Serata da incorniciare per Valerio Cucci, sugli scudi anche Udom e Bucarelli. Dopo nove mesi di purgatorio in cadetteria, l'A2 regala nuovi orizzonti
Il paragone è una scintilla che scocca improvvisa dopo un canestro da tre punti, una corsa verso la curva urlando di gioia, più in generale una serata da incorniciare per quantità e qualità cestistiche. Quando però, a fine partita, Valerio Cucci racconta a microfoni e taccuini le sue emozioni, l'accento romano che lo caratterizza risveglia chiunque dall'idea di sentire una calata friulana e cucirgli addosso un abito troppo scomodo per i suoi 20 anni, anche se a vederlo mostrare i muscoli contro avversari più alti e grossi, spazzolare i tabelloni ed esultare in quel modo davvero assomiglia a “Gek” Galanda, e non è solo una questione di barba. Classe 1995, un background cestistico di primo livello donatogli dagli anni con la Stella Azzurra, Cucci è una delle scommesse che la Mens Sana ha giocato nella sua estate di rivoluzione e al tempo stesso di passione, con tante idee ma pochi soldi in mano per affrontare dignitosamente la serie A2: la prima giornata, la prima vittoria, gli regalano la giusta ribalta ed una standing ovation dal pubblico di viale Sclavo che, per la cronaca (ma è solo una battuta), Galanda faticò a meritarsi per almeno mezza stagione, e che rispecchia un feeling già sbocciato fra il tifo Mens Sana ed i ragazzini terribili gettati nella mischia da Alessandro Ramagli.
Prossima fermata, il PalaMangano di Scafati. Che non è Oaka o il Palau St. Jordi, ma che ci riconcilia, assieme a questa serie A2, con un livello di basket gradevole ed a tratti anche divertente. Se per nove mesi, e per mille motivi, ci siamo fatti piacere le “royal rumbles” della cadetteria, è bastata una serata al piano di sopra per farci capire che quella parentesi, imposta da una serie di motivi per i quali ancora si invoca giustizia, è stato bene chiuderla in fretta. Guai anche solo a pensare di riaprirla.
Matteo Tasso
Foto Mens Sana 1871