Buon Natale. Auguri ai miei quattro lettori e soprattutto auguri a tutti i Senesi che seguono con attenzione e un misto di speranza ed apprensione cosa succede nella nostra splendida città.
La pandemia ha cambiato, ma sì, le nostre esistenze. Per due anni abbiamo rinunciato alla nostra grande Festa, il Palio, e nessuno ce li renderà più. Siamo diventati un popolo in maschera, ma la cosa che ci ha fatto più male è stato il “distanziamento”...rinunciare ad una stretta di mano, ad un abbraccio amichevole ed affettuoso, a un bacio. Siamo stati separati, dai nostri cari, dagli amici, dai nipoti e abbiamo pagato un prezzo troppo alto per cercare comunque di andare avanti in una guerra, quella al Covid, che mai avremmo pensato di affrontare. Solo ripetute vaccinazioni sembrano poterci regalare un minimo di tranquillità, squarciando un cielo grigio, di piombo, e lasciandoci intravedere uno spicchio di sereno, ma le varianti si succedono con inquietante regolarità e anche quando sembra che le attività economiche e la nostra vita possa riprendere come prima, arriva un “Omicron” a minacciare una parziale ritrovata tranquillità.
Una cosa l'ho capita. Dovremo convivere per anni con questa maledetta pandemia e tutto forse finirà solo quando avremo vaccinato tutti i popoli di questo mondo a rovescio.
Ma restiamo a Siena. L'Università ha ripreso le lezioni in presenza e tutte le scuole, fra un tampone ed una quarantena, sono tornate a riempirsi delle voci di insegnanti e ragazzi.
E questa è già vita. Ma la didattica a distanza ha generato disagi e gli esami delle medie e soprattutto di Stato, rabberciati e senza prove scritte possono aver provocato e provocare guai che solo nei prossimi anni potremo valutare. Danni grossi alle nostre attività produttive sono stati provocati dalle ripetute clausure e dalla chiusura di alberghi, ristoranti, cinematografi, musei, teatri, palasport e stadi. Si è innescata, causa Covid, una crisi economica i cui guasti si leggono nei negozi chiusi e nelle serrande abbassate. Una crisi che continua di giorno in giorno a strisciare provocando danni, anche alla nostra città d'arte, difficilmente sostenibili.
Dovremmo tutti insieme stringerci a coorte e lavorare con una laboriosa unità di intenti per trovare, con ingegno, coraggio e un pizzico di fantasia i rimedi per costruirci una strada che ci conduca a riveder le stelle. Ma lo dobbiamo fare senza le bizze da vane prime donne, possibilmente solo guardando al futuro, senza inutili ripicche e stupidi fronteggiamenti, facendo tesoro comunque degli errori commessi, ma non per rinfacciarli, semmai per non ripeterli.
Io la chiudo qui. Non voglio certo amareggiare il vostro Natale...anzi sono vicino a tutti Voi e auguro a tutti quella serenità che ci è mancata per due anni.
Voglio essere ancora una volta ottimista. Lo so di che pasta siamo fatti. Lo so che torneremo prima o poi a riveder le stelle. Auguri e un Natale di bontà e serenità.
Roberto Morrocchi