biccherna con un bando garantì la regolarità e la stabilità del Palio, le cui spese (90 talleri, di cui 60 da destinare alla contrada vittoriosa) sarebbero rimaste a carico dei Signori del Brio fino al 1836.

Davide Donnini

 

 

 

 

 

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