25 MAGGIO, GIORNATA MONDIALE DEDICATA ALLA SCLEROSI MULTIPLA

News inserita il 24-05-2019 - Attualità Siena

In Toscana circa 200 nuovi casi ogni anno. Strumentazioni e tecnologie all’avanguardia permettono diagnosi e monitoraggio sempre più accurati

La sclerosi multipla è una delle patologie più diffuse nei giovani adulti e in toscana registra circa 200 nuovi casi ogni anno, mentre in Italia ne soffrono circa 118.000 persone[1]. In occasione della giornata mondiale, prevista per il 25 maggio 2019, ne abbiamo parlato con il Prof. De Stefano, Professore di Neurologia al dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze dell’Università di Siena, oltre che fondatore e direttore del QN Lab. 

Prof. De Stefano, cos’è la sclerosi multipla e che impatto ha sulla vita dei pazienti?

La Sclerosi Multipla è una malattia neurologica cronica derivante da una infiammazione del sistema nervoso centrale, in particolare della mielina (la guaina che avvolge i nervi), le cui cause sono tuttora sconosciute. I sintomi di questa patologia possono essere numerosi e di vario tipo ed entità. Dopo una prima fase acuta, la malattia procede in modo cronico con danni a carico del sistema nervoso centrale che comportano, dunque, una condizione di disabilità. La sclerosi multipla è molto diffusa nella popolazione giovane, soprattutto femminile. Prende quindi il soggetto nel suo periodo di massima attività personale e professionale.

Oggi abbiamo a disposizione delle opzioni terapeutiche che, pur non guarendo la malattia, permettono di rallentarne il decorso, diminuendo la gravità del danno e creando, dunque, delle condizioni cliniche decisamente migliori nel lungo periodo.

In una patologia con queste caratteristiche, quanto è importante la diagnosi precoce e quanto tecnologie sempre più all’avanguardia incidono sulla diagnosi e il monitoraggio del paziente?

L’aumento, negli ultimi anni, dei casi di sclerosi multipla è anche riconducibile a un modo migliore e più precoce di fare diagnosi rispetto al passato. La diagnosi precoce è fondamentale soprattutto per la possibilità di intervenire prima possibile con terapie che oggi hanno la capacità di cambiare in meglio il decorso della patologia, migliorando la qualità di vita dei pazienti. Dati scientifici incontrovertibili hanno, infatti, dimostrato che, in una malattia cronica come la sclerosi multipla, prima si inizia la terapia migliore sarà la risposta a lungo termine (a venti o trent’anni). In termini di strumentazioni e sistemi diagnostici all’avanguardia possiamo dire che la risonanza magnetica ha segnato un cambiamento totale nel modo in cui vengono fatte le diagnosi. Si tratta di un cambiamento tuttora in corso che permette di individuare e monitorare in modo più accurato l’evoluzione nel tempo del danno cerebrale e delle lesioni, permettendo al clinico di fare diagnosi più accurate e di seguire il paziente con un migliore follow-up. Questo comporta senz’altro un maggior impegno da parte del paziente stesso, che si troverà a dover eseguire frequenti esami di risonanza magnetica (una volta all’anno o anche più) ma innegabilmente rappresenta un vantaggio per il decorso e il controllo della patologia e per la valutazione delle scelte terapeutiche.

Professor de Stefano, come si immagina cambiato il mondo della sclerosi multipla da qui a 5 anni? Quali sono le prospettive cliniche e terapeutiche?

E’ una domanda che mi viene fatta spesso ma ritengo che sia molto calzante proprio perché la situazione è in continua evoluzione, soprattutto dal punto di vista di approccio terapeutico. Nonostante siano ancora sconosciute le cause della sclerosi multipla, quello che si sa è che si tratta di una malattia del sistema immunitario che origina da un problema infiammatorio (autoimmune) al quale consegue un problema neurodegenerativo. Lo scenario attuale è molto diverso da 5 anni fa, in termini di quantità ed efficacia delle opzioni disponibili e ci aspettiamo che possa essere così anche in futuro. Le terapie hanno ad oggi come target varie cellule immunitarie ma un aspetto di grande novità arriverà da quegli approcci che cercano di intervenire sulla neurodegenerazione, in modo da bloccare la disabilità ed il decadimento progressivo.

In quali ambiti opera il QNL (Quantitative Neuroimaging Laboratory), di cui lei è direttore, e come si pone da un punto di vista della ricerca?

Il QNL è il laboratorio che ho fondato nel 1999 e che ormai da vent’anni si occupa di malattie neurologiche con l’intento di fornire una quantificazione del danno cerebrale, grazie a indagini con risonanza magnetica, quantificando il volume e il numero delle lesioni presenti nella sostanza bianca, oltre che valutare come tutte le altre aree del cervello (sostanza grigia, corteccia cerebrale etc.) reagiscono a queste lesioni in termini di danno strutturale e non strutturale.

Da molti anni, in modalità abbastanza continuativa, cerchiamo di fornire strumenti che riescano a quantificare l’atrofia cerebrale: uno di questi strumenti è il software SIENA (Structural Imaging Evaluation of Normalized Atrophy), ormai uno dei più diffusi e utilizzati al mondo in questo ambito, che abbiamo messo a punto anche grazie ad una intensa collaborazione con l’Università di Oxford. In ambito di ricerca, cerchiamo dunque di dare risposte rispetto alle dinamiche cerebrali che sottendono ad alcune patologie e, contemporaneamente, questi strumenti uniti alla risonanza magnetica ci sono utili per indagare il corretto funzionamento, nel tempo, delle scelte terapeutiche fatte su ciascun paziente.

Come si inserisce il lavoro del QNL nell’ambito del programma di medicina personalizzata dell’Università di Siena e del centro regionale che vede coinvolte altre realtà come l’Azienda ospedaliera senese e la Fondazione Toscana Life Sciences?

Come esponente dell’Università di Siena, sono uno dei membri del comitato dedicato alla medicina di precisione. Allo stato attuale, le progettualità congiunte in questo ambito sono in fase di definizione con tutti gli attori coinvolti nel centro regionale. Come QNL, mi sento di dire che l’approccio che abbiamo alla ricerca in ambito neurologico e, in particolare, alle indagini relative al danno cerebrale, grazie proprio anche alle strumentazioni disponibili e all’innovazione tecnologica, è già un esempio di medicina personalizzata che cerca di trovare delle risposte per il singolo individuo sulla base dell’evoluzione delle lesioni e di altri parametri personali oggetto di valutazione clinica e di monitoraggio continuo.

[1] Barometro della SM 2019, AISM. Volume scaricabile al link: https://www.aism.it/il_barometro_della_sm_2018

 

 

 

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