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SIENA, PICCINI: "PIANO OPERATIVO? LA BRUTTA COPIA DEL PRECEDENTE"

News inserita il 20-05-2020

Sintesi dell’intervento in Consiglio comunale di Pierluigi Piccini:

"Il Piano Piano operativo da adottare, insieme all’aggiornamento della variante del Piano strutturale, è una semplice revisione di quello del 2017, giudicato “sostanzialmente valido”.  Ignora totalmente l’area vasta della cosiddetta Grande Siena, quale discendeva dallo SMaS (Schema Metropolitano area Senese) per prendere atto di una “città reale” estesa e, al tempo stesso, non affronta gli spinosi problemi dei confini amministrati, delle modalità di un governo concordato con i cinque Comuni contigui. Anche il ricorso alle nuove tecnologie è pressoché inesistente. Senza mitizzare la città-smart, è pigro illudersi che le strade da imboccare siano destinazioni a finalità commerciali, banale terziario oppure grandiose opere, dispendiose e fantasiose, offrendole a improbabili appetiti di privati. Tra queste la galleria sotterranea Pescaia-viale Sclavo, la metropolitana leggera o mega-parcheggi che consentano un uso diverso (ma non troppo: parcheggio più esercizi di ristoro) dello spazio della ex-Sita. Oppure l’area viale Toselli/Due ponti/viale Sardegna/stazione, zona che invece potrebbe esprimere una grande energia con una riconversione in attrezzature culturali di pregio.

I due interventi tanto caldeggiati, quello della galleria e della metropolitana, sono di fatto stralciati visti i costi e la scarsa efficacia. La metropolitana è  diventata un troncone che dalla Stazione arriva a Isola d’Arbia con una spesa di 35 milioni di euro e con una incidenza di costo che non raggiunge gli indici minimi previsti dalla legislazione. Si conteggiano comunque i parcheggi collegati alla realizzazione della tramvia. L’argomento delle tecnologie applicate diventa dirimente per la gestione della mobilità e della città, basti pensare ad una categoria interpretativa che non è stata presa minimamente in considerazione: il distanziamento.

Nessuno dei nodi strategici è coinvolto: né il Santa Maria della Scala e la disponibilità di spazi per lavori e servizi attinenti la produzione culturale, né il ruolo di “fabbriche” (come la ex-caserma santa Chiara) e altri grandi palazzi vuoti o dismessi, da sottoporre a “specifica normativa”. Le funzioni culturali in genere e la sistemazione congrua e attraente, produttiva, dei beni artistici sono pressoché taciute. Su Fortezza, Stadio, piazza Matteotti non si scrive parola, rassegandosi a farne un’area per effimere e ludiche divagazioni.

L’ampliamento del Policlinico va invece nel giusto senso di rafforzare l’importanza dell’area bio-medicale. I due studentati nelle vicinanze dell’Università per Stranieri sono anch’essi plausibili, come l’ampliamento degli impianti sportivi dell’Acqua Calda o l’edificio scolastico a san Miniato. Per il resto, un gran numero di rotatorie e parcheggi o soluzioni ingegnose di viabilità minore che non risolvono i problemi strutturali. Nell’area di Cerchiaia il tema cruciale del rapporto residenzialità-lavoro è affrontato, a sostegno di attività artigianali, ma con tempi incerti e lontanissimi. Per quanto riguarda la grande distribuzione non siamo in possesso delle quantità, ma da quanto emerso nelle riunioni delle commissioni abbiamo capito che dovrebbero essere diverse.

Si pensa in termini quantitativi, anche a nuova edilizia, ma come possono essere attuali previsioni fatte 10, 15 anni fa? Diminuiscono gli abitanti, cambiano le modalità delle abitazioni. Serve altro: le città d’arte che avranno un futuro attraente solo se accoglieranno residenti e visitatori in un vitale incontro di sensibilità e collaborazioni, mentre le Contrade vanno aiutate per irrobustire e aprire una socializzazione stimolata dalla voglia di conoscenza e di generosa condivisione.

Sugli interventi extra-moenia desta attenzione quanto si suggerisce per l’area di Taverne. È invece improprio affrontare la sistemazione di Isola d’Arbia in un’ottica commerciale o per insediarvi servizi ordinari. Da tempo circola l’idea di farne luogo attrezzato per usi sociali che possano dar senso – un centro di arte contemporanea? – anche all’ingombrante torre dell’ex-Idit.

Serve elevare la qualità urbana di una città che non s’identifichi più solo nelle articolazioni storiche ma alterni verde e edificato, manufatti e natura. Quanto alla residenzialità sembrano sopravvalutati il numero di edifici e le trasformazioni edilizie preventivati, nonché i frazionamenti consentiti. Il dimensionamento della nuova edificazione ammonta a complessivi 174.370 mq. dei quali solo il 33% è a riuso, con  21.200 mq. di commercio al dettaglio. Per quanto riguarda la grande distribuzione non siamo in possesso delle quantità, ma da quanto emerso nelle riunioni delle commissioni abbiamo capito che dovrebbero essere elevate.

Questo Piano vorrebbe far credere che la gravissima crisi in corso sia superabile solo con un’effervescenza edificatoria a corto raggio. Resterà un elaborato anacronistico, non fruttuoso per una ripresa di Siena commisurata alla potenzialità che può coltivare. Un elaborato che vuol chiudere una pratica fatta di autorizzazioni neppure tanto immediate, non una bussola che aiuti a tracciare nuove rotte, e disegnare una pianificazione urbanistica all’altezza della situazione".

 

 
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