BLOCK NOTES: UN LENTO, MONOTONO E FASTIDIOSO TRAN TRAN

News inserita il 29-01-2021 - Attualità Siena - Rubrica Block Notes

Anche se vestiti di "giallo", in Toscana non possiamo fare tanti salti

Anche il freddo e piovoso gennaio se ne va. Come l'abbiamo vissuto? In un tran tran senza cene, feste, viaggi e gite. Anche se vestiti di giallo non possiamo fare tanti salti. Una capatina in Pinacoteca e al Santa Maria o in Duomo ci rinfresca comunque la memoria, anche se dispiace che resti chiuso il Museo Civico che, invece, dovrebbe essere valorizzato sempre di più. Chissà se da qui alla primavera potremo tornare a vivere la città e a dipanare la nostra esistenza sui timbri della fuggita normalità? Il Prof Montomoli, uno che parla sempre con chiarezza ci dice che le vaccinazioni proseguiranno fino all'autunno per inseguire la decantata immunità di gregge. Il Palio ce lo sognamo: tornerà, a dio piacendo, nel 2022. Il nostro luminare Professor Rappuoli afferma, intanto, che la terapia a base degli “anticorpi monoclonali”, contro il Covid e in futuro contro le malattie emergenti è già “infialata” e pronta per le imminenti prove cliniche: sarà a disposizione per noi prima della fine di maggio.
Queste notizie fanno l'effetto di un raggio di sole che filtra, timido, fra nuvoloni neri e minacciosi, e ci riscalda più delle promesse del divino Arcuri, del tristo volto di Speranza e del “faremo” di cui non vediamo mai la fine del mellifluo Presidente Conte.
A proposito mentre scrivo vanno in onda le visite al Colle dal Presidente Mattarella che dovrà capire se i “costruttori” sono provvisti di cazzuola e cemento, oltre che di storie personali al limite della decenza, se i due galletti la smetteranno di farsi la guerra e se si troverà la strada per un Governo che scacci l'eventualità delle urne che in tempi normali sarebbe la strada da seguire ma che in vista del semestre bianco e in clima di pandemia nessuno, tranne la Meloni, vuole davvero battere.
In questo contesto procede a tentoni la vita della Banca più antica al mondo, quel Monte dei Paschi che non sarà mai più “nostro” ma che deve resistere perché i suoi 20.000 lavoratori non sono certo meno importanti di quelli di Alitalia, il pozzo nero dove sono finiti nell'ultimo decennio miliardi e miliardi di proprietà dei cittadini italiani o di quelli in lotta perenne all'Ilva o dei lavoratori di decine di industrie sorrette comunque dalla mano pubblica.
Io non so se andrà mai in porto la fusione con Unicredit che costerebbe allo Stato oltre 6 miliardi e che non tutelerebbe né il nome del Monte, la sua Direzione, e soprattutto la popolazione montepaschina di stanza a Siena e in Toscana. Per una volta mi allineo con le voci provenienti dalla sponda politica dei 5Stelle che vorrebbero trasformare il Monte in un Istituto Pubblico, magari per salvare anche Popolare Bari e Carige. D'altra parte una Banca in mano del Governo potrebbe offrire garanzie significative nell'allocare finanze e contributi provenienti da quel Recovery Plan che deve avere prospettive certe e sicurezze gestionali al di sopra di ogni sospetto. L'Europa forse aspetta anche questo per dare il via ai famosi 209 miliardi che dovrebbero cambiare il volto alla nostra Italietta, per farla diventare...Italia.

Roberto Morrocchi

 

 

 

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