I FOTOGRAFI DEL PALIO: CLAUDIA ESPOSITO

News inserita il 26-12-2024 - Palio

Appassionata del fotografare l’umanità di un momento, gli ossimori visivi e le contraddizioni

 

Claudia Esposito, fotografa per passione, si è trasferita a Siena per motivi lavorativi. Nella Città del Palio ha deciso di dedicarsi al suo passatempo preferito, la fotografia, a cui si è avvicinata già da bambina “per terapia”. Adesso cerca con i suoi scatti di immortalare il mistero e le emozioni.

Come si è accorta di nutrire una passione per la fotografia e perché ha deciso di intraprendere questa strada anche sul piano lavorativo?

"Il mio primo incontro con la fotografia l’ho avuto da bambina, quando, in una situazione famigliare poco piacevole, cercavo la mia vita.

Non mi spiegavo come potessi avere contemporaneamente immagini di me gioiosa mentre vivevo un’infanzia solitaria condita da realtà difficili e poco felici. A 21 anni mi sono trasferita a Siena per lavoro. Non conoscevo nessuno e, allo stesso tempo, poco anche me stessa. Di conseguenza, un giorno ho acquistato una macchina fotografica nella speranza che mi aiutasse ad avere un motivo per uscire dalla mia stanza oppure per nascondermi, ancora non l’ho capito. Così ho iniziato ad andare in giro cercando di conoscere la città, i suoi vicoli, le sue luci e le sue ombre. Mi sono accorta col tempo che ciò che fotografavo rispecchiava molto il mio modo di essere e di sentire in quel momento perché nelle mie immagini raramente i soggetti erano le persone; anzi, erano del tutto assenti. Fotografavo architetture e le ombre di una luce bellissima sulle mura di questa città: cercavo il mistero. Negli anni poi sono cambiate un po’ di cose, ho ripreso gli studi in grafica pubblicitaria grazie ai quali ho iniziato a fare esperienze fotografiche e a collaborare con chi mi ha dato qualche possibilità. Questo mi ha aiutato molto nelle relazioni con le persone, anche se persiste una sensazione di distacco. Posso dire di aver iniziato a fotografare per “terapia”, per necessità di espressione e non perché ne fossi veramente capace".

Cosa rappresenta per lei la fotografia e cosa le piace fotografare solitamente?

"A volte mi accorgo di non sapere ciò che penso finché non lo fotografo. Per me la fotografia è un modo per conoscere e per conoscermi, per far luce sull’inconscio. Amo fotografare l’umanità di un momento, qualsiasi esso sia, gli ossimori visivi, le contraddizioni e conoscendo poco le emozioni cerco di apprenderle dagli altri. Amo fotografare a teatro, ai concerti e da qualche tempo mi sono appassionata ai ritratti ambientati che descrivono meglio l’identità di una persona. Mi piace cercare e creare il surreale della vita, in quanto la realtà spesso mi stanca. Per questo utilizzo tecniche grafiche per composizioni che raccontano qualcosa che oggettivamente non esiste".

Non sente l’esigenza di ampliare, sempre nell’ambito di questa attività-passione, gli orizzonti a nuovi metodi e tecniche fotografiche?

"Ultimamente la mia passione per la fotografia si è un po’ trasformata. Ho sentito e sento l’esigenza di esprimermi anche attraverso filmati, abbinando quindi alle scene visive, musica, movimento, parole, rumori, storie; spero, quindi, di poter lavorare un giorno anche nell’ambito del video storytelling e di girare, perché no, un film".

Quali sono, secondo le sue esperienze, i momenti più emozionanti del suo lavoro?

"Quando lavoro con la fotografia, che non è la mia attività principale in questo momento, mi emoziona arrivare sul posto, conoscere l’atmosfera e i soggetti che andrò ad immortalare. Ma raggiungo l’apice emotivo quando torno a casa per vedere il risultato delle fotografie scattate; certe volte mi sbaglio, penso di aver fatto una buona fotografia o un buon lavoro ma, guardando e ragionando a mente fredda, il risultato invece non è come mi aspettavo. Però succede anche l’opposto; mi ricredo su un lavoro che all’apparenza sembra non buono ma che invece si rivela molto efficace. L’emozione più bella è quella legata alla stampa. Mi è capitato di vedere delle mie fotografie scelte per le locandine di eventi e, venendo da una formazione in grafica pubblicitaria, questo è per me uno dei momenti più significativi. L’ultima emozione è stata la scelta di una mia foto come regalo al Capitano della Contrada dell’Onda".

Il Palio e le sue fotografie: ci può spiegare com’è questo rapporto?

"Il Palio è una cosa seria, bella e impegnativa. Ho avuto la possibilità di fotografare qualche Carriera per un giornale locale ed è stato emozionante perché, forse per la prima volta in quindici anni, ho assistito a questo evento con una partecipazione più profonda, invece che con un occhio turistico come avevo fatto fino a quel momento. Amo le prove di notte, ad esempio, perché creano un’atmosfera indescrivibile: queste, infatti, hanno una magia particolare, a partire da quell’ambientazione che sfugge dal buio per essere cullata dalla luce che illumina la Città e dalle rondini che si fanno sentire nell’azzurro insieme al suono degli zoccoli dei cavalli sul tufo. Mi piace andare in giro e osservare quello che fanno le persone un po’ più grandi, quelle che magari hanno visto correre già molti Palii, e trovare le differenze con i giovani di oggi. Insomma, adoro viverlo con spirito di scoperta e non di reportage univoco ai fatti che accadono. Le giornate di Palio sono ore molto intense e spesso le mie forze fisiche non mi consentono di essere sempre presente, ma fotografare le emozioni sui volti, nei gesti e nei canti delle persone è qualcosa che spero di poter continuare ad imparare a fare. È successo di tornare a casa con tutte le schede di memoria piene per poi domandarmi se davvero quelle fotografie fossero in grado di esprimere la fierezza di questa festa e la risposta è stata “no”: non sempre si riesce a “impressionare” bene quella che è la vera essenza del Palio".

Niccolò Ricci

 

 

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