Il comunicato di Siena Pirata solleva importanti questioni sul caro-libri scolastici, un problema che colpisce migliaia di famiglie italiane. Viene denunciata la mancata risposta delle scuole senesi alla loro richiesta di chiarimenti, evidenziando come questa situazione sia oggetto di un'indagine dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Siena Pirata mette in luce le criticità del sistema dell'editoria scolastica, caratterizzato da un'alta concentrazione di pochi grandi gruppi editoriali e da un meccanismo di scelta dei libri che non coinvolge chi effettivamente li paga e li usa. Chiede maggiore trasparenza e considerazione per alternative come il progetto Book in Progress.
Il comunicato integrale: "A distanza di quasi due settimane dalla nostra mail, nessuna scuola di Siena ha risposto alla nostra richiesta di chiarimenti sulla questione del caro-libri, che sta toccando da vicino migliaia di famiglie alle prese con una inflazione alle stelle e la consueta “gabella” dei libri scolastici, a cui è impossibile sottrarsi.
E’ la stessa AGCM - Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato - a volerci vedere chiaro sull’editoria scolastica, avviando una istruttoria in merito[1].
Come si legge da testo dell’istruttoria avviata dall’Autorità, “Sotto il profilo imprenditoriale, l’editoria scolastica è caratterizzata da un forte e crescente grado di concentrazione, con la presenza di alcuni grandi gruppi – segnatamente, Mondadori, Zanichelli, Sanoma, La Scuola – titolari di ampi portafogli di marchi, perlopiù presenti sia nel segmento dei libri per la scuola primaria che in quelli dei libri per le scuole secondarie di primo e secondo grado” puntando il dito sulla evidente stortura che anche noi abbiamo sottolineato e chiesto -invano- chiarimenti agli istituti scolastici senesi:
“La filiera dell’editoria scolastica e le relative interazioni tra domanda e offerta presentano alcune peculiarità. Infatti, chi sceglie i libri (docente) non ne sostiene i costi, chi li paga (famiglie e/o amministrazioni pubbliche) non li usa, mentre chi li usa (studenti) non li sceglie né li paga, secondo un modello di fatto assimilabile a quello dei medicinali soggetti a prescrizione. L’intermediazione della domanda comporta, inoltre, che i libri vengano promossi nei confronti dei docenti da informatori editoriali, spesso organizzati in forma di agenzie indipendenti ma fortemente condizionate dai rapporti intercorrenti con gli editori.“
La conferma ufficiale di uno scenario che non sembra molto trasparente, che ogni anno coinvolge qualcosa come 7 milioni di studenti e relative famiglie in tutta Italia, alle prese con costi crescenti, nessuna alternativa e scarse possibilità di avvalersi del mercato dell’usato.
Per finire, chissà se l’esperienza Book in Progress, realizzata da alcune scuole “con l’obiettivo anche di migliorare significativamente l’apprendimento degli allievi e, contemporaneamente, fornisce una risposta concreta ai problemi economici delle famiglie e del caro libri” è stata presa in considerazione dagli Istituti cittadini.
Ci piacerebbe saperlo. Attendiamo, fiduciosi, qualche risposta."