Dopo mesi di mobilitazione, siglato al Mimit l'accordo per il sito Beko di Siena: chiusura confermata, ma lo Stato interviene per acquisire lo stabilimento e avviare un percorso di reindustrializzazione. I sindacati: "Un'intesa storica che fa scuola e che coinvolge l'intera comunità senese"
Siena – 16 aprile 2025 - Con una conferenza stampa partecipata e densa di contenuti, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno fatto il punto sull’accordo siglato al Mimit relativo alla vertenza Beko, che coinvolge il sito di Viale Toselli a Siena. Un'intesa definita “storica” da tutti i rappresentanti sindacali, che però rappresenta soltanto il primo tempo di una partita ancora tutta da giocare.
Martini (Uilm): "Un anno di lotta per garantire il futuro della manifattura senese"
«Questa vertenza non è nata ieri», ha ricordato Martini della Uilm. «È da oltre un anno che lavoriamo per evitare il peggio. Già il 24 ottobre avevamo siglato un accordo con la Regione Toscana per garantire percorsi di formazione e investimenti a favore dei lavoratori, consapevoli che si sarebbe arrivati a un confronto duro con l’azienda».
Il sindacalista ha sottolineato come la chiusura dello stabilimento di Siena resti «la ferita più dolorosa», ma anche come la mobilitazione costante – in città, sui media e nei palazzi istituzionali – abbia dato frutti.
«A Roma abbiamo avuto un ruolo limitato nell’ultima riunione, ma l’accordo firmato riflette pienamente la volontà dei lavoratori, espressa nel referendum. Siena è stata centrale in ogni intervento, e lo sarà ancora: il ministro Urso ha annunciato che visiterà lo stabilimento il 2 luglio, nel contesto del Palio. Un gesto simbolico ma significativo».
Martini ha voluto infine rimarcare «la straordinaria unità del territorio, dalle istituzioni locali alle contrade, dalla Curia all’università. Tutti si sono stretti attorno ai lavoratori. Ora serve continuità: vogliamo un progetto solido, con un imprenditore serio, capace di assorbire l’intera forza lavoro e creare nuova occupazione».
Cesarano (Fim): "Un accordo che fa scuola, ma ora serve concretezza"
Sulla stessa linea anche Cesarano della Fim: «Abbiamo affrontato 13 incontri durissimi, ma ne usciamo con un accordo che in molti ci invidiano. È un modello che può ispirare anche altre vertenze italiane».
Il nodo, ora, è l’attuazione: «Abbiamo ottenuto il risarcimento più alto mai riconosciuto in casi simili, fino a 90.000 euro per ogni lavoratore. Ma ciò non basta: serve garantire una vera prospettiva industriale. La reindustrializzazione deve basarsi su un soggetto forte, capace di farsi carico non solo dei lavoratori, ma della storia e del saper fare che questo stabilimento rappresenta».
Cesarano ha anche evidenziato la necessità di mantenere viva la formazione: «Non possiamo permetterci due anni di cassa integrazione passiva. Serve formazione continua, strumenti attivi, percorsi di reinserimento veri. Se falliamo ora, rischiamo di bruciare un’occasione irripetibile».
Miniero (Fiom): "Finalmente lo Stato assume un ruolo industriale"
Parole forti anche da parte di Daniela Miniero della Fiom, che ha definito l’accordo «senza precedenti, perché per la prima volta lo Stato entra in gioco in modo diretto per salvare un sito produttivo».
«Siamo riusciti a ottenere un impegno concreto per l’acquisto dell’immobile per la reindustrializzazione, ma anche la creazione di un ammortizzatore sociale ad hoc per il 2026-2027. È un segnale chiaro: se non ci sarà un investitore pronto, non scatterà automaticamente la chiusura e i licenziamenti. Riapriremo il tavolo».
Miniero ha però ricordato anche gli errori iniziali: «Il governo ha sottovalutato la fusione tra Arçelik e Whirlpool, lasciando che Beko decidesse le sorti dei lavoratori senza tutele. Ora, con questo accordo, possiamo parlare di una vittoria del metodo, del lavoro comune tra sindacati, istituzioni e territorio».
«Inoltre, sono attualmente in corso contatti con tre potenziali investitori interessati alla reindustrializzazione del sito. Tuttavia, non possiamo al momento divulgarne i nomi per non compromettere le trattative in corso».
Beko: Una vertenza che ha unito Siena
Tutti e tre i rappresentanti hanno voluto infine ringraziare la città di Siena e il suo tessuto sociale: «La nostra battaglia è diventata quella di tutti», ha detto Martini. «Dalle contrade al Papa, abbiamo ricevuto sostegno ovunque. È la dimostrazione che la fabbrica non è solo un luogo di produzione, ma un pezzo vivo della nostra comunità».
Il prossimo appuntamento è fissato per il 2 maggio in Regione, dove si discuterà dell’effettivo passaggio di proprietà dell’immobile. L’obiettivo? Fare in modo che, come ha detto Martini, «la pettorina simbolo della lotta resti impressa nella memoria del governo. Perché le promesse fatte a Siena devono essere mantenute».
L.C.