"I PICI E L'ARTE DI APPICIARE" ENTRANO NEL PATRIMONIO AGROALIMENTARE ITALIANO

News inserita il 16-05-2018 - Attualità Siena

Riconosciute importanti caratteristiche come la capacità di mantenere legami sociali nelle comunità

La compagnia è ridotta ma veramente di prim’ordine. E, prendendo in prestito dalla cultura a cui appartiene un rito immortale come la scaramanzia, si potrebbe considerare anche beneaugurale.

Perché “I pici e l’arte di appiciare”, recentemente ammessi con Decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali all’Inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano, in quell’elenco ci stanno con un altro unico inquilino, “L’arte del pizzaiolo napoletano” che il 7 dicembre 2017 è diventata addirittura Patrimonio culturale dell’umanità, riconosciuto e tutelato dall’UNESCO.

Una co-abitazione dunque di grande prestigio che attribuisce enorme valore al riconoscimento attribuito dal MIPAAF ad un alimento, i pici, di origine povera, inconfondibile per la sua tipicità e provenienza, quasi identitario, ma oggi diffuso su tutte le tavole, e soprattutto ad una pratica, appunto l’ “appiciare”, di cui uno studio appositamente commissionato ha sistematizzato il valore sociale e culturale, noto a tanti ma non ancora così ben messo a fuoco.

L’iniziativa è stata dell’Unione dei Comuni Valdichiana Senese che ha affidato l’incarico a Qualità e Sviluppo Rurale, società a prevalente capitale pubblico, già positivamente impegnata in attività simili. Lo studio è stato condotto, a costo zero, dal Presidente di QSR Stefano Biagiotti e da un team comprendente anche Alessio Banini, Filippo Masina e Francesca Sordi.

Le ricerche, punteggiate da numerosi incontri pubblici disseminati sul territorio della Valdichiana, hanno consentito di elaborare il dossier per la candidatura dell’arte di appiciare all’elenco dei beni immateriali UNESCO ma anche di chiedere l’iscrizione al suddetto inventario, che con grande soddisfazione, è giunta a febbraio di quest’anno.

Ad esprimere la soddisfazione della Valdichiana Senese, in cui i ricercatori hanno individuato almeno diciannove feste popolari in cui i pici vengono prodotti e poi proposti, spesso come fulcro di menù anche elaborati, è Andrea Rossi, Presidente dell’Unione dei Comuni, che traccia anche il percorso che deriverà dall’iscrizione. “E’ necessario costituire un tavolo con tutte le associazioni, da quelle di categoria (agricoltori, ristoratori, trasformatori) a quelle che utilizzano i pici nelle proprie feste e sagre per mettere a punto un progetto che preveda la valorizzazione di un’eccellenza agroalimentare del nostro territorio”. “Anche stavolta – prosegue Rossi, che è anche Sindaco di Montepulciano, una delle “patrie” riconosciute dei pici - le Istituzioni hanno svolto compiutamente il proprio compito: consegniamo questo risultato alla collettività in modo che se ne possano trarre i migliori risultati in termini di promozione dell’area”.

Ma perché il Ministero, in particolare il Dipartimento delle politiche competitive e della qualità agroalimentare, ha ritenuto di accogliere la richiesta? “Perché – risponde il Presidente Biagiotti – all’arte di appiciare sono state riconosciute importanti caratteristiche come la capacità di mantenere legami sociali nelle comunità e la possibilità di essere praticata da chiunque, sotto la guida di mani esperte, aprendo a tutti i membri della comunità che poi li consumerà la partecipazione alla produzione. Hanno pesato molto anche la modalità di trasmissione di quest’arte, che si basa essenzialmente sulla pratica, e il valore sociale e culturale che racchiude, rappresentando un forte strumento di trasmissione delle tradizioni insieme alla sua capacità di superare barriere sociali ed anagrafiche”.

Occorre aggiungere che mentre l’arte della pizza, per rimanere ai beni iscritti nell’Inventario, è patrimonio esclusivo dei pizzaioli che diventano tali al termine di un percorso di addestramento non facile e dalla riuscita non certa, chiunque può “appiciare” con risultati apprezzabili.

Da non sottovalutare poi il fatto che il riconoscimento, il più alto che possa essere attribuito in Italia nel settore agroalimentare e delle tradizioni popolari e contadine, prevede che sia lo stesso Ministero a valorizzare i beni ammessi all’Inventario attraverso attività di comunicazione e nella Settimana della cucina italiana nel mondo che nel 2018 giungerà alla terza edizione dopo aver superato, l’anno scorso, i 1.000 eventi in oltre 100 Paesi.

Insomma, solo con acqua, farina, talvolta un uovo e un po’ di arte di appiciare, la Valdichiana Senese può essere in grado di scalare il mondo.

 

 

 

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