La squadra bianconera si prepara alla rinascita, tre personaggi raccontano le loro verità
E' arrivata ieri l'ufficialità per l'ammissione del Siena al campionato di Serie D. L'amministrazione comunale, con un comunicato stampa, ha annunciato che è giunto l'interessamento di sette cordate di imprenditori che sarebbero disposti a rifondare il sodalizio bianconero. In questi giorni sono state tantissime le indiscrezioni e molte le ipotesi su aziende e personaggi che potrebbero diventare protagonisti della ripartenza del calcio senese.
Amore per Siena e capacità di lavorare con i giovani, due caratteristiche che si abbinano anche alla bandiera Stefano Argilli, oggi triste e demoralizzato per il disastro che ha estromesso la Robur dalla Serie C: “Sono profondamente deluso, è stato disintegrato il lavoro di anni. Speravo in un colpo di scena finale che potesse salvare la società Durio-Trani, così non è stato. Ho parlato in questi giorni con l'assessore Benini, l'amministrazione comunale vuole assolutamente che la nuova proprietà getti le basi anche per un rinnovato settore giovanile. Decideranno i nuovi dirigenti, se mi chiamano ho dato la disponibilità a un prossimo incontro. Nel frattempo sono in contatto con le famiglie dei ragazzi che giocavano nelle varie squadre giovanili del Siena, un patrimonio che spero non vada completamente perduto. Personalmente devo decidere se proseguire a insegnare calcio ai giovani o iniziare ad allenare una prima squadra. Vedremo. I colori bianconeri, per me, avranno sempre la priorità”.
I colori bianconeri sono da sempre la grande passione sportiva dell'ex dirigente Andrea Bellandi, imprenditore, con un passato di attività politica nell'ambito cittadino. Negli ultimi tempi si è impegnato per favorire l'approccio tra il gruppo armeno e Anna Durio. “L'ho fatto come tifoso della Robur, non per interessi personali. Il mio obiettivo è divertirmi la domenica allo stadio. Smentisco le voci degli ultimi giorni: non avrò un ruolo nella nuova società. Gli armeni, con maturata esperienza di gestione di una squadra di calcio, che hanno un loro settore giovanile, potrebbero rappresentare la proprietà ideale per la Robur che verrà. Siamo reduci dall'amarezza del disastro della precedente dirigenza, abbiamo perso una grande potenzialità: la Durio ha speso quanto forse mai nessuno in questa città, per fare tre campionati ha impegnato risorse come per dieci, buttando via, penso, undici-dodici milioni di euro. Senza neanche arrivare in B. Ha terminato la sua avventura con debiti fuori controllo e una gestione finale scellerata. Mi meraviglio delle persone che le stavano accanto, possibile che nessuno abbia segnalato gli errori e le problematiche dell'ultimo anno? Per Anna provo più pena che odio, in passato abbiamo conosciuto grandi furfanti, sinceramente nessun paragone con lei. La sua colpa più grave è stata non aver concluso a luglio la trattativa per la cessione della società. Poi, nelle ultime ore, un nuovo tentativo ma non è stato più possibile chiudere. E pensare che tra gli altri, e oltre ai soliti avventurieri di turno, a giugno si era presentato anche un solido gruppo veneto pronto a rilevare la Robur. Insomma questa storia doveva e poteva finire meglio...”
Alessandro Pagliai