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A SARTEANO VA IN SCENA “MEIN KAMPF”

News inserita il 28-01-2016


In occasione della Giornata della Memoria 2016 la Nuova Accademia degli Arrischianti mette in scena al teatro comunale “Mein Kampf” di George Tabori per la regia di Gabriele Valentini. Dopo la matinée riservata alle scuole medie, gli spettacoli vanno in scena sabato 30 Gennaio (ore 21,30) e domenica 31 Gennaio (ore 17,30). Per informazioni e prenotazioni: www.arrischianti.it, 3935225730, prenotazioni@arrischianti.it

Tabor definì Mein Kampf: “una storia banale, nel senso hollywodiano del termine. Una grande storia d'Amore. Hitler e il suo Ebreo. Un caso orribile".

Si tratta di una farsa in prosa ambientata nella capitale austriaca in un pensionato per vagabondi, dove Adolf Hitler trova ospitalità, quando è ancora un ragazzo maleducato e viziato che aspira a diventare pittore, ma con scarsi risultati.

Il testo, raramente rappresentato in Italia, vede in scena Guido Dispenza nei panni del giovane Hitler, di lui si interessa Schlomo Herzl, interpretato da Francesco Storelli, vecchio e squattrinato libraio ebreo che sogna di scrivere un grande libro sul significato dell'esistenza, del quale ha appuntato solo l'inizio e ha deciso il titolo: Mein Kampf; tra gli altri interpreti Silvia De Bellis, Tommaso Ghezzi, Pina Ruiu e Giacomo Testa.

Tabori rappresenta Hitler come un uomo mediocre, un frustrato, un pazzo isterico, ma l'obiettivo dell’autore è  quello colpire con l'arma della beffa questo “Hitler” che eventualmente si nasconde in noi. Perchè, come scrive Moni Ovadia nella presentazione al libro edito da Einaudi: “... chi dovrebbe essere stato Adolf Hitler se non un uomo? Sí! Il mostro nazista fu solo un uomo, le sue patologie furono tipicamente umane, l'abbrutimento di un'intera nazione fu umano, il comportamento di schiere di piccoli borghesi in delirio fu umanissimo, umano fu il comportamento sadico di aguzzini che, smessa la divisa, tornarono alle loro piccole vite e celarono le aberrazioni dietro alle ordinate tendine di linde abitazioni”.

L'incontro drammaturgico tra il "banale" e l’"orribile" produce un testo teatrale, in cui si intrecciano citazioni dal Cantico dei Cantici, richiami a Brecht, duetti alla Stan Laurel e Oliver Hardy, elementi farseschi e ironici che si legano in un sorriso amaro con l’intento di non dimenticare una delle pagine più tragiche della storia contemporanea.

 

 

 

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