Ribadita la richiesta di revocare la chiusura del 2025 e avviare una trattativa nazionale con governo e multinazionale
SIENA – Si è svolto oggi presso la sede della Provincia di Siena l’atteso incontro per fare il punto sulla vertenza Beko, che coinvolge circa 300 lavoratori dello stabilimento senese. Alla riunione, molto partecipata, hanno preso parte il presidente della Provincia di Siena, Agnese Carletti, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, Valerio Fabiani, il sindaco di Siena Nicoletta Fabio e i rappresentanti sindacali, tutti compatti nel ribadire il rifiuto di ogni ipotesi di chiusura dell’impianto e nella richiesta di un confronto nazionale con il governo e la multinazionale turca.
Carletti: "Siena non sarà l’agnello sacrificale"
Il presidente della Provincia, Agnese Carletti, ha sottolineato l’importanza dell’unità tra istituzioni e sindacati per affrontare la crisi. “L’incontro è stato proficuo e ha evidenziato la necessità di una strategia condivisa. La nostra priorità è dimostrare che Siena non può essere considerata l’agnello sacrificale di questa vertenza. Vogliamo stralciare la data del 31 dicembre 2025, prevista dal piano industriale, e mantenerla al centro di una trattativa nazionale,” ha dichiarato. Carletti ha poi aggiunto che si attende la convocazione del tavolo ministeriale per comprendere le prossime mosse del governo e dell’azienda.
Giani: "Una questione nazionale, il governo deve fare la sua parte"
Anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha espresso il proprio impegno a tutela dello stabilimento senese, definendo “inaccettabile” la gestione della crisi da parte della multinazionale: “Non è accettabile che un sito come quello di Siena, così cruciale per il tessuto economico della città e della regione, venga messo a rischio con una lettera di licenziamento secca e senza alternative. La Toscana ha bisogno di una dimensione industriale che affianchi quelle culturali, rurali e turistiche,” ha dichiarato.
Giani ha ribadito la necessità di un approccio nazionale: “Il ruolo del governo è cruciale, essendo questa una multinazionale con stabilimenti in diverse regioni italiane. È fondamentale garantire che Siena rimanga un punto fermo del piano industriale.”
I sindacati: "La mobilitazione continua, nessun passo indietro"
I rappresentanti sindacali si sono mostrati compatti e determinati a proseguire la mobilitazione. Per la Uilm, Massimo Martini ha sottolineato che “la lotta sta già portando i suoi frutti, spingendo l’azienda a rivedere il piano industriale. Chiediamo la rimozione della data del 31 dicembre 2025 e continuità lavorativa per i dipendenti.”
Daniela Miniero della Fiom ha evidenziato che il presidio dei lavoratori, attivo da settimane, non ha perso forza: “La mobilitazione resta unitaria e incrollabile. L’azienda deve sapere che non arretreremo di un millimetro. Nessuna chiusura, nessun esubero: queste sono le nostre condizioni.”
Infine, Cesarano della Fim ha ricordato l’impegno già preso per un piano formativo regionale e ha definito “pericoloso” il precedente che si creerebbe se una multinazionale chiudesse un sito così rapidamente dopo l’acquisizione. “Siena deve essere parte integrante di un piano di rilancio industriale,” ha concluso.
Con il tavolo ministeriale previsto per il 29 gennaio, tutte le parti coinvolte guardano al governo per un ruolo attivo nella trattativa. Lunedì 20 gennaio manifestazione con partenza da Viale Toselli fino alla stazione, con comizio finale. Intanto, il messaggio da Siena è chiaro: nessuna chiusura e tutela dei diritti dei lavoratori.
L.C.
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I sindacati Fiom, Fim, Uilm (video)