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BLOCK NOTES: PD SENESE, L'ARTE DEL DIRE E DEL NON DIRE

News inserita il 26-02-2015

Siena vive un momento nel quale tutti dovrebbero sforzarsi di dire cose concrete e precise, senza assurdi funambolismi dialettici.

Non mi capita quasi mai di mettere i punti e le virgole nei comunicati stampa di questo o quel partito, sindacato o movimento. Però questa volta la tentazione è troppo forte...e alla tentazione, visto che come disse Geppetto guardando Pinocchio l'uomo non è di legno, io cedo.

Il dibattito si è concentrato in queste settimane sulla sorte dei dipendenti della Biotech, sul possibile riordino e collocazione della Pinacoteca, sul Santa Maria della Scala e ovviamente sulla Banca Monte dei Paschi e sulla Fondazione che della Banca era fino al 2011 la padrona.

Anche io ho trattato certi temi, più o meno bollenti, sul mio Block notes. Qualche volta sono entrato duro, con il piede a martello come direbbero Bergomi e Caressa su questo o quel protagonista della scena politica e amministrativa della città.

Le mosse di Marcello Clarich, il neo presidente della Fondazione, non mi sono piaciute né tanto né poco. Ho trovato assurdo il decisionismo con il quale ha fatto fuori la Biotech, intempestiva la sua uscita in difesa dei timonieri della Banca, Profumo e Viola, e decisamente incaute e inconcludenti certe prese di posizione sui media nazionali, in merito al possibile sostenimento dell'aumento di capitale della Banca, il giorno dopo aver esternato ai media senesi che bisognava abituarsi all'idea che la città di Siena perdesse la Banca...come dire, baracca e burattini.

Mi inquietava soprattutto il silenzio di piombo con il quale, soprattutto il PD locale, aveva accolto tutte le mosse del Clarich.

Mi chiedevo se aspettassero lo scatenarsi del temporale, mentre Sel su certe tematiche si stava impegnando, seppur con qualche ritardo, con lodevoli iniziative.

Finalmente il "cittadino" del PD, il partito più volte chiamato in causa, in quanto responsabile, consapevole o no, delle scelte maturate sui diversi scenari, ci ha fatto conoscere il suo parere.

Lo ha fatto con un comunicato stampa che esalta l'arte del dire e non dire, dando un colpo, ora al cerchio, ora alla botte, evitando fino all'impossibile di esprimere una idea – se mai gli estensori del documento l'avessero concretamente avuta – su quanto ci si aspetta che la Fondazione...che, lo so, è comunque autonoma... possa e debba fare.

Da equilibristi patentati il passaggio con il quale si auspica che la Fondazione preservi il valore di partecipazione nella Banca (...ma come?)..." con la possibilità di valorizzare la quota di pertinenza, valutando  comunque, con attenzione, l'ulteriore aumento di capitale già annunciato da BMPS, dal momento che proprio la Fondazione rimane l'unico riferimento collettivo verso il rilancio del nostro territorio".

Dopo questo azzardato commento ecco che, finalmente, ci si sbilancia un po', richiamando la nostra attenzione sul ruolo della Fi.Se.S, la Finanziaria Senese di Sviluppo che dovrà essere rinforzata, (con i soldi della Fondazione...quali?) per chiudere la crisi del nostro territorio.

Ultima stoccata..."una Fondazione solo culturale non basta".

Nessun cenno, ovviamente, sulla Sansedoni e i suoi debiti, di pertinenza della Fondazione. Niente sui timonieri – non si sa mai -. Silenzio sul futuro dei duemila Senesi che lavorano presso la Direzione e il Centro Direzionale della Banca. Lettera morta la Biotech...

Una domanda sorge spontanea e cioè se sia giusto che la Fondazione metta sul piatto del previsto aumento di capitale di 3 miliardi e mezzo di eurini una cifra superiore agli 80 milioni. Mi chiedo poi se sia giusto che la città, i cittadini, non debbano mettere il becco su tali decisioni, nel solco di quanto è accaduto nel recente passato...vedi acquisto di Antonveneta e spogliazione della Fondazione medesima.

Insomma, un compitino facile e dall'incertissimo senso compiuto in un momento nel quale tutti dovrebbero sforzarsi di dire cose concrete e precise, senza assurdi funambolismi dialettici. Prendendo il coraggio a due mani ed evitando di abbassare gli occhi sul breviario come novelli Don Abbondio...

Roberto Morrocchi

 

 

 

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