SIENA NOTIZIE NEWS

 

STORIA DEL PALIO: LA PRIMA VOLTA DEL CARROCCIO, CON DIECI BRENNE IN CORSA

News inserita il 05-12-2013

La Carriera riuscì spettacolare e piena di colpi di scena. Il fantino Caino portò in Castelvecchio l’unico Drappellone non confezionato nella foggia tradizionale bensì a forma di bandiera.

Uno dei tormentoni degli ultimi anni è legato alle ripetute esclusioni dei cavalli più forti, o presunti tali, che puntualmente si verificano creando il malumore dei proprietari e la delusione dei contradaioli che sempre più spesso arrivano alla tratta confusi e senza precisi punti di riferimento, leggasi il bombolone per cui saltare.

E’ comunque errato pensare che questo fenomeno sia nato di recente, la storia è piena di esclusioni eccellenti: dagli anni di ostracismo verso il grande Urbino, che favorirono il cosiddetto "livellamento in basso" dei primi anni ottanta, passando per il caso di Gaudenzia nel luglio 1955, esclusa dopo le tre vittorie del 1954, tornando a ritroso fino alle assenze dei formidabili Folco e Ruello nell’agosto 1934.

Tutte esclusioni con importanti risvolti strategici, con l’evidente intenzione di creare un lotto di cavalli omogeneo per dare un po’ a tutti l’occasione per vincere, motivo per cui anche duecento anni fa si sacrificano i cavalli più importanti.

L’esempio più chiaro di questa strategia risale al Palio di agosto 1813, in quell’occasione, citando le cronache dell’epoca, "… furono scelti a bella posta dieci cavalli tutte carogne per aver più facilmente l’uguaglianza …" o ancora " … per questa carriera furono appositamente scelti dieci cavalli tra i meno corridori per ottenere così un certo insieme evitando gli spareggi più volte verificatisi …"

Il poco elegante e più che mai esplicito termine di "dieci carogne" ci fa facilmente intuire che furono scelte dieci brenne in virtù del fatto che molte delle carriere precedenti erano state dominate dal vincitore o come si diceva all’epoca risultarono "poco garose".

Questa scelta  portò comunque all’esito sperato e la carriera riuscì spettacolare e piena di colpi di scena.

Agli ordini dei Giudici della Mossa, Luigi Bichi Borghesi e Alessandro Mignanelli, si schierano alla mossa: la Lupa con Cicciolesso; la Pantera con il Gobbo Chiarini; il Leocorno con Leggero; l’Onda con Pettiere; il Valdimontone con Vecchia; la Giraffa con Botto; il Drago con Brandino; la Tartuca con Caino; l’Aquila con Piaccina ed il Nicchio con Serafinaccio.

L’Aquila che aveva il miglior barbero, o per meglio dire il meno peggio, subì l’immediato ostacolo congiunto da parte del Nicchio e del Drago, Piaccina, infatti, era inviso agli altri fantini in quanto aveva vinto tre degli ultimi quattro Palii corsi ed in occasione del successo di luglio non aveva diviso i soldi con nessuno.

Piaccina e Serafinaccio finirono sul tufo e se le diedero di santa ragione mentre Brandino, del Drago, prese per le redini lo scosso dell’Aquila per l’intera durata della carriera.

Nel frattempo erano partite in testa l’Onda e la Lupa che però andò a dritto a San Martino lasciando spazio a Pettiere che rimase primo per un’intera girata al termine della quale prese il comando la Pantera.

Il Gobbo Chiarini, tuttavia, non resse il ritmo delle inseguitrici cedendo il passo al Montone che a sua volta fu passato dalla Tartuca che andò comodamente a vincere.

Fu quella la settima vittoria del blasonato Caino che portò in Castelvecchio l’unico Palio della storia non confezionato nella foggia tradizionale ma bensì a forma di bandiera.

Per la cronaca in questo Palio fu introdotto per la prima volta il Carroccio che era trainato da quattro cavalli ed era seguito dalle comparse, vestite alla greca, delle dieci contrade partecipanti, a fare da colonna sonora al Corteo Storico una banda posizionata al centro della piazza.

Roberto Filiani

 

 

 

Galleria Fotografica

Web tv