I FOTOGRAFI DEL PALIO: ROBERTO BASSAN

News inserita il 15-02-2025 - Palio

“Siena è stata sicuramente l’acceleratore nella mia carriera fotografica, che sarebbe stata diversa se fossi rimasto in Veneto”

Roberto Bassan arriva a Siena ventitré anni fa. Si è avvicinato al Palio con rispetto per scattare quest’anno le prime fotografie dalla pista. Si sente di ringraziare la Città del Palio per avergli aperto numerose strade nella sua carriera da fotografo.

Come è nata la scintilla della passione per la fotografia e cosa rappresentano i suoi scatti?

"Inizialmente da adolescente ho avuto problemi di compagnia.

A causa di questi eventi  mi sono chiuso in me stesso, diventando molto introverso. Ho cercato un mezzo per eliminare i brutti pensieri dalla testa e ho scelto la fotografia, la quale è divenuta un secondo modo per comunicare al mondo la mia interiorità. Tentavo di individuare dentro di me qualcosa, vista la chiusura riscontrata nella mia personalità: avevo bisogno di un secondo metodo per comunicare e per archiviare i ricordi.  Poi negli anni mi sono accorto quanto sia divenuto importante il mio lavoro da fotografo; d’altra parte, quegli scatti erano essenziali momenti della vita, specialmente della gioventù. La fotografia è in questo modo diventata una sorta di via di fuga dal presente. Chi parla e discute del nostro lavoro pensa sempre che siamo dei reporter. In realtà, alcune volte, ci rendiamo conto che non stiamo raccontando solo l’esteriorità, ma anche ciò che viene da dentro e le emozioni che sono parte di noi."

Non essendo Senese, come si è ritrovato a fotografare il Palio? Cosa significa per lei vivere la nostra tradizione?

"Sono arrivato a Siena ormai ventitré anni fa. Adesso ho un figlio 18enne. Il Palio lo conoscevo molto alla lontana. Non conoscevo la struttura, la macchina organizzativa e tutto ciò che si nascondeva per tutto l’anno dietro alle novantasei ore. In questo momento ho la famiglia dell’Istrice e il figlio contradaiolo. Devo dire che, giustamente, mi sono avvicinato in punta di piedi e con molto rispetto alla vostra tradizione. Un ruolo fondamentale l’ha giocato e lo gioca ancora mio figlio: è stato colui che mi ha condotto verso un vero avvicinamento alla fotografia per il Palio. Grazie a lui ho iniziato ad immortalare gli eventi di contrada, tra cui due Minimasgalani vinti. Il 2024 è stato il primo anno in cui ho fatto delle fotografie dalla pista. Prima devo ammettere che non mi sentivo pronto. È stato bellissimo ed emozionante vivere il Palio dal mio punto di vista, quello esterno; un Senese non può capire come vive questo evento una persona non nata a Siena.  Vedere le mozioni che travolgono le facce delle persone è qualcosa di indescrivibile, sono come una freccia che dall’esterno ti colpisce l’interiorità, il tuo sentimento."

Ci sono luoghi del cuore che ama fotografare a Siena? Allo stesso tempo, c’è nel Palio un momento che preferisce immortalare?

"Non ho luoghi del cuore. Preferisco andare nei classici e canonici punti panoramici. Ho la fortuna, dopo ventitré anni, di avere ancora lo sguardo da turista. Vivo a Siena con il cuore, ma la vista è ancora quella di quando sono arrivato, visto che ogni giorno vedo cose nuove. Ogni giorno mi affascina trovare stimoli nuovi. Lo stesso vale per il Palio: da sempre vissuto dietro alle quinte, ora vorrei provare varie posizione per scattare le mie fotografie da varie angolature sulla pista. Magari anche viverlo e fotografare la corsa da una finestra sarebbe interessante."

Ha mai partecipato da fotografo ad altri eventi culturali italiani o sportivi?

"A livello sportivo ho partecipato alla B2 del CUS, alla Serie B del Rugby, ad alcune partite dell’Emma Villas. Posso dire di avere spaziato un po’ in tutti gli sport. Devo ammettere che non ho mai partecipato ad aventi culturali, anche perché per avvicinarsi alle tradizioni locali bisogna avere una certa preparazione culturale: in altre parole, dobbiamo entrare “in punta dei piedi”. Quest’anno avrei deciso di partecipare a qualche evento di portata, come le tradizionali annuali di Sartiglia."

Ci vuole raccontare un momento di snodo nella sua carriera fotografica che le ha permesso di capire che si stava trovando sulla strada giusta?

"Io sono originario di Thiene, un piccolo centro abitato del Veneto. Davanti alle mie origini mi sento di dire che Siena è stata sicuramente l’acceleratore della mia carriera fotografica, la quale sarebbe stata sicuramente diversa se fossi rimasto in Veneto. Siena è un insieme di emozioni, colori e cultura. È stata la Città del Palio che mi ha portato ad un cambio di passo. Un esempio lampante è sicuramente il mio passaggio dal non essere affascinato dalle persone ad andare a cercare, durante le novantasei ore di Palio, gli sguardi e le emozioni, sempre tramite scatti rubati e spontanei. Ribadisco con fermezza che la fotografia è divenuta un fattore passionale ed ammetto che in quello che faccio ci metto il cuore e non solo la tecnica. Questa passione brucia ed è viva ed è ciò che mi motiva e mi porta a fare sempre meglio. Inoltre, un’altra fortuna di Siena è l’avere la possibilità di avere a che fare con altri fotografi. Ringrazio Siena per avermi aperto tante strade, anche sul punto di vista relazionale."

Niccolò Ricci

 

 

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