GALASSO E LA MENS SANA, UN “DIETRO LE QUINTE” DI SUCCESSO

News inserita il 17-11-2021 - Mens sana Basket

Parla il dirigente accompagnatore biancoverde “La società sta strutturandosi seriamente, un passo fondamentale per risalire”

Arcangelo Galasso_Mens Sana

C’è anche un dietro le quinte nel bell’avvio stagionale della Mens Sana. Attorno al primato solitario della Namedsport, e ai numeri cestistici della squadra allenata da coach Binella, esiste infatti tutta una serie di figure specifiche di riferimento che stanno permettendo ai colori biancoverdi di crescere sul piano della struttura e dell’organizzazione societaria.
Arcangelo Galasso, 41 anni, trascorsi da giocatore (con le giovanili della Mens Sana e alla Virtus, prima di dedicarsi all’attività bancaria) e già dirigente addetto agli arbitri nella stagione 18/19 (l’ultima vissuta, malamente, nel professionismo dall’ambiente di viale Sclavo), è da quest’anno il dirigente accompagnatore della prima squadra biancoverde. Il basket, e la Mens Sana, sono un vizio di famiglia (il padre Giuseppe era personaggio conosciutissimo in ambito federale e a lui si devono la nascita e la crescita del gruppo arbitri senese, al quale per tanti anni ha collaborato come ufficiale di campo nazionale e internazionale la madre Lucia e nel quale è sbocciato il fratello Martino, ormai da alcune stagioni arbitro nella massima serie italiana), un richiamo al quale non si può dire di no, qualunque sia la categoria: “Il rapporto con chi, due anni fa, ha deciso di ripartire dalla Promozione non si è mai interrotto – spiega Galasso – e quando la scorsa estate ho ricevuto dal direttore generale Caliani la proposta di tornare in società, con un ruolo di dirigente accompagnatore della prima squadra, ho subito accettato.

La Mens Sana di oggi è lontana dai grandi palcoscenici del passato, vero, ma chi le vuole veramente bene è rimasto a sostenerla e, in questa fase, sta dando il proprio contributo volontario per fare il meglio possibile”.
Che società ha trovato al suo rientro in viale Sclavo?
“Una società che sta strutturandosi seriamente, senza guardare alla categoria nella quale la squadra milita. Avere uno staff stabile e con le giuste competenze è il primo passo da compiere quando hai in mente prospettive di risalita: la struttura tecnica è di prim’ordine, l’altro tassello fondamentale è la disponibilità costante di un preparatore atletico, di un fisioterapista e del medico, ma anche di chi dà il proprio contributo per la buona riuscita dell’attività settimanale in palestra o si adopera per curare aspetti non cestistici la domenica alla partita. Con la Polisportiva i rapporti sono buoni, ovviamente sta a noi riuscire a ritagliarsi spazi sempre più importanti all’interno di una società che è caratterizzata da tante discipline, ma ho molto apprezzato le parole del presidente Saccone quando ha rievocato i trascorsi del basket biancoverde anche in epoche antecedenti ai grandi successi degli anni Duemila”.
Situazioni non scontate, tornando all’organizzazione della società, al di fuori della retorica che spesso accompagna il nome Mens Sana…
“Dico sempre che giocare nel nostro palasport rischia di essere fuorviante, perché l’impianto stesso e la storia che trasuda a volte può dare l’idea di trovarsi ancora in un contesto di basket professionistico. Il mio, ovviamente, è un paradosso, ma la presenza della società e la struttura che sta dandosi sono evidenti soprattutto quando siamo lontani da Siena: penso all’organizzazione logistica delle trasferte, allo staff che si muove per seguire la squadra, a tanti piccoli particolari che magari da fuori non si notano e che però fanno la differenza. Non è una questione di confrontare il palasport della Mens Sana con altri palazzetti o palestre, alcuni dei quali francamente inadeguati anche a una serie C Silver, è un fatto di specifiche nei ruoli: ad esempio in una delle ultime partite in trasferta l’allenatore avversario si è avvicinato al tavolo e ha chiesto a me quanti falli avesse un suo giocatore, dato che nessuno della società di casa li aveva conteggiati”.
Vivendo a stretto contatto con la squadra, che idea si è fatto del gruppo biancoverde?
“Faccio una premessa, la presenza di Pierfrancesco Binella come coach e la possibilità di lavorare assieme a lui in termini organizzativi sono state un punto di partenza fondamentale per il sottoscritto. La squadra è molto ben allenata, anche perché ha uno staff importante e sempre presente, con Petreni, Discepoli, Lanza a coadiuvare il coach: in settimana le partite vengono attenzionate e preparate fin nei minimi dettagli con riunioni video, schede tecniche e informative che permettano ai ragazzi di sapere chi affronteranno e soprattutto cosa fare la domenica sul parquet. C’è un gruppo di ottimi ragazzi, oltre che di buoni giocatori, tutti sono consapevoli di cosa significhi indossare la maglia della Mens Sana e tutti stanno dando il massimo, in allenamento e in partita”.
Le sette vittorie consecutive sono una spinta non di poco conto per il morale…
“La squadra è stata costruita con cognizione, nel senso che pur consapevoli di avere qualche limite nel pacchetto dei lunghi si è allestito un reparto esterni tale da garantire qualità e quantità per provare a giocare alla pari contro qualsiasi avversario. Di sicuro non manca la personalità, le vittorie di Campi Bisenzio, di Firenze e di Carrara lo dimostrano: anche domenica scorsa contro Livorno abbiamo approcciato benissimo una partita che, sulla carta, poteva anche essere sottovalutata vista la differenza di valori, invece l’attenzione è stata quella giusta e non abbiamo corso rischi”.
Cosa le piace di più di questa Mens Sana?
“L’intensità in difesa. Quando la mettiamo, possiamo davvero battere chiunque, altrimenti andiamo incontro a qualche difficoltà. Non c’è il giocatore che prende palla e vince da solo le partite, ma sotto certi aspetti questo è un fatto positivo, perché fa crescere e responsabilizza tutto il roster: non è un caso che in ciascuna vittoria ottenuta siano cambiati i protagonisti. E comunque, è un dato di fatto, più vinci e più prendi fiducia”.
La difesa del primato solitario inizia domenica prossima sul campo del Valdera…
“Ed è subito una partita molto difficile, sia perché la squadra che affrontiamo è esperta e di livello, altrimenti non avrebbe vinto nell’ultimo turno su un campo molto difficile come Fucecchio, sia perché ci attende un’altra trasferta dentro un impianto molto particolare, stavolta anche con una presenza importante di pubblico avversario”.
Guardando oltre l’attualità, dove vuole arrivare la Mens Sana?
“Siamo motivati e molto felici di trovarci, oggi, primi da soli in classifica, ma la stagione è ancora lunghissima, e qualsiasi valutazione sul campionato e le prospettive credo vadano rimandate alle prossime settimane. Detto questo, l’obiettivo è lottare per la promozione”.
Nelle serie minori, in realtà, le scorciatoie talvolta sono dietro l’angolo…
“Il nome Mens Sana è un nome importante, lo sappiamo. E sappiamo anche che in queste categorie, durante l’estate, le prospettive di crescita possono non dipendere dal solo risultato sportivo: a tutti piace vincere sul campo, e quello è l’obiettivo, il fatto che contemporaneamente la società stia dandosi una struttura di livello superiore alla C Silver è comunque indicativo di come ci si voglia, eventualmente, far trovare pronti ad ogni evenienza”.
Matteo Tasso

 

 

 

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