BLOCK NOTES: SIENA E DINTORNI, TANTA CARNE AL FUOCO

News inserita il 12-07-2018 - Attualità Siena - Rubrica Block Notes

Alcuni temi di scottante attualità

Tanta carne al fuoco nel Block Notes di questo venerdì 13 luglio. Vediamo di capirci qualcosa prima che la stessa rischi di bruciacchiarsi.
Un punto a favore del Comune di Siena e segnatamente dell'Avvocato-Sindaco De Mossi. Lo stesso ha presentato infatti un esposto alla Procura della Repubblica contro la società SISAL GROUP che accettava on line nella giornata del Palio ogni sorta di scommesse sull'esito della carriera, quando già dal 2008 è fatto divieto per legge di scommettere sulla nostra corsa. “Non accetterò mai che si speculi sulla nostra festa”. Così afferma De Mossi. Ed io ne prendo atto, assegnandogli il primo punto a favore. Ora lo aspetto su altri temi palieschi “caldi”, vedi per esempio la responsabilità oggettiva delle Contrade che non può essere più disattesa, perché con l'andazzo preso negli ultimi tre anni, e che tutti abbiamo negli occhi, a rischio viene messo – seriamente – il futuro del Palio.
De Mossi ci prova poi, come aveva già fatto in campagna elettorale, con i quattro nominativi scelti da Valentini in Fondazione in scadenza del suo mandato. Intendiamoci legge e statuti permettevano al Sindaco allora in carica le nomine dei deputati, ma visto che anche io in un mio Block mi ero chiesto se non fosse il caso di lasciare al Sindaco – nuovo o vecchio che fosse – il compito della delicata scelta, non trovo niente di scandaloso nel fatto che De Mossi, ci provi, e chieda ai quattro nominati di fare un passo indietro – che ovviamente non faranno mai – visto che la Fondazione medesima ha fra le mani una patata bollente da pelare entro il 15 luglio sul fatto che la stessa si costituisca o meno Parte Civile all'udienza del 17 contro la Banca MPS e i suoi vertici. E chiunque può capire quanto pesino i voti dei quattro nominati.

Cambio subito scenario, ma credo che il tema che vado ad affrontare possa prima o poi interessare anche il Comune e quindi il suo nuovo Sindaco.
Altro tema scottante, infatti, è quello sollevato dal “chimici” della CGIL per quanto concerne la gestione dei lavoratori cosiddetti in “somministrazione” presso la GSK Vaccines e l'utilizzo dei contratti precari.
La GSK è la prima azienda mondiale nello specifico comparto produttivo dei vaccini. E come Senesi ne andiamo giustamente fieri. Ciò non ci vieta però - e fa bene a battere su questo tasto il Sindacato – che non si debbano affrontare i temi riguardanti i dipendenti dell'Azienda.
Ammontano a 2.155 i lavoratori a Siena e Rosia dell'Azienda in parola. A questi vanno aggiunte,poi, altre 660 maestranze con contratti di somministrazione – vale a dire dipendenti assunti in affitto ricorrendo ad agenzie di lavoro interinale-.
Succede che la Novartis, prima, e la GSK, ora, abbiano assunto negli anni, a tempo indeterminato, parte dei lavoratori “precari”, ma accade molto più di frequente che questo personale “in affitto” venga licenziato dopo aver prestato i loro buoni servizi per 12, 24, 36 mesi, fino all'assurdo di lavoratori qualificati, liquidati dopo cinque anni, occupando al loro posto altre maestranze ma sempre ricorrendo alla fattispecie dei contratti in affitto di manodopera.
Ecco perchè mi schiero apertamente dalla parte della CGIL. Non capisco come una Azienda seria e ai vertici della produzione, come la GSK, ma ne potrei citare decine e decine in Toscana e nel nostro Paese si possano sbarazzare a cuor leggero di lavoratori, dopo averli formati ed inseriti in un ciclo produttivo che richiede standard qualitativi di un certo livello per assumerne altri da avviare, ex novo, nello stesso percorso.
Insomma c'è qualcosa che stona, che mi sfugge e credo che sia giusto porre la problematica all'attenzione dell' Azienda e della Comunità industriale senese, che leggi alla mano – job act o recente intervento legislativo sui contratti dei precari vagheggiato dal Ministro Di Maio – possa mettere ordine su questa situazione, riducendo l'uso sconsiderato di questa forma di lavoro in affitto.

Roberto Morrocchi

 

 

 

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