UN NATALE DI PACE E FRATELLANZA

News inserita il 23-12-2015 - Attualità Siena

La festa religiosa è motivo per amare gli altri, indipendentemente dal credo.

Fotogallery Simone Gori

 

 

"Fratelli e sorelle, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!"

Così Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1978 parlò non appena proclamato nuovo pontefice della Chiesa Romana. Giovanni Paolo II parlava di "pace", si rivolgeva agli uomini dicendo di aprire i confini degli stati, i sistemi economici, quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. E dire queste parole alla fine degli anni ’70 era anche piuttosto complesso perché dall’altra parte del microfono non tutti erano in grado di comprendere sino in fondo queste parole: il muro di Berlino era ancora esistente e con lui tutte le problematiche legate ai "due mondi contrapposti".

Giovanni Paolo II quando parlava di pace lo faceva con il cuore, egli stesso per primo applicava questa sua parola nella sua vita, nella responsabilità delle scelte e mi piace pensare che questa responsabilità siamo in grado anche noi di prendercela.

Anche oggi assistiamo a tante contrapposizioni che in molti casi, per nostra natura, ci spingono ad avere paura e quindi ad allontanare ciò che noi riteniamo possa in qualche modo metterci in difficoltà.

Mi voglio spiegare meglio: a Siena, grazie al grande orgoglio di cui disponiamo, alla storia ineguagliabile, alle nostre contrade, siamo in grado di mantenere uno "status quo" di amicizia, ma il problema sorge quando il "diverso" si avvicina a noi. In questo momento il diverso è l’immigrato che in molti casi staziona alla Lizza, è vero, ma che in altri, invece, riesce, non solo ad integrarsi completamente nella società, ma dà anche un contributo sostanziale: soprattutto i figli di seconda generazione, figli di immigrati nati a Siena e completamente inseriti nel nostro sistema.

Ecco che in questo caso il "diverso" è meno "diverso", forse perché questo scotto l’hanno dovuto pagare i genitori?

Insomma l’argomento è davvero molto ricco e complesso e certamente non si può esaurire né in un articolo né in qualche immagine di facebook che inneggia all’odio o che comunque con dei semplici slogan riduce ad idiozia questioni che meritano attenzione e partecipazione da parte di tutti noi in qualità di cittadini consapevoli.

Ho alcune osservazioni che da tempo faccio:

-         perché ci ricordiamo di essere credenti quando in una scuola non viene fatto il presepio? Alla fine, l’Italia è un paese laico e se vogliamo davvero essere credenti non solo amiamo e rispettiamo il prossimo, ma possiamo tranquillamente fare il presepio in casa o in parrocchia. Molti risponderanno che il presepio, come altri aspetti della religione cattolica, fanno parte della tradizione italiana. E’ vero, ma la tradizione per essere tale si modifica nel corso del tempo, proprio perchè è costituita da consuetudini. Forse ci saranno altre risposte, ma a me non vengono in mente.

-         Perché pensiamo di essere tanto più "avanti" come mondo occidentale rispetto a quello orientale in riferimento al ruolo della donna? La donna in oriente porta il "burqua" o il velo, e quindi è costretta a coprirsi i capelli o il volto. Ma, pensandoci un attimo, nel mondo occidentale spesso assistiamo a situazioni in cui la giovane donna, nel momento in cui viene assunta da qualche ditta è costretta, se vuole entrare a far parte del team, a firmare contemporaneamente al contratto di lavoro, il foglio di dimissioni. Praticamente assistiamo ad una "sterilizzazione".

Fatte queste considerazioni, che ovviamente non esauriscono in nessun modo il tema, ma anzi magari danno uno stimolo per conoscere un po’ di più dove siamo e quello che possiamo fare per "vivere davvero in pace con gli altri", credo che questo Natale possa avere un sapore diverso, un po’ come lo descrive Daniela Principe nella sua poesia "Je suis":

« Je suis
Je suis un bambino siriano.
Je suis un bambino irakeno.
Je suis un bambino americano.
Je suis un bambino italiano.
Je suis un cittadino del villaggio globale,
figlio di un solo DIO,
DIO di amore e di pace,
venuto timidamente al mondo.
La Sua Parola rimBOMBA in noi,
fa a PUGNI con il nostro IO,
ABBATTE odio e pregiudizi,
ci rende liberi e fratelli!
Che aspettiamo dunque, è Natale!
Rafforziamo qualsiasi FEDE e
gridiamo tutti uniti:

je suis toi!
Io sono te! Â»

Chiara Lenzini Foto Simone Gori

 

 

 

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