“Ho vinto premi in sei continenti diversi e sono molto soddisfatto che le mie foto facciano parte di saloni internazionali”
Mauro Agnesoni, fotografo senese affermato e conosciuto, ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia da ragazzo. Da subito collabora con riviste locali e non solo; nella sua carriera, infatti, è riuscito a farsi conoscere fuori dai confini italiani.
Come è nata la sua passione per la fotografia?
Ho fatto le scuole medie all’istituto d’arte che servivano anche a prepararsi per chi voleva intraprendere quell’indirizzo alle superiori. Decisi di non seguire quel percorso e di fare il commerciale, dove dovevamo avere delle ore di applicazione.

Quale è stato il trampolino di lancio che le ha fatto capire che poteva fare bene in questo settore e che le ha permesso di comprendere che non si trattava solo di una semplice passione?
Ho iniziato dopo qualche anno a far vedere qualche foto e qualcuno mi faceva i primi complimenti. Nell’80 partecipai a un concorso organizzato dal Valdimontone, vincendo un secondo premio. L’anno dopo ci fu un concorso nella Torre dal quale sono uscito vincitore: da quel momento ho capito che le mie foto potevano piacere. Iniziai a pubblicare su qualche giornale locale. Essendo un appassionato di fotografia, spesso anche ho catturato qualche immagine di eclissi e devo ammettere che hanno avuto successo, anche perché non eravamo tanti che facevano queste foto. Nell’84 è stato pubblicato un mio scatto raffigurante un tramonto con eclissi nella rivista “L’Astronomia”. Nell’85 nasce il Siena Foto Club, al quale mi iscrissi subito e quindi iniziai a confrontarmi con molte persone sia fuori Siena sia dentro le mura. All’inizio degli anni 80 ho anche iniziato a stampare a colori, cosa che oggi può sembrare scontata, ma che non facevano tutti in quel periodo. Nell’86 vinsi una collaborazione con la rivista “IL CARROCCIO”.
Che significato assume per lei la fotografia?
È una passione, un hobby che mi accompagna da quando avevo dodici anni. Naturalmente è stata un’occasione per fare amicizia e molte conoscenze anche all’estero. Faccio parte di due associazioni nazionali e tre internazionali che incontro periodicamente. Ho iniziato naturalmente, per questioni soprattutto logistiche e non potendomi muovere in macchina, a immortalare la città, il territorio ed il Palio. Di conseguenza, ho accumulato tantissime foto tanto da creare un archivio dalle seconda metà degli anni ottanta ad oggi. Ho poi pubblicato immagini totalmente riguardanti altri interessi, come l’architettura, sport, feste, tradizioni popolari e viaggi all’estero.
Ci può spiegare come si è inserito nella sua carriera da fotografo il Palio? Come è il suo rapporto con la festa?
Il Palio dal punto di vista fotografico è importante perché, abitando in centro, è sempre stato fonte di attrazione e di interesse. Mi ha dato tante opportunità: in altre parole, mi ha permesso di fare mostre e pubblicare. Le mie foto sono presenti in oltre cinquantuno numeri unici, e ho collaborato anche con la rivale. Altre le ho pubblicate all’estero, su “Le Figaro Magazine” in Francia, mentre in Italia su “Tuttosport” e “La Stampa”. Un evento che recentemente ha dato soddisfazione è stata la nomina di un mio scatto come foto dell’anno 2022 tra tutte le foto partecipanti nei concorsi della Federazione Italiana Associazione Fotografiche. Molti mi conoscono ormai per il mio archivio che mi ha permesso di collaborare con libri che sono usciti sul Palio. La soddisfazione è stata enorme quando mi è arrivata un’email dall’estero che mi chiedeva alcune foto per John Hunt, o meglio per un suo libro che si diffondeva fuori dai confini italiani e dove veniva mandato nelle sale cinematografiche in onda il film. Ho collaborato con Massimo Reale per il suo documentario “Dietro la bandiera”. Nel 2013 è iniziata la collaborazione col Consorzio per la Tutela del Palio di Siena e da lì è nato “Scatti in campo”, che raccoglie fotografie di vari autori senesi e non senesi. Nel 2020 ho pubblicato il libro su Luigi Bruschelli detto "Trecciolino" dal titolo "Mille volte Gigi" realizzato insieme alla mia amica fotografa Luciana Petti. Adesso una delle mie collaborazione è quella con la rivista “Tufo al Cuore”.
Ci vuole dire un aneddoto che non hai mai detto a nessuno? O meglio, un segreto sulla sua carriera?
Ho una serie di benedizioni vittoriose di cinque contrade su sei fotografate a fila. Qualche volta ho qualche segno premonitore che mi dà qualche indizio per vedere quale è la contrada che può vincere. In una pista dei barberi per quattro volte a fila ho trovato un barbero vittorioso che poi è la contrada che ha vinto il Palio.
È ormai internazionale, ma in cosa consiste la sua attività all’estero?
Io faccio parte di varie associazioni. Una di queste è la “Global Photographic Union”, della quale sono un membro dello staff, occupandomi della spedizione di riconoscimenti internazionali. Questo mi dà la possibilità di viaggiare molto. Sono stato in Cina, Marocco, Emirati Arabi e non solo. Ho vinto anche diversi premi in concorsi fotografici non italiani e questo mi ha permesso di ottenere titoli onorifici. Ho sei onorificenze internazionali e due nazionali. Nel 2017 una mia fotografia è stata acquisita da un museo in Cina e fui invitato là per l’occasione. Ho vinto alcuni premi in sei continenti diversi e sono molto soddisfatto che le mie foto facciano parte di saloni internazionali.
Davanti ai suoi risultati, in che cavallo del Palio ti potresti identificare?
Potrebbe essere Brandano che ha vinto nel Montone, la mia contrada.
Niccolò Ricci