Gli interventi dei segretari regionali Cgil, Cisl e Uil dopo la manifestazione dei lavoratori di Viale Toselli
Una mobilitazione forte e partecipata ha visto protagonisti i lavoratori della Beko e i rappresentanti sindacali di Cisl, Cgil e Uil, uniti nella richiesta di un intervento concreto da parte delle istituzioni per evitare la chiusura della multinazionale turca.
"Grazie per essere qui, grazie per averci dato un modello di lotta seria, un modello di lotta collettiva e determinata. Non parliamo di 299 motivi per resistere, ma di 299 motivi per proseguire il lavoro in questo territorio", ha dichiarato Silvia Russo, segretaria regionale della Cisl, sottolineando come la vertenza Beko non sia un caso isolato, ma rappresenti un campanello d’allarme per l’intero settore manifatturiero toscano. "Le aziende non possono limitarsi a piani di rientro o di sopravvivenza, devono avere un vero piano industriale. Se la Beko non vuole più produrre qui, si deve trovare un nuovo investitore. Chiediamo al governo e alla Regione di agire con investimenti strategici, garantendo infrastrutture adeguate e formazione professionale per tutelare il futuro dei lavoratori".
Dello stesso avviso Rossano Rossi, segretario regionale della Cgil, che ha evidenziato la gravità della situazione nel territorio senese. "Siena ha già perso oltre mille posti di lavoro. La cassa integrazione nel 2024 ha toccato i cinque milioni di euro, un costo sociale enorme per i lavoratori, che già faticano ad arrivare a fine mese. Non è un destino inevitabile: è il risultato di un sistema che sfrutta, depreda e poi abbandona. Dobbiamo opporci con una lotta dura e unitaria: non possiamo accettare che Siena paghi il prezzo della chiusura della Beco senza una reazione".
Rossi ha inoltre sottolineato come, secondo studi commissionati dalla Cgil, anche le aziende metalmeccaniche in difficoltà abbiano registrato utili consistenti. "In Toscana, anche le industrie in crisi hanno continuato a guadagnare, e in Italia il comparto ha prodotto un utile complessivo di 40 miliardi di euro. Non è vero che non ci sono risorse, è una questione di volontà politica e strategica. Il governo deve intervenire, costringendo la Beko a presentare un piano industriale credibile o trovando un nuovo investitore. Non ci servono cure palliative come l’allungamento degli ammortizzatori sociali: vogliamo soluzioni concrete per il futuro".
A livello europeo, la questione si inserisce in un più ampio processo di deindustrializzazione, come evidenziato da Paolo Fantappiè, segretario regionale della Uil. "La vostra vertenza è la madre di una crisi più grande che sta investendo tutta Europa. Le multinazionali entrano nei nostri territori, sfruttano e poi se ne vanno, lasciando il deserto. La Toscana sta diventando una colonia industriale di paesi esteri. L’Europa deve stabilire regole chiare per impedire queste pratiche predatorie e investire in politiche industriali a lungo termine".
I sindacati hanno ribadito la necessità di una mobilitazione continua, sia a livello regionale che nazionale, per impedire che la chiusura della Beko diventi un ulteriore tassello nel declino del tessuto produttivo locale. "Non vogliamo che Siena diventi l’agnello sacrificale di un sistema che penalizza il lavoro e la dignità delle persone. Saremo presenti ai tavoli regionali, nazionali ed europei per difendere il diritto dei lavoratori a un futuro stabile e dignitoso".
La battaglia è appena iniziata, e i sindacati promettono di non abbassare la guardia.
L.C.