IMPRENDITORI SENESI A FIRENZE NELLA PROTESTA DEI PUBBLICI ESERCIZI

News inserita il 29-10-2020 - Eventi Siena

Folta rappresentanza di imprenditori della provincia di Siena che mercoledì 28 ottobre nella manifestazione di protesta che Fipe-Confcommercio ha organizzato così come in altre città italiane (Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Palermo, Bergamo, ecc.) con l’obiettivo di ricordare il valore economico e sociale dei pubblici esercizi e chiedere alla politica un aiuto per non morire.

Il presidente provinciale della Fipe-Confcommercio di Siena Marco Cioni ha partecipato insieme ad altri colleghi. Obiettivo: ricordare il valore economico e sociale delle loro imprese e chiedere alla politica un aiuto per non morire. Una manifestazione pacifica, ordinata, silenziosa e partecipatissima, quella organizzata in piazza del Duomo a Firenze da Fipe-Confcommercio Toscana, la federazione dei pubblici esercizi, in contemporanea con altre città italiane. A Firenze sono stati oltre cinquecento gli imprenditori e i lavoratori provenienti da tutte le province toscane per rappresentare il variegato mondo della somministrazione: ristoratori e chef, sommelier e barman, pasticceri e gelatai, pizzaioli e titolari di locali da ballo. Molti di loro si sono seduti intorno alle 16 tovaglie apparecchiate a terra in segno di protesta, con piatti e bicchieri rovesciati a testimoniare simbolicamente l’enorme crisi che sta vivendo il settore a causa delle norme restrittive emanate con il nuovo Dpcm.

Molte anche le testimonianze di solidarietà arrivate dai lavoratori di altri settori, a cominciare dai tassisti fiorentini, che con i loro mezzi sono sfilati in corteo intorno alla piazza “a clacson spiegati”. Al fianco degli imprenditori sono scesi in piazza anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, l’assessore Leonardo Marras e il sindaco di Firenze Dario Nardella.

A dare il via ufficiale alla mobilitazione le note del Silenzio eseguite dal vivo. “Abbiamo voluto gridare nel più assoluto silenzio il nostro ‘no’ a provvedimenti che sono iniqui, dannosi e inutili”, ha spiegato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, che ha avuto il compito di coordinare gli interventi, “non è nei nostri esercizi che si propaga il virus, il problema è altrove e il governo deve avere la capacità di intervenire in questo altrove. E se non ne è capace può anche andare a casa”, ha ribadito senza mezzi termini.

“Siamo qui in piazza per amore del nostro lavoro, ma anche del nostro paese. Perché non sono a rischio solo le nostre imprese e le figure professionali che ruotano intorno al nostro mondo, ma un modello identitario che è parte importante della qualità della vita in Italia: l’accoglienza del fuori casa”, ha ricordato Aldo Cursano, che di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, è presidente regionale toscano e vicepresidente vicario nazionale, “noi lavoriamo per far star bene le persone e ci sentiamo feriti al cuore nell’essere considerati “untori”. Con provvedimenti così si decreta la morte di un intero settore, compromettendo il futuro di un milione e 900mila addetti. E noi non vogliamo assistere impotenti al fallimento delle nostre aziende”.

“Questo è un lockdown camuffato, perché dopo le 18, quando i locali spengono le loro insegne, le nostre città si svuotano e possono tranquillamente chiudere anche tutte le altre imprese, tanto di gente in giro non se ne vede”, ha detto la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, presente per testimoniare la solidarietà dell’intero mondo del terziario ai colleghi della somministrazione, “questa lotta alla pandemia non si combatte  con le chiusure, ma molto con il senso di responsabilità personale” .

 

 

 

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